23/06/09

SIETE PRONTI PER LA GUERRA CONTRO IL TANTO DEMONIZZATO IRAN ?

Quanta attenzione ricevono dai media americani le elezioni in paesi come Giappone, India e Argentina? Quanti cittadini e giornalisti americani conoscono i capi di governo di paesi che non siano Inghilterra, Francia o Germania? Quanti sanno per esempio i nomi dei presidenti di Svizzera, Olanda, Brasile, Giappone o Cina?

Al contrario, tutti sanno chi è il presidente dell’ Iran, essendo questi demonizzato quotidianamente dai mezzi d’ informazione USA.

Questo fatto dimostra quanto l’ America sia ignorante. In Iran non é il presidente che detta le regole, tanto meno è egli il capo supremo delle forze armate. La sua politica non puó sconfinare oltre le regole dettate dagli ayatollah, i quali non sono disposti a rinunciare alla Rivoluzione iraniana in cambio dell’ assoggettamento agli Stati Uniti.

Gli iraniani hanno avuto un’ esperienza dolorosa col governo USA. la prima elezione democratica negli anni 50, dopo un periodo di occupazione e colonizzazione, venne boicottata dagli Stati Uniti, i quali misero al potere, al posto del candidato legittimamente eletto, un dittatore sanguinario che torturó e condannó a morte i dissidenti che pensavano che l’ Iran dovesse essere uno stato indipendente dal potere degli USA.

La superpotenza americana non ha mai perdonato agli ayatollah la rivoluzione alla fine degli anni ‘70 che prese le distanze dal potere USA e durante la quale vennero tenuti in ostaggio dei funzionari dell’ ambasciata americana ritenuti delle spie, mentre gli studenti ricomposero i documenti strappati che provavano la complicitá del governo statunitense nella distruzione della democrazia in Iran.

I mezzi d’ informazione propagandistica controllati dal governo hanno risposto alla rielezione di Ahmadinejad con servizi non stop sulla violenta protesta degli iraniani a seguito del risultato elettorale. L’ invaliditá delle elezioni viene presentata come un fatto nonostante non ci sia la minima prova al riguardo. Davanti invece alle prove documentate del boicottaggio USA, i media reagirono nell’ era Gorge Bush/Karl Rove semplicemente ignorando i documenti su cui si basavano tali prove.

Da governi fantoccio, la Gran Bretagna e la Germania stanno seguendo la linea della guerra psicologica attuata dagli Stati Uniti. Il segretario degli esteri britannico, David Miliband, in un convegno dei ministri della Unione Europea tenutosi in Lussemburgo ha espresso seri dubbi sulla validitá delle elezioni in Iran, il tutto senza l’utilizzo di fonti indipendenti. Egli segue semplicemente le direttive di Washington basate sulle dichiarazioni e la protesta del candidato perdente, appoggiato dagli Stati Uniti.

Il cancelliere tedesco Angela Merkel ha sollecitato l’ ambasciatore iraniano affinché ci sia ‘piú trasparenza’ sul risultato elettorale.

La propaganda del governo USA è appoggiata anche dalla sinistra interna. In un articolo apparso nel The Nation, Robert Dreyfuss riporta le dichiarazioni isteriche di un dissidente iraniano come veritá assolute, parlando addirittura di colpo di stato.

Su quali fonti si basano le notizie diffuse dagli USA e dagli stati fantoccio?

Solamente sulle dichiarazioni del candidato perdente.

Da un sondaggio condotto in Iran da Ken Ballen del Center for Public Opinion e da Patrick Doherty del New America Foundation (entrambe associazioni nonprofit), fonti quindi indipendenti, risulta il contrario della situazione descritta dai media ufficiali. Il sondaggio è stato finanziato dal Rockfeller Brothers Fund ed è stato condotto in persiano (farsi) da una squadra il cui lavoro nella regione per ABC News e BBC ha ricevuto il premio Emmy. I risultati sono stati pubblicati nel Washington Post del 15 giugno.

Per i risultati si segua il link

Da quel sondaggio risulta che il risultato elettorale rispecchia il volere della maggior parte degli iraniani. Il sondaggio rivela inoltre importanti informazioni:

“Molti esperti ritengono che la vittoria di Mahmoud Ahmadinejad sia il risultato di frode e manipolazioni; il risultato dell’ inchiesta svolta in tutta la nazione tre settimane prima delle elezioni rivela invece che Ahmadinejad era il favorito con un margine di 2 a 1. questo margine risulta per giunta essere maggiore di quello raggiunto nelle elezioni di venerdí”.

“Mentre gli inviati occidentali a Teheran nei giorni prima delle elezioni descrivevano un’ opinione pubblica entusiasta per l’ avversario principale di Ahmadinejad, Hossein Mousavi, i nostri sondaggi condotti in tutte le 30 provincie dell’ Iran dimostrano che invece il favorito era proprio Ahmadinejad”.

“Il largo consenso per Ahmadinejad risulta chiaro dall’ indagine condotta prima delle elezioni. Durante la campagna elettorale Mousavi faceva riferimento alla propria etnia azera come secondo maggior gruppo in Iran dopo quello persiano, al fine di procurarsi consensi da parte degli appartenenti alla medesima etnia. Dalla nostra ricerca risulta al contrario che le preferenze degli azeri andavano ad Ahmadinejad con un margine di 2 a 1”.

“Molta attenzione è stata data ai giovani iraniani e al ruolo di internet come decisivi nelle elezioni di venerdí. Il nostro sondaggio al contrario ha dimostrato che soltanto un terzo degli iraniani ha accesso a internet, mentre la fascia d’ etá compresa tra i 18 e i 24 anni è risultata la piú favorevole ad Ahmadinejad rispetto alle altre”.

“Il solo gruppo sociale che è risultato favorevole a Mousavi è quello degli studenti universitari e dei laureati, nonché delle fasce piú agiate. All’ epoca del sondaggio c’ era inoltre quasi un terzo degli iraniani ancora indecisi, ma nonostante ció i risultati rispecchiano le previsioni statistiche e una frode a tali livelli risulta perció da escludere”.

Numerose fonti ritengono che gli USA abbiano attuato un piano per destabilizzare l’ Iran, finanziando bombardamenti e omicidi all’ interno della nazione. I mezzi d’ informazione statunitensi considerano questa strategia un esempio di come gli USA riescano a disciplinare gli stati ribelli, mentre i media esteri la vedono come la conferma dell’ immoralitá americana.

Lunedì 15 giugno il vecchio capo militare pakistano, il generale Mirza Aslam Beig, ha detto a Radio Pashtu che l’ intelligence ha prove inconfutabili dell’ interferenza americana nelle elezioni iraniane. “I documenti provano che la CIA ha speso 400 milioni di dollari per finanziare una sensazionale ma fittizia rivolta che doveva seguire le elezioni”.

I successi del governo statunitense nel finanziare simili messe in scena nella vecchia Georgia e Ucraina e in altre parti del vecchio impero sovietico sono stati ampiamente riportati e discussi. Tali successi vengono visti dai media americani come facenti parte del “diritto naturale” degli Stati Uniti come superpotenza, e da alcuni media esteri come segno dell’ arroganza USA nell’ immischiarsi negli affari interni di altri stati. In altri termini, c’è una reale possibilitá che il signor Hossein Mousavi faccia parte del complotto USA.

Che gli Stati Uniti stiano portando avanti una guerra psicologica a scapito dei cittadini americani e stranieri attraverso diversi mezzi d’ informazione è un fatto; al riguardo sono stati pubblicati molti articoli.

Si provi a pensare alle elezioni iraniane in un’ ottica razionale. La maggior parte dei lettori non ha conoscenze approfondite sulla situazione iraniana; usando peró il senso comune: se ci fosse il pericolo costante di un attacco al nostro paese, diciamo pure con armi nucleari, da parte di due potenze militari di gran lunga piú potenti delle nostre (come ad esempio nel caso di USA e Israele nei confronti dell’ Iran), saremmo capaci di scegliere il candidato appoggiato da quei due stati a scapito di colui che vuole difendere il nostro paese?

È credibile che l’ Iran abbia votato per diventare uno stato vassallo degli Stati uniti?

La societá iraniana è ricca in quanto ha radici molto antiche, e comprende una classe intellettuale che è laica. Una parte (anche se piccola) della gioventú ha cominciato ad adottare alcune delle abitudini tipiche delle societá occidentali quali la promiscuitá sessuale, la ricerca del piacere immediato e l’egocentrismo. Risulta cosi facile per l’ America corrompere queste fasce di popolazione affinché cerchino di contrastare il proprio governo e le regole di condotta dettate da una civiltá islamica.

Il governo USA trae vantaggio dagli iraniani filo-occidentali che contribuiscono a screditare sia il risultato elettorale che il governo iraniano stesso.

Il 14 giugno il McClatchy Washington Bureau, il quale a volte tenta di dare notizie credibili, ha concordato che esiste una guerra psicologica in corso protratta da Washington ed ha dichiarato: ” il risultato delle elezioni in Iran rende gli sforzi di Obama per il controllo dello territorio assai ardui”. Questa non é altro che l’ ammissione del fallimento diplomatico; fallimento che lascia aperta soltanto la soluzione militare.

Avendo vissuto tutto questo dall’ interno del governo USA, sono convinto che l’ America stia cercando di gettare fango sul governo iraniano, dipingendo quest’ ultimo come oppressore del popolo e della sua volontá. In questo modo gli Stati Uniti cercano di aprirsi la via per un attacco militare.

Con l’ aiuto di Mousavi gli Stati Uniti stanno creando un altro “popolo oppresso”, precisamente come accadde per gli iracheni sotto Saddam Hussein, in modo che l’ intervento americano risulti necessario. Puó forse essere che il candidato Mousavi sia stato scelto dal governo USA per diventare il presidente vassallo in Iran?

La superpotenza americana sarebbe ben felice di ristabilire l’ egemonia sull’ Iran, rendendo il colpo agli ayatollah che la privarono di tale egemonia nel 1978.

Il copione lo si vede ogni minuto nelle televisioni statunitensi.

Esiste una squadra interminabile di esperti che sostengono la linea USA. un esempio tra tanti, Gary Sick , che in passato ha fatto parte del National Security Council e attualmente insegna alla Columbia University.

“se fossero stati piú accorti e avessero detto che Ahmadinejad ha raggiunto il 51%, gli iraniani sarebbero stati si dubbiosi, ma avrebbero accettato il risultato- ha detto Sick- il fatto è che la vittoria di Ahmadinejad col 62.6% non è credibile”.

“il passaggio dalla legittimazione e supporto popolare ad una situazione in cui si esercita la repressione sulla popolazione favorisce un punto di stagnamento nella Rivoluzione iraniana”, ha continuato Sick.

Le sole informazioni dettagliate che abbiamo sono quelle date dal sondaggio: Ahmadinejad era il favorito con un margine di 2 a 1.

Ma, come in tutte le questioni che hanno a che fare con l’ egemonia dell’ America su altri popoli, non sono i fatti e la veritá che contano: ció che conta sono le bugie e la propaganda.

di Paul Craig Roberts

Fonte articolo

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