Da molto tempo mi fa orrore il modo in cui viene proposta l'immagine femminile in questo Paese. E non è una questione moralistica: guardando il documentario Il corpo delle donne, che mostra come siamo mostrate in TV, immagino che scandalo accadrebbe se di tanto ridicolo, tanto disprezzo, tanta umiliazione fossero oggetto persone di colore o di altra religione. Il fatto che si prestino volontariamente a tali spettacoli non cambia nulla, anzi, è paradossalmente proprio il cuore del problema: le giovani italiane sono ormai candidamente convinte che affermarsi nella vita significa solo avere successo in TV, e che per farlo occorra prostituirsi, e che in tutto ciò non c'è niente di male. E' morale. E' normale.
Quanti anni ci sono voluti per ficcare questo messaggio così a fondo nelle nostre "testoline"? Eppure non partivamo male. Era un Paese di donne tutto sommato istruite, che sapevano farsi rispettare, e di uomini che faticosamente avevano cominciato a capire. Tutto buttato nel cesso, in cambio di perline e lustrini, come selvaggi con un immaginario completamente colonizzato. Persino attraverso orridi telefilm nazionali in cui la protagonista adolescente corona il sogno di diventare letterina.
Ieri Obama ha parlato della donna musulmana, del suo diritto a portare l'hijab, della sua dignità. Trovo assurdo e irrazionale che si ritenga il velo islamico un simbolo di umiliazione per le donne, e il tanga trasparente un simbolo di libertà. Perché? Qualcuno sa spiegarmelo? Riteniamo "donne emancipate" delle sedicenni che mostrano il proprio corpo in cambio di qualcosa, che pensano di potersi affermare solo così. A me pare la schiavitù più vecchia del mondo, altro che libertà.
Tempo fa lessi un'intervista ad un'universitaria di Teheran. Sbeffeggiava il giornalista: "Le ragazze iraniane sognano di diventare scienziate, scrittrici, ingegneri. Le vostre cosa sognano? Di fare le soubrettes?" Ci prendiamo lezioni di emancipazione da quelle donne a cui ci riteniamo tanto superiori. Corriamo anzi a salvarle, perché anche per loro esistano magnifiche opportunità democratiche quali mostrare il culo in TV. Sono certa che preferiscono continuare a studiare da scienziate.
Mi preoccupo molto per le ragazze italiane, quelle che vedo in giro attaccate al telefonino a parlare e sognare solo di Amici e Grande Fratello. Mi auguro che si ripensi il nostro modo, e parlo di noi adulti, di proporre il corpo femminile, e soprattutto che si sappia trasmettere il valore dell'essere umano con tutte le sue infinite possibilità alle giovani generazioni. Altrimenti, nel nostro affannarci a distinguerci dall'Islam, ci ritroveremo a somigliare alla Thailandia.
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