I furbetti spendono. Le banche sbagliano. E i soliti contribuenti poverazzi pagano. Il caso del Banco popolare - il primo gruppo bancario ad aver chiesto un aiutino alle sgangherate casse dello stato italiano - si potrebbe riassumere così. Se non fosse che nessuno, leggendo queste poche righe, ci capirebbe nulla. Motivo: la stampa che conta - “Repubblica”, “Corriere”, “Stampa” e “Sole 24 ore” - ha dimenticato di ricordare alcune delle puntate precedenti di questa storia. E quando l’ha fatto; ha piazzato il succo in articoli grossi come francobolli. Ergo, tocca spiegare.
Giusto una manciata di giorni fa (il 10 marzo scorso): Banco Popolare - un gruppo formato da diverse banche che ha il suo “ombelico” a Verona - si è, per usare le parole del “Corriere”, prenotato per 1,45 miliardi di Tremonti Bond. In altre parole: ha chiesto allo stato di avere quel discreto mucchietto di danaro in prestito. E fin qui - si fa per dire - tutto bene. Peccato, però che: una congrua parte di quei quattrini verrà impiegata per risolvere i guai - grossi guai - di Banca Italease. Che è una delle prime società di leasing in Italia. Che, per l’appunto, aveva e ha come azionista di riferimento proprio Banco popolare. E che, purtroppo, in un passato fin troppo recente ha concesso prestiti a raffica. Alle persone sbagliate.
Ce lo rammenta, un po’ en passant, Repubblica (in un articolo non disponibile on line e che pubblichiamo in calce al post). Che oggi, in un articolo firmato da Ettore Livini, scrive:
Anche il credito a go-go ha i suoi lati negativi. A ricordarlo, se mai ce ne fosse stato bisogno, è oggi il triste destino della Banca Italease. I vertici dell’istituto - debitamente remunerati - sono stati tra gli allegri finanziatori della bolla dei furbetti, quella pattuglia di avventurieri del mattone e del listino (cioè della Borsa, ndA) che nell’estate del 2005 è arrivata (con soldi altrui) a un soffio dal controllo di Rcs (Rizzoli-Corriere della Sera, ndA), Bnl, (banca, ndA) Popolare di Lodi e (banca, ndA) Antonveneta (…). I nodi però alla fine vengono al pettine: solo nei primi due mesi del 2009, Italease, a un più attento esame dei suoi conti, ha scoperto oltre 2 miliardi (di euro, ndA) di crediti in sofferenza (ossia di prestiti difficili da recuperare, ndA), buona parte dei quali verso i vari Coppola, Zunino e Ricucci.
Ricucci come Stefano Ricucci, già odontecnico di Zagarolo, ex marito di Anna Falchi, e immobiliarista d’assalto? Precisamente. Così come Coppola altri non è che Danilo Coppola, altro immobiliarista d’assalto che partecipò alla famosa stagione dei furbetti del quartierino (per capirci, quella di Bancopoli e dintorni). Furbetti che negli ultimi anni sono incappati in mezzi crac e infinite vicende giudiziarie. E ora, a quanto pare, hanno qualche difficoltà a restituire i soldi presi a prestito. Il che non stupisce. Quel che stupisce semmai è che questo amarcord firmato da Livini non sia finito sulla prima pagina di Repubblica assieme alla storia dei Tremonti bond a Banca Popolare. E che sia stato invece piazzato - in un trafiletto - di pagina 24. Una scelta editoriale, per così dire, curiosa.
Sia come sia. Questi “crediti in sofferenza” (come li chiama Ettore Livini su Repubblica), questi “incagli” (parole del Sole 24 ore), insomma ’sti debiti (per miliardi) difficili da recuperare ci sono. Così come ci sono stati pure altri problemucci. Nel triste destino di Italease, infatti, c’è stato pure l’arresto del suo ex amministratore delegato, Massimo Faenza. Ce lo ricorda, oggi, il “Corriere” (ovviamente nella solita pagina 24). Che però dimentica di ricordare il perchè. E quindi: che era successo? Semplice, secondo un vecchio articolo di “Repubblica”, datato 24 gennaio 2008, era successo che:
Le indiscrezioni che nelle scorse settimane circolavano in Borsa su Banca Italease, annunciando imminenti sviluppi, si sono materializzate ieri all’ alba. Quando una nutrita schiera di finanzieri ha bussato alle abitazioni di cinque ex protagonisti della gestione troppo “allegra” - sostiene la procura di Milano - dell’ istituto milanese. In carcere, con l’ accusa di associazione a delinquere, appropriazione indebita e aggiotaggio, sono finiti l’ ex numero uno dell’ istituto, Massimo Faenza, Massimo Sarandrea, ex responsabile dell’ ufficio financial banking, Roberto Fabbri, ex vicedirettore generale business, e i due consulenti Claudio Calza e Luca De Filippo. L’ indagine ha preso corpo l’ estate scorsa, quando la banca ha dovuto contabilizzare notevoli perdite sui contratti derivati (oltre 700 milioni di euro) che hanno provocato il crollo del titolo in Borsa e le dimissioni dell’ amministratore delegato Faenza.
Una “gestione allegra” che avrebbe fatto perdere danari alla banca (coi famigerati derivati). Ma non solo. Ce ne sarebbe stato pure per i clienti. Scriveva, infatti, il “Corriere della Sera”, sempre il 24 gennaio del 2008:
«Più rischiosi erano i contratti derivati venduti» nel 2004/2006 da Banca Italease ai suoi clienti (per un valore salito da 1,4 miliardi di euro a 5,2 miliardi), «più elevato era l’ incasso che banca Italease realizzava» (da 24 a 131 milioni di euro) sotto forma di flussi di cassa versati dalle banche d’affari che riassicuravano Italease con contratti di segno opposto sugli stessi derivati: per questo «Italease incentivava e collocava tra i propri clienti la vendita di derivati rischiosissimi». Con clienti o «inconsapevoli» o «consenzienti» solo perché capivano che il derivato era «una tangente privata» alla quale sottostare, una condizione che «garantiva loro il consenso» della banca «su operazioni di leasing poco trasparenti».
Totale: tanti problemi accumulati in passato; e tanti problemi da affrontare in futuro. Repubblica, in un altro articolo pubblicato oggi a firma Sara Bennewitz, ci spiega che Banca Italease ha emesso bond per la bellezza di 8 miliardi di euro. “Obbligazioni spazzatura” - definizione, questa, targata Sole 24 ore (anche questo pezzo non è disponibile on line, ma lo pubblichiamo in calce al post in versione jpg) - che sarebbero in mano a migliaia di investitori privati. Certo: sarebbe curioso sapere chi sono questi sventurati investitori (ci sono anche piccoli risparmiatori?). E soprattutto chi glieli ha venduti questi bond (non saranno mica le banche proprietarie di Banca Italease?) . Ma questo la stampa titolata non lo dice. In ogni modo - come ha spiegato ieri in una conferenza stampa ad hoc l’amministratore di Banco popolare, Pier Francesco Saviotti (e come potete leggere nell’articolo del “Sole 24 ore” di cui sopra) - nessuno ha niente da temere. Perchè Banco popolare - di concerto con gli altri soci di Italease - ha deciso di mettere mano al portafoglio. E sistemare tutto.
Già, sistemare tutto. Ma quanto costerà salvare Banca Italease? Secondo Repubblica, tra opa (offerta pubblica di acquisto) e aumenti di capitali vari, la spesa dovrebbe aggirarsi attorno al miliardo di euro. Miliardo che finirà in gran parte sulle spalle del Banco Popolare. Che - appunto - ha appena chiesto un prestito alle casse dello Stato. Certo: l’amministratore delegato di Banco Popolare ieri ha precisato, che i Tremonti bond “li avremmo sottoscritti comunque, ma è anche vero che ci hanno agevolato: se non ci fossero stati, avremmo dovuto mettere in porto altre operazioni”. Ma quali fossero queste operazioni, rimane un mistero. Davvero qualcuno avrebbe prestato soldi per salvare il carrozzone Italease?
Risultato finale: i furbetti spendono. Le banche sbagliano. E i soliti contribuenti poverazzi pagano. Una parabola che ricorda tanto le banche americane della crisi subprime. E che fa venire in mente le parole non di un comunista di ferro, ma dell’amministratore delegato delle assicurazioni Generali, Giovanni Perissinotto. Che sempre ieri ha detto chiaro e tondo che:
Il capitalismo imprenditoriale è fatto di successi e fallimenti: nella crisi attuale si sta perdendo il concetto che chi crea perdite e collassi economico-finanziari deve pagarne le conseguenze.
Le Cnn e i New York Times de noantri - che per altro oggi dedicavano ampio spazio alla crisi americana (e agli scandalosi bonus della assicurazione americana Aig) - si decideranno mai a sdoganare l’argomento? O da noi vale la regola che chi sbaglia non paga? Nel caso, sarebbe bene saperlo.
P.S. Qui sotto pubblichiamo l’articolo di “Repubblica”, a firma Ettore Livini (”Il Credito facile”, Repubblica, 17 marzo 2009); quello del “Sole 24 ore” sulla vicenda Banco Popolare-Italease (”Italease, la Borsa premia l’Opa, Il Sole 24 ore, 17 marzo 2009) lo scanneremo e pubblicheremo appena possibile. Buona, si fa per dire, lettura.
Fonte articolo
E meno male che le banche non chiedevano aiuti
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