Da qualche anno anche nella vita reale ci toccano periodici allarmi pandemia, tutti ricordiamo la SARS e l'influenza aviaria. Quella odierna è spuntata dal nulla alle ore 5 pomeridiane di venerdì scorso. Un attimo prima non c'era spazio per altro che il 25 Aprile, il terremoto, le polemiche, e un attimo dopo la pandemia saltava ad occupare tutte le prime pagine in Italia e nel mondo. Strano, perché un'epidemia non scoppia nel giro di tre secondi come un attacco terroristico o un terremoto: si fa largo con maggior calma, con notiziole qui e là che aumentano insieme alla preoccupazione e al propagarsi del contagio.
Tant'è. Allarme subitaneo, diffusione che pare allargarsi a mezzo mondo, alla Nuova Zelanda, alla Spagna, dall'originario Messico, titoloni drammatici e sostanziale inazione da parte dei governi. Insomma, nessuno pare muovere un dito per contenere la pandemia. "Mica si possono chiudere le frontiere, che ne sarebbe dell'economia?" qualcuno sostiene. Morire per l'economia è persino peggio che morire per Danzica, potremmo obiettare noi.
Qualcosa fanno, invece: si premurano di farci sapere che il Tamiflu funziona ed è tutto sotto controllo. E' la terza volta di seguito che scoppia la "pandemia", e che l'allarme rientra non appena mezzo mondo ha fatto il pieno di Tamiflu, governi e cittadini. Dalli e dalli, ammettiamolo: la faccenda puzza. Anche e soprattutto perché è comprovato che il Tamiflu è una mezza bufala, che è addirittura deleterio specialmente sui bambini, che guarisce poco o nulla, e che la Roche meditava di ritirarlo del tutto dal commercio per manifesta inutilità proprio prima che cominciasse la catena di allarmi pandemia. Verrebbe da dire vabbè, compriamoci tutti sto benedetto Tamiflu così ci lasciano tranquilli con le pandemie per un altro paio d'anni.
Stavolta non è solo la Roche a godere per l'allarme, però. Ci sono anche un paio di aziende biochimiche che venerdì scorso hanno visto balzare all'insù il valore sul listino. Dichiarano di essere in grado di approntare un vaccino per l'influenza suina in appena dodici settimane, ce ne avevano giusto lì uno ai trials, basta impacchettarlo e voilà, un paio di miliardi di dosi ce le vendono volentieri. Non capita mai però con l'AIDS o il tumore, guarda tu che sfiga.
* Il film è invece una boiata pazzesca, risparmiatevelo.
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