04/03/09

Ho fatto un sogno...

voglio un mondo all'altezza die sogni che ho

Ieri sera, mentre la pioggia scendeva fitta fitta e le notizie, le informazioni, i fatti, i progetti, le considerazioni, le speranze, si confondevano tra loro, mi sono addormentato.

Ho sognato che ci fosse qualcuno, alla buon'ora, che ci ricordasse che gli uomini non sono macchine per far soldi, profitto, business. Che questi soldi, questi profitti, questo business, servono, in realtà, a dare un senso alla loro vita, a soddisfare le loro necessità primarie, di sostentamento, ma anche più profonde, di qualificazione ed elevazione interiore.

Ho sognato che, finalmente, si capisse che il profitto, da solo, non può soddisfare, per quanto grande sia, questo bisogno profondo, interiore di realizzazione, di crescita.

Che per quanto distorsiva possa essere una società, presto o tardi, questi bisogni tornino fuori, emergano e riconducano il denaro al suo significato ultimo, quello di un simbolico scambio di UTILITA', e non un bene in se stesso.

Ho sognato che i banchieri, alla buon'ora, riconoscano l'umano che è in loro, al di la delle fredde cifre dei loro disastratissimi conti e comprendano, nel fallimento epocale che stanno fronteggiando, che proprio tornando alla propria umanità potranno comprendere quella di chi hanno di fronte.

Non un nemico, non una pecora da tosare, non un utile idiota, da stordire di chiacchiere su sicurissimi investimenti e mirabolanti ritorni economici, non un infido interlocutore a cui elargire, malvolentieri, i propri servizi e i propri capitali ( che loro non sono, ovviamente) ma un loro simile, una persona che ha idee, sogni, speranze, progetti e che ha bisogno, prima di tutto, di fiducia da dare e da ricevere.

Ho sognato una banca il cui fine sia quello di garantire che la fiducia che gli viene accordata dai risparmiatori sottoscrivendo un conto corrente o un fondo di investimento sia ben riposta.

Che si dia regole decise, dove l'etica, il rispetto dei suoi clienti e la sostenibilità a breve, medio e lungo termine, la progettualità e la massimizzazione della crescita sociale e morale siano valori di investimento come gli altri.

Al risveglio pioveva ancora più forte.

Ma il sogno mi ha lasciato un piccolo angolino mentale asciutto ed accogliente, amichevole e familiare.

Questa persona esiste.

Ne ho parlato, qualche volta, anche io e dovrebbe presiedere, per ovvi motivi, che ho esposto in tempi non sospetti, il fondo monetario internazionale, la Banca Mondiale o magari tutti e due (invito i lettori del blog a lanciare una campagna mediatica, ad esempio tramite facebook, come farò io).

Quella banca, esiste è la Grameen Bank, ma non è neanche l'unica.

In Italia esiste, da dieci anni, la Banca Etica, che proprio negli ultimi mesi ha visto una crescita di oltre il 10% dei suoi conti correnti.

Pare incredibile ma una banca nel suo statuto può scrivere cose come queste:

- essere i pionieri di una nuova idea di banca, intesa come luogo di incontro, dove le persone e la banca manifestano trasparenza, solidarietà e partecipazione facendo della banca uno strumento anche culturale per la promozione di un'economia che ritiene fondamentale la valutazione sociale ed ambientale del proprio agire.

- stimolare chi riceve il credito a sviluppare le competenze, le capacità e l'autonomia necessarie ad acquisire la responsabilità economica, sociale ed ambientale.

- garantire il risparmiatore in ordine alla precisione, all'efficienza della gestione e all'uso degli affidamenti, all'attenzione all'uso delle risorse (sobrietà) ed alla ripartizione dei profitti, in modo coerente con le proprie attese.

- agire nel rispetto dell'uomo e dell'ambiente e delle specificità culturali dei contesti territoriali in cui opera Banca Etica, per una migliore qualità della vita, orientando coerentemente le attività della banca stessa.

- permettere l'accesso al credito ai soggetti dell'Economia Sociale: imprese, persone e progetti valutati principalmente per la loro capacità di produrre "valore sociale".

pare incredibile ma un banchiere può dire cose come queste:

"Se sei poverissimo, ci interessi. Se non hai garanzie,allora ci interessi anche di più"

Nel grande buio si accendono piccole e coraggiose lanterne.

Ed è pure un buon affare.

I poveri, a quanto pare, i prestiti li restituiscono.

Nel 98% dei casi, se la banca che li assiste lo fa nel modo giusto e con le motivazioni giuste, quelle di Iunus.

La maggior parte dei bancari, italiani e non, saranno in mezzo ad una strada entro la fine dell'anno.

I più sensati tra di loro, i più umani tra di loro, l'hanno già capito e se ne sono andati per tempo. Ora sono più sereni, più tranquilli e più fiduciosi di quanto non lo siano mai stati, anche se magari guadagnano la metà di prima, come mi ha confessato un "banchiere ambulante" di Banca Etica a Fano, qualche giorno fa.

Uno dei più attenti ed ispirati osservatori italiana della realtà economica mondiale, Andrea Mazzalai, deve avere fatto un sogno simile al mio, potenza del momento storico, perchè la vede sostanzialmente allo stesso modo. Non tutto è ancora perduto nel grigio mondo della finanza. Non ancora. Non obbligatoriamente.

Fonte articolo


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