19/03/09

Petrolio nella falda di Cremona

Cremona è la città dei liutai, la città del torrone e la città del petrolio nelle falde acquifere.
La raffineria della Tamoil di Cremona sorge lungo la circonvallazione della città e il suo perimetro confina con i palazzi di un quartiere abitato.
Il suo essere “oro nero” cittadino l’ha resa intoccabile. Per anni e anni, in qualità di sponsor locale di varie strutture ed iniziative, ha potuto disperdere sostanze tossiche nel sottosuolo che ora hanno intaccato la falda acquifera sottostante.
Il fiume Po che scorre a un chilometro di distanza in linea d’aria, quando si gonfia, contribuisce a spargere i veleni Tamoil perché le sue acque profonde smuovono e intaccano l’area inquinata della raffineria. Col risultato che parte dei veleni vengono drenati nel fiume e trasportati fin dentro l’Adriatico.
La procura cittadina ha aperto un’inchiesta con l’augurio vengano fatti quanto prima screening sulla salute dei 300 operai della Tamoil e di svariate centinaia di residenti della zona che bevono acqua tinta tamarindo.

Il procuratore di Cremona Roberto Di Martino, assieme a Cinzia Piccioni, dal 2007 è titolare dell’inchiesta sulla raffineria. Hanno acquisito le schede personali degli operai su cui l’azienda deve annotare il tempo di esposizione e contatto con le sostanze tossiche.
Ma non si può perdere tempo perché la prescrizione è dietro l’angolo. «Le perizie impressionanti e inequivocabili dicono che nella falda ci sono sostanze inquinanti per un valore fino a 2000 volte superiori al consentito. Dobbiamo intervenire solo per reprimere e sanzionare violazioni di legge, però mi rendo conto che la magistratura ha inevitabilmente anche un ruolo sociale e il nostro lavoro diventa un messaggio alle autorità per fare in fretta.” Fare in fretta de che? La magistratura deve fare giustizia o soltanto intimidire caro dottor De Martino?

Intanto alla Tamoil è iniziata l’aspirazione degli idrocarburi dalla parte più superficiale della falda. Ne sono stati estratti 650.000 litri proprio sotto lo stabilimento, ma il problema è che quei veleni, muovendosi lungo un percorso carsico hanno già contaminato la falda in direzione del Po e degli impianti sportivi lungo il fiume, che la scorsa estate dovettero chiudere. “Ma non ci sono pericoli per la falda a cui attinge l’acquedotto comunale — precisa la pm Piccioni — perché quella si trova più a monte rispetto alla Tamoil”.
La frase di circostanza ci sta tutta ma l’indagine epidemiologica sui frequentatori dell’area della Tamoil (non solo i dipendenti) appare molto difficile. “L’abbiamo avviata - conferma il direttore dell’Asl di Cremona Walter Locatelli - ma occorre indagare su un’arco temporale lunghissimo e su migliaia di persone. Per ora abbiamo solo acquisito l’elenco dei frequentatori dei circoli sportivi in riva al Po”. E prima dove eravate?

Sull’argomento è davvero disarmante il sindaco di Cremona (e già presidente della provincia) Giancarlo Corada, che nel video dice serafico di “avere a cuore la salute dei cittadini” mentre giustifica sorridente la chiusura degli impianti l’anno scorso (guarda caso uno porta il nome di Tamoil) per il pericolo di inquinamento. Il signor Corada, nella sua ventennale attività politica locale, non risulta abbia mai fatto chiudere la Tamoil per accertarsi che non stesse disperdendo tutti quei veleni che ora scendono dai rubinetti di casa dei suoi cittadini del cuore. Davvero stridente e irreale quella tranquillità espressa nel video da Corada. Davvero una bella faccia tosta.


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Firma la petizione per dire NO al NUCLEARE.

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