Già, nella Treviso dell’ex sindaco Giancarlo Gentilini che vuole “eliminare i bambini dei rom” e invoca la “pulizia etnica dei culattoni” e lancia proclami contro «efebi, putane, grigi e recioni»? Nelle terre in cui Vittorio Sgarbi definì i veneti che non lo hanno votato “deficienti, egoisti, stronzi, destrorsi, unti, razzisti, evasori teste di cazzo”
All’origine di tutto c’è una licenza edilizia concessa dal Comune di Vittorio Veneto alla società «Victoria Sport» perché edificasse in un’area del piano regolatore destinata a un grande «polo sportivo d’interesse nazionale» con un impianto di pattinaggio a rotelle con tribune, palestre, foresterie, due campi di calcio, parcheggi e un mucchio di altre cose compresi un po’ di «spazi commerciali accessori». Un progetto ambizioso, tanto che il Comune aveva dovuto autorizzare una deroga a superare il tetto massimo di 48 mila metri cubi e salire addirittura a 68 mila.
Peccato che qualche anno dopo risultassero costruiti, come spiega una denuncia degli abitanti della zona, «solo gli ambiti destinati a spazi commerciali accessori». E gli impianti sportivi? Calma, pazienza, deroghe. Finché, davanti alla richiesta di demolire tutto, visto che il progetto originale stravolto risultava tutto abusivo, l’amministrazione comunale a guida leghista dice che «l’esigenza del ripristino della legalità non è sufficiente a giustificare la demolizione richiesta, occorrendo comparare l’interesse pubblico alla rimozione con l’entità del sacrificio imposto al privato».
L’avvocato Daniele Bellot, legale degli abitanti della zona, seppellisce la giunta con un mucchio di sentenze di sette o otto Tar (compreso quello Veneto) e del Consiglio di Stato unanimi: in casi del genere l’abuso edilizio va abbattuto. Niente. E’ a questo punto che, durante un consiglio comunale, la signora Ada Stefan sbotta: «Vergognatevi! ». Non l’avesse mai detto! Il leghista Mario Rosset si indigna. E’ lo stesso collega di partito di quel Bossi che ha bollato Berlusconi come “un brutto mafioso che guadagna i soldi con l’eroina e la cocaina” i neri “bingo bongo” le sinistre “nazicomunisti” e papa Wojtyla un “papa extracomunitario” alla guida di un Vaticano che «le camicie verdi affogheranno nel water della storia».
Quegli insulti, per lui e la magistratura, erano, evidentemente, «normali». Dire «vergognatevi» no. Che vergogna!
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