Ovviamente ogni civiltà si costruisce i suoi segni, nei quali cerca di divinare il futuro; la nostra, essendo quella che è, ne ha trovati di interessanti...terra terra, piuttosto che negli spazi siderei.
Cosi, una epocale crisi sistemica, dovuta al raggiungimento dei limiti funzionali, sistemici e finanziari della nostra società dei consumi, viene valutata anche alla luce del cosidetto "lipstick index". Ovvero l'indice del...rossetto.
Questo indice, definito per la prima volta dall'amministratore delegato della Estée Lauder, è basato sull'andamento delle vendite dei rossetti ed ha dimostrato una buona correlazione, nelle passate recessioni, con l'andamento dei principali indici di borsa. Si tratta di una corrrelazione inversa: tanto peggio va l'economia tanti più rossetti si vendono.
A quanto pare il nervosismo e l'angoscia, uniti alla frustazione per la rinuncia allo shopping selvaggio, portano ad impennate delle vendite dei rossetti, il cui basso prezzo consente comunque il soddisfacimento delle spinte compulsive all'acquisto, nei momenti di crisi.
Questa volta però sembra non funzionare e c'e' già chi suggerisce un indice "fondotinta", visto che anche questa categoria di prodotti sembra avere lo stesso genere di correlazione o, più sensatamente, un indice "tintura per capelli fai da te" che ha una ovvia correlazione con la necessità di tagliare le spese non strettamente necessarie.
A me invece interessa il curioso atteggiamento mentale di rimozione che porta a vedere segni di crisi in cose bizzarre quando invece ci sono ENORMI ed EVIDENTI segni molto più tangibili.
Non c'e' di bisogno di leggere nei fondi di caffe', nei fegati degli amministratori delegati e nemmeno nelle vendite delle ciprie, fondotinta, terre indiane e creme alle acque termali giapponesi, per sapere quando come e perchè ci lasceremo davvero alle spalle le rogne.
Basterebbe dare una occhiata spassionata ai problemi sistemici che abbiamo di fronte, senza nascondersi dietro fumosi proclami, tanto aulici nella forma, quanto inconsistenti nella sostanza.
Siamo in troppi, su un pianeta finito, abbiamo risorse finite, che non possiamo più consumare alla velocità che vorremmo.
Pare semplice, pare evidente, ma ci martellano, ancora, con l'ovvia falsità che la crescita economica non dipende dall'aumento dei consumi MATERIALI.
Il perchè è in fondo semplice: ammetterlo significherebbe anche ammettere la fine del paradigma/postulato della crescita economica infinita, dal momento che quella materiale non è possibile.
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