L'annuncio lo ha fatto sul suo blog poche ore fa. Beppe Grillo ha deciso di candidarsi alle primarie per l'elezione del Segretario del Partito Democratico.
La notizia è comparsa nella homepage del blog del popolare comico/informatore/politico/referendario alle 14:42.
Nel giro di pochi minuti la notizia è balzata da un capo all'altro della rete. Dopo pochissime ore tutte le grandi testate nazionale collocavano in prima posizione (o comunque tra le prime) la provocatoria dichiarazione d'intenti del blogger più famoso d'Italia.
Le testate hanno immediatamente riportato la notizia, tracciando i vari passi del post dell'ottimo Beppe e presentando come "quarta candidatura di fatto" quella di Grillo contro i già noti avversari Franceschini, Bersani e Marino (Grillo e anche i tanti organi di informazione hanno dimenticato il vero "quarto candidato": Mario Adinolfi), in un clamore davvero senza precedenti.
Basta fare un salto sul blog di Grillo per leggere la valanga di commenti di lettori entusiasti, alcuni anche in lacrime, alla notizia. Una prateria sterminata di cuori illuminati dalla scelta del "grande informatore" di squarciare lo status quo della politica italiana.
Esclusi i commenti dei tanti provocatori, risaltano però come lucciole nella notte i commenti di alcuni lettori perplessi. Chi critico verso la scelta in sé, quella di candidarsi a guidare un partito che fino a poche ore prima veniva trattato alla stessa stregua del Popolo delle Libertà, chi per una questione prettamente "istituzionale".
E' delle 17:15 il primo commento che rompe l'idillio, seppure logicamente ignorato dall'immensa comunità entusiasta. E porta la firma di Alessandro Tauro.
Delle 18:06 una e-mail con un contenuto simile viene inviata alla redazione di Repubblica.it dal solito rompi-scatole Alessandro Tauro. Pochi minuti coincidenza ha voluto che Repubblica si sia resa conto per altre vie del contenuto della e-mail, pubblicando una importante precisazione sulla notizia.
Il contenuto del commento e della mail è di fondamentale importanza, ma che non trova spazio nello spazio delle "reazioni a caldo". Il titolo è lo stesso: "Beppe Grillo non potrà candidarsi alle primarie del PD".
La motivazione, per il sommo dispiacere degli internauti convinti della ufficialità della notizia, è fornita dallo Statuto del Partito Democratico. Per l'esattezza è l'articolo 9, comma 3 a parlare:
"Possono essere candidati e sottoscrivere le candidature a Segretario nazionale e componente dell’Assemblea nazionale solo gli iscritti in regola con i requisiti di iscrizione presenti nella relativa Anagrafe alla data nella quale viene deliberata la convocazione delle elezioni".
Il 26 giugno, per l'esattezza, è stata la data in cui la Direzione Nazionale del PD ha indetto le elezioni.
I casi che si presentano di fronte ai nostri occhi sono essenzialmente 3:
1. Beppe Grillo è iscritto al PD da almeno due settimane (ovvero prima del 26 giugno). La notizia, per quanto sconcertante, non è stata riportata da nessuno e tutti i membri del Partito Democratico non hanno lasciato trapelare nulla.
Inoltre Beppe Grillo, in questo caso, avrebbe sottoscritto Statuto, Manifesto dei Valori e Codice Etico del PD, che però avrebbe di fatto ripetutamente violato in questi giorni comportandosi come non-militante e come autore critico verso il partito nel suo complesso.
2. Beppe Grillo non è iscritto al PD, ma è cosciente dell'impossibilità in questo caso di candidarsi. Per cui il suo post, per quanto estremamente "serioso" nel suo stile, è una mera provocazione, che provocherà svariati attacchi di coronarie e feroci delusioni, stando agli attuali trepidanti commenti dei lettori.
3. Beppe Grillo non è iscritto al PD e non ha la più pallida idea di quali siano le regole per cui presentarsi alle primarie del PD. Però ha annunciato comunque la candidatura. Male che va tornerà tutto come 6 ore fa. E se qualcuno del PD lo criticherà per la superficialità della dichiarazione di candidatura, potrà sempre ribaltare il tutto con la sempreverde (e spesso giustificabile) etichetta del "Pdmenoelle".
Se ci ritroviamo nel caso delle ultime due possibilità (le più probabili), ricordo che per la stessa ragione formale le candidature alle scorse primarie (2008) di Antonio Di Pietro, Furio Colombo ed Emma Bonino vennero cestinate dagli organi dirigenti.
C'è da dubitare che per Beppe Grillo la "nomenclatura" avrà un occhio di riguardo.
Si accettano scommesse.
PS: Io punto tutto sull'ipotesi che la dirigenza del PD applicherà alla lettera lo Statuto e ci rovinerà tutto il divertimento. Attendiamo la mossa del croupier...
La notizia è comparsa nella homepage del blog del popolare comico/informatore/politico/referendario alle 14:42.
Nel giro di pochi minuti la notizia è balzata da un capo all'altro della rete. Dopo pochissime ore tutte le grandi testate nazionale collocavano in prima posizione (o comunque tra le prime) la provocatoria dichiarazione d'intenti del blogger più famoso d'Italia.
Le testate hanno immediatamente riportato la notizia, tracciando i vari passi del post dell'ottimo Beppe e presentando come "quarta candidatura di fatto" quella di Grillo contro i già noti avversari Franceschini, Bersani e Marino (Grillo e anche i tanti organi di informazione hanno dimenticato il vero "quarto candidato": Mario Adinolfi), in un clamore davvero senza precedenti.
Basta fare un salto sul blog di Grillo per leggere la valanga di commenti di lettori entusiasti, alcuni anche in lacrime, alla notizia. Una prateria sterminata di cuori illuminati dalla scelta del "grande informatore" di squarciare lo status quo della politica italiana.
Esclusi i commenti dei tanti provocatori, risaltano però come lucciole nella notte i commenti di alcuni lettori perplessi. Chi critico verso la scelta in sé, quella di candidarsi a guidare un partito che fino a poche ore prima veniva trattato alla stessa stregua del Popolo delle Libertà, chi per una questione prettamente "istituzionale".
E' delle 17:15 il primo commento che rompe l'idillio, seppure logicamente ignorato dall'immensa comunità entusiasta. E porta la firma di Alessandro Tauro.
Delle 18:06 una e-mail con un contenuto simile viene inviata alla redazione di Repubblica.it dal solito rompi-scatole Alessandro Tauro. Pochi minuti coincidenza ha voluto che Repubblica si sia resa conto per altre vie del contenuto della e-mail, pubblicando una importante precisazione sulla notizia.
Il contenuto del commento e della mail è di fondamentale importanza, ma che non trova spazio nello spazio delle "reazioni a caldo". Il titolo è lo stesso: "Beppe Grillo non potrà candidarsi alle primarie del PD".
La motivazione, per il sommo dispiacere degli internauti convinti della ufficialità della notizia, è fornita dallo Statuto del Partito Democratico. Per l'esattezza è l'articolo 9, comma 3 a parlare:
"Possono essere candidati e sottoscrivere le candidature a Segretario nazionale e componente dell’Assemblea nazionale solo gli iscritti in regola con i requisiti di iscrizione presenti nella relativa Anagrafe alla data nella quale viene deliberata la convocazione delle elezioni".
Il 26 giugno, per l'esattezza, è stata la data in cui la Direzione Nazionale del PD ha indetto le elezioni.
I casi che si presentano di fronte ai nostri occhi sono essenzialmente 3:
1. Beppe Grillo è iscritto al PD da almeno due settimane (ovvero prima del 26 giugno). La notizia, per quanto sconcertante, non è stata riportata da nessuno e tutti i membri del Partito Democratico non hanno lasciato trapelare nulla.
Inoltre Beppe Grillo, in questo caso, avrebbe sottoscritto Statuto, Manifesto dei Valori e Codice Etico del PD, che però avrebbe di fatto ripetutamente violato in questi giorni comportandosi come non-militante e come autore critico verso il partito nel suo complesso.
2. Beppe Grillo non è iscritto al PD, ma è cosciente dell'impossibilità in questo caso di candidarsi. Per cui il suo post, per quanto estremamente "serioso" nel suo stile, è una mera provocazione, che provocherà svariati attacchi di coronarie e feroci delusioni, stando agli attuali trepidanti commenti dei lettori.
3. Beppe Grillo non è iscritto al PD e non ha la più pallida idea di quali siano le regole per cui presentarsi alle primarie del PD. Però ha annunciato comunque la candidatura. Male che va tornerà tutto come 6 ore fa. E se qualcuno del PD lo criticherà per la superficialità della dichiarazione di candidatura, potrà sempre ribaltare il tutto con la sempreverde (e spesso giustificabile) etichetta del "Pdmenoelle".
Se ci ritroviamo nel caso delle ultime due possibilità (le più probabili), ricordo che per la stessa ragione formale le candidature alle scorse primarie (2008) di Antonio Di Pietro, Furio Colombo ed Emma Bonino vennero cestinate dagli organi dirigenti.
C'è da dubitare che per Beppe Grillo la "nomenclatura" avrà un occhio di riguardo.
Si accettano scommesse.
PS: Io punto tutto sull'ipotesi che la dirigenza del PD applicherà alla lettera lo Statuto e ci rovinerà tutto il divertimento. Attendiamo la mossa del croupier...
Fonte articolo
c'è un'ulteriore possibilità: la sua candidatura non verrà accettata, e questo Grillo già lo sapeva..., ma utilizza questo metodo per scendere in politica creando un partito tutto suo.
RispondiEliminaper me è stata solo una provocazione... vediamo come si evolve....
RispondiEliminaSarebbe bello che Grillo abbia la tessera, fatta appositamente poche settimane fa nel silenzio e che magari si sia giá mosso per avere le 1500-2000 firme di tesserati PD (quelle non credo sarebbero un problema).
RispondiEliminaSe non ha fatto niente di tutto questo, come é probabile, allora é solo una provocazione per urlare contro il PD antidemocratico.
Spero nella prima versione, il PD é criticabilissimo anche senza escludere Grillo dalle primarie.