Le righe che seguiranno non sono il cardine di ciò che potrebbe sembrare un appello sarcastico, surreale, o ancora meglio provocatorio. Potrebbe esserlo, ma temo sia l'appello più serio di quanto mai sarebbe potuto essere.
O è forse entrambe le cose.
Non celebrate mai più Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Non organizzate mai più una manifestazione in loro nome. Non evocate mai più il loro ricordo. Nè tanto meno quello di Peppino Impastato, di don Pino Puglisi, di Libero Grassi, di Antonino Scopelliti, di Giuseppe Fava, di Pio La Torre, di Placido Rizzotto e dei tanti altri eroi, più o meno coscienti di ciò che li aspettava, nella quotidiana guerra contro la Mafia.
Le autorità di Stato smettano di ricordare il loro eroismo all'interno dei discorsi ufficiali. I giornalisti TV la finiscano di dedicare micro-servizi nei giorni dell'anniversario delle loro morti. Le coraggiose organizzazioni anti-mafia nate in memoria del loro estremo sacrificio smettano di celebrarne il ricordo.
Non parlatene più. Perché in un paese come il nostro un Presidente della Repubblica, un Presidente del Consiglio, un parlamentare, un consigliere comunale, un ministro, un giornalista RAI, un giornalista Mediaset e tanti altri ancora dovrebbero tacere.
E ieri, in memoria di Paolo Borsellino, in un certo senso, l'hanno realmente fatto.
Sono passati 17 anni da quel doppio omicidio che ha fatto vacillare le fondamenta della lotta alla mafia. 17 anni. E dopo un'enormità di tempo simile siamo allo stesso punto di partenza in cui ci trovavamo in quei giorni in cui Via D'Amelio assomigliava come non mai ad uno scenario post-bombardamento: dobbiamo ancora scoprire mandanti ed esecutori.
Due degli "omicidi eccellenti" di questo paese dopo 17 anni sono ancora irrisolti. Sappiamo che la mafia ha avuto un ruolo determinante in queste terribili stragi. E basta. Non sappiamo altro, se non ciò che possiamo liberamente immaginare.
I più svegli, o forse i più paranoici, vedono nella mafia il semplice esecutore del delitto. Credono che gli attori protagonisti vadano cercati nello Stato e non nell'anti-Stato.
Interpretano allo stesso modo Portella della Ginestra, Piazza Fontana, la Stazione di Bologna, Ustica, Moro... e chissà cos'altro. Illusi. Paranoici. Complottisti.
Lasciate perdere le storie di agenti segreti con "faccia da mostro", lasciate perdere gli accordi tra mafia e Stato, lasciate perdere il bacio di Andreotti, gli accordi del colonnello Mori, le ultime rivelazioni di Ciancimino Jr., l'attesa del "papello" delle richieste, le strane dichiarazioni del boss Riina che sembrano chiamare in causa i più importanti vertici dello Stato, le agende rosse sparite nel nulla e i tabulati telefonici raccolti a suo tempo da Gioacchino Genchi.
Pensare a tutto questo fa solo male al fegato, al cervello e al cuore.
Ieri a Palermo soltanto 200 cittadini si sono presi la briga di presentarsi in Via D'Amelio, nella cerimonia della commemorazione. Nessun lenzuolo bianco appeso alle finestre, nessuna autorità presente.
Dopo 17 anni il ricordo comincia a sbiadire, a sfumare. Comincia a prevalere l'immagine di cinquantenni panzoni, trogloditi e ignoranti che sventrano con il loro tritolo intere autostrade e dall'altra parte tutti straordinari uomini di stato che nel corso degli anni hanno disintegrato la mafia. Se vi piace vederla così, accomodatevi.
Fate bene. Lasciate perdere complotti, legami, accordi e infiltrazioni. Perché anche quando si parla di infiltrazioni bisogna capire se è la Mafia che si fa Stato o viceversa.
Lasciamoli nell'oblio eterno. Annulliamo per sempre il loro sacrificio. Non erano nessuno. Non meritano rispetto, ricordo e celebrazione. Non lo meritano da questo paese.
Perché dovremmo aspettarci la commemorazione di due eroi civili coscienti da parte di un paese che si impersona in uomini di dubbia reputazione come Marcello Dell'Utri, Salvatore Cuffaro o Giulio Andreotti?
Chi deve ricordare il sacrificio di due magistrati? Un popolo che vuole essere governato da questa gente (perché ricordiamocelo, non stiamo subendo un colpo di Stato, siamo una nazione che vota liberamente e accetta di avere mafiosi in Parlamento), un popolo che accetta di buon grado di avere un sottosegretario all'Economia e coordinatore di partito, Nicola Cosentino, indagato per Camorra o un popolo che non fa una piega di fronte a nuovi 3 parlamentari in odore di mafia come Carlo Vizzini (PDL), Saverio Romano (UDC) e Salvatore Cintola (UDC)?
Un popolo così non deve ricordare nulla. Deve abbandonarsi alla rimozione dei ricordi.
In fondo, alla fin fine, lo sappiamo tutti che la mafia non esiste.
PS: Prego ciascuno di voi di tutto cuore di leggere con attenzione l'importante iniziativa presentata da L'Incarcerato nel suo post di oggi. Vi invito ad inviare la mail contenuta nel post al ministro della giustizia, Angelino Alfano, al fine di sollecitare una urgentissima ispezione presso il carcere di Sollicciano (Firenze), nel quale troppi detenuti in tempi brevissimi hanno trovato la morte per cause troppo spesso indefinite.
Grazie e... passaparola!
O è forse entrambe le cose.
Non celebrate mai più Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Non organizzate mai più una manifestazione in loro nome. Non evocate mai più il loro ricordo. Nè tanto meno quello di Peppino Impastato, di don Pino Puglisi, di Libero Grassi, di Antonino Scopelliti, di Giuseppe Fava, di Pio La Torre, di Placido Rizzotto e dei tanti altri eroi, più o meno coscienti di ciò che li aspettava, nella quotidiana guerra contro la Mafia.
Le autorità di Stato smettano di ricordare il loro eroismo all'interno dei discorsi ufficiali. I giornalisti TV la finiscano di dedicare micro-servizi nei giorni dell'anniversario delle loro morti. Le coraggiose organizzazioni anti-mafia nate in memoria del loro estremo sacrificio smettano di celebrarne il ricordo.
Non parlatene più. Perché in un paese come il nostro un Presidente della Repubblica, un Presidente del Consiglio, un parlamentare, un consigliere comunale, un ministro, un giornalista RAI, un giornalista Mediaset e tanti altri ancora dovrebbero tacere.
E ieri, in memoria di Paolo Borsellino, in un certo senso, l'hanno realmente fatto.
Sono passati 17 anni da quel doppio omicidio che ha fatto vacillare le fondamenta della lotta alla mafia. 17 anni. E dopo un'enormità di tempo simile siamo allo stesso punto di partenza in cui ci trovavamo in quei giorni in cui Via D'Amelio assomigliava come non mai ad uno scenario post-bombardamento: dobbiamo ancora scoprire mandanti ed esecutori.
Due degli "omicidi eccellenti" di questo paese dopo 17 anni sono ancora irrisolti. Sappiamo che la mafia ha avuto un ruolo determinante in queste terribili stragi. E basta. Non sappiamo altro, se non ciò che possiamo liberamente immaginare.
I più svegli, o forse i più paranoici, vedono nella mafia il semplice esecutore del delitto. Credono che gli attori protagonisti vadano cercati nello Stato e non nell'anti-Stato.
Interpretano allo stesso modo Portella della Ginestra, Piazza Fontana, la Stazione di Bologna, Ustica, Moro... e chissà cos'altro. Illusi. Paranoici. Complottisti.
Lasciate perdere le storie di agenti segreti con "faccia da mostro", lasciate perdere gli accordi tra mafia e Stato, lasciate perdere il bacio di Andreotti, gli accordi del colonnello Mori, le ultime rivelazioni di Ciancimino Jr., l'attesa del "papello" delle richieste, le strane dichiarazioni del boss Riina che sembrano chiamare in causa i più importanti vertici dello Stato, le agende rosse sparite nel nulla e i tabulati telefonici raccolti a suo tempo da Gioacchino Genchi.
Pensare a tutto questo fa solo male al fegato, al cervello e al cuore.
Ieri a Palermo soltanto 200 cittadini si sono presi la briga di presentarsi in Via D'Amelio, nella cerimonia della commemorazione. Nessun lenzuolo bianco appeso alle finestre, nessuna autorità presente.
Dopo 17 anni il ricordo comincia a sbiadire, a sfumare. Comincia a prevalere l'immagine di cinquantenni panzoni, trogloditi e ignoranti che sventrano con il loro tritolo intere autostrade e dall'altra parte tutti straordinari uomini di stato che nel corso degli anni hanno disintegrato la mafia. Se vi piace vederla così, accomodatevi.
Fate bene. Lasciate perdere complotti, legami, accordi e infiltrazioni. Perché anche quando si parla di infiltrazioni bisogna capire se è la Mafia che si fa Stato o viceversa.
Lasciamoli nell'oblio eterno. Annulliamo per sempre il loro sacrificio. Non erano nessuno. Non meritano rispetto, ricordo e celebrazione. Non lo meritano da questo paese.
Perché dovremmo aspettarci la commemorazione di due eroi civili coscienti da parte di un paese che si impersona in uomini di dubbia reputazione come Marcello Dell'Utri, Salvatore Cuffaro o Giulio Andreotti?
Chi deve ricordare il sacrificio di due magistrati? Un popolo che vuole essere governato da questa gente (perché ricordiamocelo, non stiamo subendo un colpo di Stato, siamo una nazione che vota liberamente e accetta di avere mafiosi in Parlamento), un popolo che accetta di buon grado di avere un sottosegretario all'Economia e coordinatore di partito, Nicola Cosentino, indagato per Camorra o un popolo che non fa una piega di fronte a nuovi 3 parlamentari in odore di mafia come Carlo Vizzini (PDL), Saverio Romano (UDC) e Salvatore Cintola (UDC)?
Un popolo così non deve ricordare nulla. Deve abbandonarsi alla rimozione dei ricordi.
In fondo, alla fin fine, lo sappiamo tutti che la mafia non esiste.
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Grazie e... passaparola!
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