Più che un piano (anticrisi), un rebus. Il pacchetto di incentivi messo a punto ieri dal governo - e che per la cronaca vale solo 2 miliardi di euro contro i 50 miliardi sempre di euro stanziati dalla sola Germania - infatti più che rispondere alla recessione che incombe sulle teste degli italiani, solleva alcune domande. Perchè si è deciso di aiutare proprio auto, motorini, elettrodomestici e mobili? E perchè non si è fatto poco o nulla per le piccole e medie imprese? O, per esempio, per il settore tessile, quella famosa moda made in Italy che, come ha ricordato il numero uno di Confinustria Emma Marcegaglia, naviga in pessime acque?
Va da sè che chiederlo ai ministri del IV^ Berlusconi&co (sì, siamo già al governo numero 4 guidato dal gigante della politica di Arcore) sarebbe inutile. Risponderebbero che quello era il miglior pacchetto scaccia-crisi possibile. Anche perchè lo hanno messo a punto loro. E allora? E allora si potrebbe provare a girare la domanda ai banchi dell’opposizione. Che - ieri, mentre si gonfiava l’ennessima bolla mediatica (quella che avvolge la povera Eluana Englaro) - sugli aiuti ad auto, motorini eccetera quasi non hanno fiatato. Per lo meno a giudicare dagli articoli pubblicati oggi dalla stampa titolata (ovvero: Repubblica, Corriere della Sera e La Stampa).
Per dire: si potrebbe chiedere del perchè dello sconto di 500 euro proprio su moto e motorini a un esperto del settore e del centrosinistra come Matteo Colaninno. Che da quasi un anno fa il ministro (ombra) allo Sviluppo Economico in quota Piddì. Che da sempre è il figlio 38enne di Colaninno Roberto, patron della Piaggio. E che da un po’ di tempo a questa parte, come si legge nella sua biografia ufficiale, è anche “vice presidente” dell’azienda di famiglia. Che per chi non lo sapesse e come recita il sito del Partito democratico, è “il più importante operatore europeo nel mercato delle due e delle tre ruote cui fanno capo alcuni tra i più prestigiosi marchi del settore:” oltre a Piaggio, anche “Vespa, Aprilia, Moto Guzzi, Gilera, Scarabeo, Ape, Derbi”.
E ancora e senza andare troppo lontano: si potrebbe chiedere del perchè degli sconti su frigoriferi, congelatori e quant’altro a un’altra democratica doc: Maria Paola Merloni. Che è pure lei ministro ombra in quota Piddì, ma alle Politiche comunitarie. E che ha un nomen - per chi ha buona memoria - omen. Maria Paola, infatti, è per coincidenza anche figlia 45enne di Merloni Vittorio, presidente Indesit. E ovviamente e a sua volta, dal 2005 - come recita il solito sito del solito Partito democratico - è responsabile delle relazioni istituzionali sempre di Indesit Company. Quella Indesit che - sempre per la cronaca e sempre per chi non lo sapesse - non produce stivali di gomma, ma elettrodomestici. Infine e per non farsi mancare nulla: potrebbe essere il premier (ombra) Walter Veltroni a spiegare perchè, non da oggi ma da dicembre, pressa il governo per dare aiuti al settore auto. E perchè, per lanciare la sua candidatura a leader del Piddì avesse scelto, ormai quasi due annetti fa, proprio Torino e proprio il Lingotto. Che non è sinonimo di Fiat per caso. E’ proprio la sua ex fabbrica storica.
Ma queste son tutte domande destinate con tutta probabilità a rimanere senza risposta. Anche perchè nessun giornalista della stampa titolata, probabilmente, le farà mai. In compenso - per lo meno secondo noi bamboccioni alla riscossa - una certezza c’è. Avere un parente ministro, anche se “ombra”, tanto male non fa. Soprattutto al portafogli.
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