La percezione generale della popolazione è che il problema numero uno sia la sicurezza, e in particolare riguardo agli stranieri. Uriel ne dà un'interpretazione affascinante, che chiama "avatar semantico", leggetevela.
Intanto nei media, la crisi continua ad essere pressoché ignorata. Rumeni e Sanremo a parte, la sensazione è quella di un business as usual: non si distinguono i titoli delle prime pagine da quelli di due anni fa. E prima che qualcuno si scateni con l'orticello italico, dando la colpa al Berlusca di turno, succede lo stesso anche all'estero: gli inglesi sono stati tormentati con la storia dei genitori tredicenni fino alla nausea. Con oltre 1400 risultati da Google News, la notizia è la più discussa del Regno Unito, mentre gli inglesi non hanno più neanche gli occhi per piangere. In USA ci si interessa morbosamente di una donna attaccata da uno scimpanzé.
Solo la Francia, come spesso accade, esce dal coro: le rivolte per la crisi, che dilagano in tutti i Caraibi francesi, occupano le prime pagine d'oltralpe e mettono sulla graticola Sarkozy.
Tutto ciò mi fa tornare alla mente una vecchia storia, forse una leggenda. Negli anni '30, per motivi comprensibili, i giornali italiani preferivano evitare di occuparsi di argomenti politici. Così, eccoli gettarsi a corpo morto sui fatti di cronaca: pagine e pagine di delitti passionali, omicidi, furti, rapine, banditi e briganti. Il risultato fu che Mussolini convocò i direttori dei giornali, e impose loro di piantarla: tanto propagandare la cronaca nera aveva finito col rendere i cittadini insicuri e far loro pensare che il governo non sapeva proteggerli.
Qui si sta facendo il contrario, ovvero si sceglie il male minore: meglio terrorizzati da stupratori, stranieri e scimpanzé piuttosto che dal crollo dell'economia occidentale. Fin quando durerà? Fin quando si potrà continuare a nascondere la realtà? Qualcuno pensa che si terrà duro finché i governi non saranno ben pronti ad affrontare le inevitabili rivolte. In effetti, censura e repressione sembrano avanzare a grandi passi.
La mia personale sensazione diverge da queste ipotesi. Non sono così ottimista sulla lungimiranza dei governanti, non credo abbiano alcuna ricetta pronta nel cassetto, che sia la dittatura o altro. Semplicemente continuano a dirci "Guarda guarda l'uccellino" mentre disperatamente tentano di inventarsi qualcosa per salvare capra e cavoli. I cavoli siamo noi, ma la capra sono gli interessi finanziari ed economici che li hanno sostenuti finora e contro i quali proprio non riescono a risolversi ad agire, pur sapendoli responsabili.
Il lupo, nel frattempo, ha campo libero.
(La vignetta è di Mauro Biani)
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