25/01/09

L’università italiana nel paese di baroni


Se la formazione dei giovani di una società civile e progredita inizia dalla scuola significa che quest’ultima ha la grande responsabilità di istituirsi come modello di riferimento. L’università in particolare, massima istituzione specialistica che forma i professionisti del futuro, non può prescindere da requisiti di serietà, professionalità e affidabilità per assolvere il suo fondamentale compito.
Siccome, tuttavia, è inevitabile che anche la scuola risenta gli effetti del tessuto sociale dominante in cui si trova ad operare, è molto probabile che in un contesto compromesso, anche nella scuola ci siano persone compromesse.
Ebbene nell’Italia della meritocrazia sopraffatta dalla piaga della raccomandazione tout court di generazione in generazione, è ormai diventato normale parlare di baronaggio, ossia il metodo di lasciare in eredità la cattedra di insegnamento al docente figlio di docente, come se l’università fosse un’azienda di panettoni a conduzione familiare.

In un andazzo di questo genere la dequalificazione degli atenei trasformati in laureifici diviene logica conseguenza che si accompagna a fatti di cronaca certamente poco edificanti. Docenti che danno il trenta all’esame in cambio di un bonifico bancario o dietro pagamento in natura, produrranno dottori e dottoresse incompetenti il cui operato influirà negativamente sulla qualità della vita di altri e sul prestigio stesso dell’istituto.
Il diabolico meccanismo a catena, protratto negli anni, non potrà che portare ad un generale abbassamento dell’istruzione con conseguente riduzione di competitività internazionale di intere società. L’Italia in tutto ciò è la battistrada d’Europa nonostante ci siano istituzioni serie che sfornano ricercatori strapagati all’estero. Dottori fortunati, usciti indenni da logiche di massoneria e mafia che purtroppo hanno ammorbato molti atenei e i loro corsi di laurea, elevandoli ai disonori della cronaca in fatti di truffe, conflitti d’interesse e abusi di potere. Come ben spiegato in “Un paese di baroni” l’ultima fatica editoriale di Chiarelettere a firma di Davide Carlucci e Antonio Castaldo, quest’ultimo intervistato nel video che propongo oggi sul blog, alla vigilia della presentazione del volume che avverrà ufficialmente lunedì a Milano.

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