Vanta nel paese un consenso imbarazzante - dice. Malgrado le calunnie della stampa, il consenso che gli attribuiscono i sondaggi è superiore al 60 per cento - spiega. Tuttavia, quando si esibisce in pubblico, la polizia riceve l’ordine di sgomberare interi quartieri. Timore dei terroristi? No, dei contestatori. Ne abbiamo avuta una prova ulteriore quest’oggi a Milano, dove all’ora della “pausa pranzo” con Fanny e un altro paio di amici siamo andati a curiosare al convegnone di piazza Affari, al quale erano annunciati il presidente del consiglio, Mubarak e altra bella gente. La piazza era irraggiungibile; l’intero quartiere, nel centro della città, era militarizzato, sorvegliato da centinaia e centinaia di agenti in borghese e in divisa. Non potendo entrare in piazza, ci siamo fermati su un marciapiede in attesa di qualche illustre convegnista e subito ci sono arrivati addosso una ventina di poliziotti. Ci hanno invitati ripetutamente ad andar via, per motivi di sicurezza. Poi, sempre per motivi di sicurezza, siamo stati chiusi dentro un recinto di transenne di due metri per due sul marciapiede. Un palcoscenico naturale che ho cercato di utilizzare al meglio ricordando per l’ennesima volta la storia della banda Berlusconi: Gelli, Mangano, Craxi, i conti neri, Dell’Utri, i collegamenti con la mafia, le leggi canaglia, le menzogne, Mills e tutto il resto. Un ragazzo è sceso da un palazzo vicino per chiedermi di fare una foto con lui, ma non era il caso. Mi dicono che dall’ultimo piano poi ne ha fatte altre: se ne ha e ci legge, ce le mandi! Prometto che la foto insieme la faremo! Decine di passanti si fermavano un attimo, senza voglia di capire. I volti degli agenti trasudavano un’incolpevole ottusità. Difendere per 1200 euro al mese l’incolumità psicologica di certa gentaglia dai cittadini che gridano allo scandalo: quanto dev’essere umiliante! Poi è partito un ordine: portateli via! Si preparava a passare un corteo di auto blu, e la nostra semplice presenza dava fastidio. Quando gli ho chiesto il nome, il capetto che aveva dato l’ordine mi ha risposto: “mi chiamo Ciccio Formaggio”. E poi pretendono di identificare gli altri, questi vigliacchi. Fanny e io siamo stati allontanati a forza - da 24 agenti in tutto: li ha contati il nostro amico Marco! - in un vicolo laterale e bloccati senza alcuna ragione davanti a un portone. Per quaranta minuti cinque agenti in divisa ci hanno piantonati mentre ho continuato senza soste a tenere il solito comizietto sui fattacci italiani, collegando nomi, date, circostanze. Ai passanti chiedevo di chiamare i carabinieri perchè eravamo vittime di un sequesto di polizia. Mi guardavano con la medesima espressione degli uomini in divisa. Tranne un paio: una ragazza bionda ha chiesto ai birri il motivo per cui ci trattenevano. ovviamente senza ottenere risposta. Un ragazzo, pur non sentendosela di filmare con il suo telefonino (”non posso permettermelo”, mi ha detto), ha chiamato una sua amica avvocatessa. Non avevamo con noi la videocamera, purtroppo. La scena della folla di poliziotti che ci caricano e portano nel vicolo sarebbe stato un bel reperto d’epoca. Per tutto il tempo hanno filmato due videoreporter, ma dubito che ci forniranno le immagini: erano entrambi della questura. Ala fine, intervenuta l’avvocatessa e andati via i capoccioni con lungo corteo di auto, furgoni e camionette, siamo stati liberati, con l’obbligo di lasciare il quartiere. Il tutto per non disturbare il silenzio di regime: quel silenzio che ha inghiottito la residua dignità di una nazione. Ma oltre che vigliacchi sono incapaci. Infatti un altro nostro amico, l’ottimo Vincenzo, abilmente smarcatosi dal trambusto, è ruscito a valicare i controlli e, quando l’incontestabile è uscito dal palazzo, s’è fatto trovare a pochi metri per gridargli una bella sequenza di sacrosante invettive. Che cosa ci si deve inventare, nel paese dei Ciccio Formaggio, per dare pubblica testimonianza della verità! Anche di questa scena dubito che vedrete mai le immagini, malgrado fossero presenti, accanto agli operatori della questura, inviatidi tutte le televisioni del regno.
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