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L'acqua è vita. Privatizzare l'acqua significa mettere la nostra vita nelle mani delle multinazionali, della Borsa, delle stock option, dei dirigenti di partito. Un comune che privatizza l'acqua perde il diritto di rappresentanza dei cittadini. Perché i sindaci privatizzano l'acqua? Chi ci guadagna? Se i cittadini perdono, qualcuno ci deve guadagnare...
I nostri dipendenti non possono alienare le risorse del nostro Comune. Nessuno li ha autorizzati. La vita è nostra e l'acqua pure. Il video di oggi è dedicato a Riccardo Petrella, esperto mondiale dell'acqua.
Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi neppure.
Testo dell'intervento:
"Buongiorno a voi tutti, Lovanio esiste, malgrado l’ignoranza di Beppe Grillo.
Ci sono dei buoni professori a Lovanio. Non io, oramai sono un professore emerito, perché l’età è.. e allora Beppe mi ha domandato di introdurre un pochino una riflessione sul problema dell’acqua. Effettivamente sono stato molto contento di vedere che la Carta di Firenze l’acqua pubblica è al primo posto e direi poi dove applaudire, Beppe.
Partire dall’acqua pubblica significa partire dalla vita pubblica, perché noi lo sappiamo, ci sono tre grandi elementi vitali che sono essenziali e insostituibili per la vita: c’è il sole, c’è l’aria e c’è l’acqua. A partire dal momento in cui si dice che l’acqua è vita, non si può privatizzare l’acqua, è impensabile, è un non senso pensare di privatizzare la vita! Come si fa a privatizzare effettivamente la fonte principale della vita? Quando ero Presidente dell’acquedotto pugliese domandai a Beppe di venire a fare una lezione pubblica con me all’università di Bari. E Beppe scatenò l’entusiasmo di 7. 000 studenti, mai vista questa storia a Bari con tutti questi studenti, sulla lezione dell’acqua che facemmo Beppe e io e Beppe pose la questione: ma come si fa a privatizzare le nuvole? Come si fanno a comprare le nuvole? E allora direi che quest’idea che l’acqua è privata è uno scandalo, perché privatizzare l’acqua non si tratta solo, come dicono i nemici dell’interesse comune, che dicono “ non è vero che privatizziamo l’acqua: privatizziamo il servizio idrico, mentre invece l’acqua resta un bene naturale, un bene comune, un bene pubblico e quanto invece noi privatizziamo è il servizio idrico, è portarvi l’acqua potabile, o portare l’acqua ai contadini o alle imprese” e invece sbagliano, perché noi abbiamo notato ora che, quando si privatizza un servizio idrico, in fondo si risale anche all’acqua in quanto bene comune. Io me ne andai dalla presidenza dell’acquedotto pugliese perché non volli firmare un trattato commerciale con la società di produzione d’acqua Lucana, che voleva vendere l’acqua all’acquedotto pugliese della Puglia.
E questo invece è stata fatto dalla Regione Puglia, la quale ha firmato un contratto bilaterale commerciale con la Lucania, dove la Lucania dice “ l’acqua in Lucania è mia e io la vendo alla Puglia. Che bel progresso che abbiamo fatto! Cioè vale a dire che quando si dice a noi il servizio idrico si privatizza anche l’acqua e si mercifica l’acqua e allora quale è la grande conseguenza? La grande conseguenza della privatizzazione e mercificazione dell’acqua è che significa che noi mercifichiamo la vita e che il diritto alla vita passa allora dal nostro potere di acquisto, se io pago. Ecco perché tutte le nostre società sono preoccupatissime del potere di acquisto, perché noi siamo.. non sono mica i cittadini, noi siamo dei consumatori potenziali il cui potere di consumo dipende dal vostro potere di acquisto: se non abbiamo nessun potere di acquisto non siamo consumatori e quindi non esistiamo neanche come cittadini! Il nostro giudizio va a fallire!
La seconda cosa molto grave della privatizzazione e mercificazione dell’acqua è che allora i comuni - e lì è centrale per voi, per noi ora, con questa battaglia politica - cosa diventano? Cosa diventa un Sindaco? Cosa diventa un membro, un Assessore di un Consiglio Comunale, di una Giunta Comunale? Diventa sempre di più membro di un Consiglio di amministrazione di una società per azioni che gestisce l’acqua. E come Sindaco sparisce, come Assessori spariscono e i rappresentanti delle istituzioni territoriali pubbliche diventano delle specie di Consiglieri di amministrazione di imprese private, abbiamo ucciso il comune! Le istituzioni comunali non esistono più, sono state ridotte a semplici di rappresentanti di imprese, dove ogni segmento di questo comune che si è svenduto va a difendere i propri interessi e vuole il rendimento, vuole dividendi a partire da una gestione che si pretende essere ottimale, perché fa del profitto. Aver accettato la mercificazione del diritto alla vita, aver accettato la trasformazione dei comuni in sorta di Consigli di Amministrazione significa aver distrutto una democrazia e oggi parlare di democrazia non ha senso.
Allora certo che questa privatizzazione non bisogna farla, ma bisogna anche lottare contro una specie dell’acqua pubblica oscena, la chiamerei: cioè vale a dire quell’acqua che è gestita dai comuni e da classi dirigenti che sono oscene, perché gestiscono male. Voi sapete che attualmente, se si guarda tutta la gestione dell’acqua in Italia, più del 70% delle amministrazioni sia dei comuni, sia dei politici e sia delle acque che rappresentano le organizzazioni territoriali responsabili del servizio idrico, sia le imprese, sono tutti fuori norma. Sappiamo che l’Italia è sempre fuori norma, non c’è niente che sia legale, non c’è niente che sia corretto, perché noi tutti siamo furbi: vogliamo ottenere tutto andando sempre contro le leggi, ma sapete che il fatto che più del del 70% delle gestioni dei servizi idrici e della struttura dell’acqua sono fuori norma, significa che i depuratori sono fuori norma e significa che i potabilizzatori sono fuori norma, i pozzi sono fuori norma e la distribuzione dell’acqua è fuori norma. Fuori norma rispetto all’ambiente, fuori norma rispetto alla salute, fuori norma rispetto alla gestione finanziaria buona nell’interesse dei cittadini. Noi siamo fuori norma! L’acqua rivela che noi siamo anormali, non so se vi piace essere anormali!
Allora non siamo dei cittadini, allora è chiaro che bisogno tornare ai comuni, ecco che bisogna rinnovare, rifondare la gestione pubblica, perché non si può accettare che oggi, anche il pubblico, mantenga una capacità media di perdite fisiche, non di perdite amministrative dell’acqua, che supera il 30%. Una gestione pubblica, delle autorità pubbliche che mantengono.. voi sapete che continuiamo in Italia, siamo in primi in Europa in quanto a consumo pro capite quotidiano dell’acqua per usi domestici, 238 litri al giorno: sapete cosa significa questo? Che il 30% di questi 238 litri che ciascuno di noi a casa consuma è per le toilettes, l’italiano ha il grande primato di essere la persona in Europa che usa 72 litri di acqua potabile, potabilissima per accompagnare i nostri stronzetti verso il mare.
72 litri al giorno di acqua potabile, in Tunisia l’uomo medio prende 13 litri, noi consumiamo 72 litri al giorno solo per le toilettes! Quelli che saranno e ci rappresenteranno nei comuni devono battersi per cambiare questo, non bisogna più avere l’acqua per la toilette, che è uno scandalo, i medici ce lo direbbero, perché prendiamo l’acqua per poi portarla alla morte, perché la mettiamo subito nelle discariche, l’acqua potabile che non serve a nulla per le nostre pipì e per le nostre defecazioni! 72 litri al giorno e lo chiamiamo pubblico, questo? E ci consideriamo cittadini?
Altro problema: l’uso dell’acqua pubblica negli usi domestici rappresenta solo il 20% di tutti i prelievi delle acque di Italia, ma circa il 50% nell’agricoltura e sappiamo bene che il 40% di tutta l’acqua utilizzata nell’agricoltura si perde, perché usiamo questo sistema di irrigazione a polverizzazione, si perde! Perdiamo il 40% del 50% dell’acqua che abbiamo in tutta l’Italia per l’agricoltura, stupidamente! E poi finalmente utilizziamo l’acqua per l’industria inquinandola, ne facciamo un uso sprecoso, dilapidatore della risorsa della vita dell’acqua e così, in conclusione, di che cosa trattiamo sia dall’acqua privata che dall’acqua pubblica oscena? Quale è il risultato? Il risultato è che l’Italia ha un capitale idrico, sia di acque di superficie che di acque sotterranee, che poteva essere buono e invece lo stiamo distruggendo. Il numero dei fiumi, fiumicini che sono spariti negli ultimi 50 anni non si conta più, nel Veneto ci saranno ormai due o tre fiumi che restano, il Po sta morendo, è un’arteria vitale dell’acqua che sta morendo! Il Ticino si sta seccando, il Tevere e l’Arno che sono? Non sono dei fiumiciattoli? Stanno sparendo!
I laghi contaminati, il loro livello si abbassa, noi stiamo distruggendo il capitale dell’Italia sul piano della vita e dobbiamo batterci affinché questa cultura dell’acqua in Italia rinasca e San Francesco parlava dell’acqua come sorella. Noi la violentiamo ogni giorno questa sorella. La violentiamo ogni giorno semplicemente perché non ci pensiamo, perché siamo semplicemente così. Ecco, allora ci sono tante, tante cose da fare. Allora io penso che se voi - e si sanno le cose che si devono fare - sarete capaci intervenendo, come abbiamo detto fin da stamani, basta uno di voi in un Consiglio Comunale per fare rinascere questa cultura dell’amore verso l’acqua, questa cultura di fare la pace con l’acqua, perché se non facciamo pace con l’acqua non facciamo pace con la vita, non facciamo pace con noi stessi e non saremo degni di poter permetterci di rappresentare il futuro.
"Buongiorno a voi tutti, Lovanio esiste, malgrado l’ignoranza di Beppe Grillo.
Ci sono dei buoni professori a Lovanio. Non io, oramai sono un professore emerito, perché l’età è.. e allora Beppe mi ha domandato di introdurre un pochino una riflessione sul problema dell’acqua. Effettivamente sono stato molto contento di vedere che la Carta di Firenze l’acqua pubblica è al primo posto e direi poi dove applaudire, Beppe.
Partire dall’acqua pubblica significa partire dalla vita pubblica, perché noi lo sappiamo, ci sono tre grandi elementi vitali che sono essenziali e insostituibili per la vita: c’è il sole, c’è l’aria e c’è l’acqua. A partire dal momento in cui si dice che l’acqua è vita, non si può privatizzare l’acqua, è impensabile, è un non senso pensare di privatizzare la vita! Come si fa a privatizzare effettivamente la fonte principale della vita? Quando ero Presidente dell’acquedotto pugliese domandai a Beppe di venire a fare una lezione pubblica con me all’università di Bari. E Beppe scatenò l’entusiasmo di 7. 000 studenti, mai vista questa storia a Bari con tutti questi studenti, sulla lezione dell’acqua che facemmo Beppe e io e Beppe pose la questione: ma come si fa a privatizzare le nuvole? Come si fanno a comprare le nuvole? E allora direi che quest’idea che l’acqua è privata è uno scandalo, perché privatizzare l’acqua non si tratta solo, come dicono i nemici dell’interesse comune, che dicono “ non è vero che privatizziamo l’acqua: privatizziamo il servizio idrico, mentre invece l’acqua resta un bene naturale, un bene comune, un bene pubblico e quanto invece noi privatizziamo è il servizio idrico, è portarvi l’acqua potabile, o portare l’acqua ai contadini o alle imprese” e invece sbagliano, perché noi abbiamo notato ora che, quando si privatizza un servizio idrico, in fondo si risale anche all’acqua in quanto bene comune. Io me ne andai dalla presidenza dell’acquedotto pugliese perché non volli firmare un trattato commerciale con la società di produzione d’acqua Lucana, che voleva vendere l’acqua all’acquedotto pugliese della Puglia.
E questo invece è stata fatto dalla Regione Puglia, la quale ha firmato un contratto bilaterale commerciale con la Lucania, dove la Lucania dice “ l’acqua in Lucania è mia e io la vendo alla Puglia. Che bel progresso che abbiamo fatto! Cioè vale a dire che quando si dice a noi il servizio idrico si privatizza anche l’acqua e si mercifica l’acqua e allora quale è la grande conseguenza? La grande conseguenza della privatizzazione e mercificazione dell’acqua è che significa che noi mercifichiamo la vita e che il diritto alla vita passa allora dal nostro potere di acquisto, se io pago. Ecco perché tutte le nostre società sono preoccupatissime del potere di acquisto, perché noi siamo.. non sono mica i cittadini, noi siamo dei consumatori potenziali il cui potere di consumo dipende dal vostro potere di acquisto: se non abbiamo nessun potere di acquisto non siamo consumatori e quindi non esistiamo neanche come cittadini! Il nostro giudizio va a fallire!
La seconda cosa molto grave della privatizzazione e mercificazione dell’acqua è che allora i comuni - e lì è centrale per voi, per noi ora, con questa battaglia politica - cosa diventano? Cosa diventa un Sindaco? Cosa diventa un membro, un Assessore di un Consiglio Comunale, di una Giunta Comunale? Diventa sempre di più membro di un Consiglio di amministrazione di una società per azioni che gestisce l’acqua. E come Sindaco sparisce, come Assessori spariscono e i rappresentanti delle istituzioni territoriali pubbliche diventano delle specie di Consiglieri di amministrazione di imprese private, abbiamo ucciso il comune! Le istituzioni comunali non esistono più, sono state ridotte a semplici di rappresentanti di imprese, dove ogni segmento di questo comune che si è svenduto va a difendere i propri interessi e vuole il rendimento, vuole dividendi a partire da una gestione che si pretende essere ottimale, perché fa del profitto. Aver accettato la mercificazione del diritto alla vita, aver accettato la trasformazione dei comuni in sorta di Consigli di Amministrazione significa aver distrutto una democrazia e oggi parlare di democrazia non ha senso.
Allora certo che questa privatizzazione non bisogna farla, ma bisogna anche lottare contro una specie dell’acqua pubblica oscena, la chiamerei: cioè vale a dire quell’acqua che è gestita dai comuni e da classi dirigenti che sono oscene, perché gestiscono male. Voi sapete che attualmente, se si guarda tutta la gestione dell’acqua in Italia, più del 70% delle amministrazioni sia dei comuni, sia dei politici e sia delle acque che rappresentano le organizzazioni territoriali responsabili del servizio idrico, sia le imprese, sono tutti fuori norma. Sappiamo che l’Italia è sempre fuori norma, non c’è niente che sia legale, non c’è niente che sia corretto, perché noi tutti siamo furbi: vogliamo ottenere tutto andando sempre contro le leggi, ma sapete che il fatto che più del del 70% delle gestioni dei servizi idrici e della struttura dell’acqua sono fuori norma, significa che i depuratori sono fuori norma e significa che i potabilizzatori sono fuori norma, i pozzi sono fuori norma e la distribuzione dell’acqua è fuori norma. Fuori norma rispetto all’ambiente, fuori norma rispetto alla salute, fuori norma rispetto alla gestione finanziaria buona nell’interesse dei cittadini. Noi siamo fuori norma! L’acqua rivela che noi siamo anormali, non so se vi piace essere anormali!
Allora non siamo dei cittadini, allora è chiaro che bisogno tornare ai comuni, ecco che bisogna rinnovare, rifondare la gestione pubblica, perché non si può accettare che oggi, anche il pubblico, mantenga una capacità media di perdite fisiche, non di perdite amministrative dell’acqua, che supera il 30%. Una gestione pubblica, delle autorità pubbliche che mantengono.. voi sapete che continuiamo in Italia, siamo in primi in Europa in quanto a consumo pro capite quotidiano dell’acqua per usi domestici, 238 litri al giorno: sapete cosa significa questo? Che il 30% di questi 238 litri che ciascuno di noi a casa consuma è per le toilettes, l’italiano ha il grande primato di essere la persona in Europa che usa 72 litri di acqua potabile, potabilissima per accompagnare i nostri stronzetti verso il mare.
72 litri al giorno di acqua potabile, in Tunisia l’uomo medio prende 13 litri, noi consumiamo 72 litri al giorno solo per le toilettes! Quelli che saranno e ci rappresenteranno nei comuni devono battersi per cambiare questo, non bisogna più avere l’acqua per la toilette, che è uno scandalo, i medici ce lo direbbero, perché prendiamo l’acqua per poi portarla alla morte, perché la mettiamo subito nelle discariche, l’acqua potabile che non serve a nulla per le nostre pipì e per le nostre defecazioni! 72 litri al giorno e lo chiamiamo pubblico, questo? E ci consideriamo cittadini?
Altro problema: l’uso dell’acqua pubblica negli usi domestici rappresenta solo il 20% di tutti i prelievi delle acque di Italia, ma circa il 50% nell’agricoltura e sappiamo bene che il 40% di tutta l’acqua utilizzata nell’agricoltura si perde, perché usiamo questo sistema di irrigazione a polverizzazione, si perde! Perdiamo il 40% del 50% dell’acqua che abbiamo in tutta l’Italia per l’agricoltura, stupidamente! E poi finalmente utilizziamo l’acqua per l’industria inquinandola, ne facciamo un uso sprecoso, dilapidatore della risorsa della vita dell’acqua e così, in conclusione, di che cosa trattiamo sia dall’acqua privata che dall’acqua pubblica oscena? Quale è il risultato? Il risultato è che l’Italia ha un capitale idrico, sia di acque di superficie che di acque sotterranee, che poteva essere buono e invece lo stiamo distruggendo. Il numero dei fiumi, fiumicini che sono spariti negli ultimi 50 anni non si conta più, nel Veneto ci saranno ormai due o tre fiumi che restano, il Po sta morendo, è un’arteria vitale dell’acqua che sta morendo! Il Ticino si sta seccando, il Tevere e l’Arno che sono? Non sono dei fiumiciattoli? Stanno sparendo!
I laghi contaminati, il loro livello si abbassa, noi stiamo distruggendo il capitale dell’Italia sul piano della vita e dobbiamo batterci affinché questa cultura dell’acqua in Italia rinasca e San Francesco parlava dell’acqua come sorella. Noi la violentiamo ogni giorno questa sorella. La violentiamo ogni giorno semplicemente perché non ci pensiamo, perché siamo semplicemente così. Ecco, allora ci sono tante, tante cose da fare. Allora io penso che se voi - e si sanno le cose che si devono fare - sarete capaci intervenendo, come abbiamo detto fin da stamani, basta uno di voi in un Consiglio Comunale per fare rinascere questa cultura dell’amore verso l’acqua, questa cultura di fare la pace con l’acqua, perché se non facciamo pace con l’acqua non facciamo pace con la vita, non facciamo pace con noi stessi e non saremo degni di poter permetterci di rappresentare il futuro.
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