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Stufi di lavorare alle stesse condizioni sindacali dei “pummarò” delle campagne della Capitanata, i portaborse si sono creati il loro sindacato. Si chiamerà Ancoparl e servirà proprio a sconfiggere la piaga degli onorevoli magnacci sfruttatori. Tra gli obiettivi che si leggono nello statuto della nuova associazione, la tutela degli interessi degli associati al seguito sia dei parlamentari romani che europei, riconoscimento giuridico della professione e adozione di un codice deontologico.
Gli incarichi nell’Ancoparl non prevedono paghe e retribuzioni per non creare una nuova casta. Presidente del sindacato sarà Francesco Comellini, portaborse di Giuliano Cazzola, deputato del Pdl e vicepresidente della Commissione lavoro pubblico, del quale non è dato a sapere se gli emolumenti pagati a Comellini fino a ieri, erano in regola. Tesoriere del sindacato sarà Marco Di Conza.
L’Ancoparl è la risposta all’ennesima negligenza degli onorevoli sfruttatori ed evasori. Assieme a quella dei loro portaborse che sono sottostati ai ricatti senza denunciare. Non è un caso che non risultino inchieste in merito da parte della magistratura, spiccate da una sola denuncia da parte di uno solo di questi portaborse , che finora hanno comunque guadagnato senza pagare una sola tassa. Un po’ come accade per i laboratori tessili clandestini gestiti dai cinesi.
Il Secolo XIX ha scritto che Gianfranco Fini si farà carico dalla prossima settimana del problema. E fino ad oggi di cosa si è occupato se ci è voluto lo spettro dell’odiata sinistra sindacalista a fargli alzare le antenne?
Clandestini non eletti che assumono gente in nero. Che casta!
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