Il funerale stile show hollywodiano: sì, sì, sì. Il mezzo crac della California: no, no, no. Continua il calvario dello Stato guidato da Arnold Scwarzenegger. E continua la saga degli infiniti silenzi della stampa italiota sulla crisi economica peggiore degli ultimi 80 anni. Ieri, dalle colonne del Wall Street Journal, è arrivata l’ennesima secchiata d’acqua gelata per le disastrate casse della California: alcune delle principali banche a stelle e a strisce non hanno più intenzione di accettare le “cambialone” emesse dall’amministrazione dell’ex culturista, ex attore e ora - per sua sventura - governatore Schwarzenegger. Una pessima notizia - l’ennesima in questi ormai dieci mesi di crisi economica - che non ha trovato spazio sui giornali e tiggì italiani. Che per la cronaca - sempre ieri e sempre per quel che riguarda Los Angeles e dintorni - hanno preferito dedicare fiumi di pagine e di inchiostro digitale al saluto che gli amici di Hollywood hanno voluto dedicare a Micheal Jackson.
Una scelta editoriale a dir poco surreale. Sia come sia. Breve riassunto - per chi fosse digiuno dell’intera vicenda - delle puntate precedenti (non della vita del più celebre dei Jackson five; ma del quasi crac della California):
1) A dicembre 2008, causa la peggior crisi dal 1929 ad oggi, la California - assieme ad altri 42 Stati americani su 52 - si era ritrovata con buchi di bilancio grossi come crateri.
2) La soluzione, per la California, comunque pareva a portata di mano. Sotto forma di un bell’aumento di tasse (per la precisione e secondo il “Corriere della Sera”: un’ addizionale dell’ 1% sull’ imposta di consumo; un aumento della tassa di circolazione; e un incremento dello 0,25% dell’ Irpef californiana). Aumento che però - come ha scritto sempre il “Corriere” - è stato bocciato brutalmente dagli elettori. Che chiamati a dare il loro parere con un referendum ad hoc, hanno detto un seccon “no” all’idea di mettere le mani al loro portafoglio.
3) Da allora sono partite polemiche (politiche) infinite su come far quadrare i conti. Che non hanno portato da nessuna parte. Il governatore repubblicano - ed ex culturista ed ex attore - Arnold Scwartzeneger aveva proposto tagli draconiani a scuola e Sanità. I parlamentari democratici avevano altre idee.
4) E - discutendo discutendo - si è fatto tardi. Mercoledì scorso, negli Stati Uniti, si è chiuso l’anno fiscale. E la California si è ritrovata senza un accordo politico su come far quadrare i conti e senza soldi in cassa. Anzi e per la precisione: con un buco di bilancio di 26.3 miliardi di dollari.
5) Giovedì scorso, l’amministrazione guidata da Schwarzenegger si è trovata costretta - ebbene sì - a emettere 29.000 I.O.U. (che sta per “I owe you”, ovvero “ti sono debitore”). Che vuol dire 29.000 cambiali per un controvalore di 53 milioni di dollari. Che serviranno a pagare una tranche di rimborsi fiscali dovuti ai contribuenti.
Ora: le banche avevano accettato di prendere queste cambialone rifilate ai loro clienti dall’amministrazione Schwarzenegger. Poi, qualcosa è cambiato. E, ieri, il Wall Street Journal ha scritto nero su bianco che:
Alcune delle più grandi banche degli Stati Uniti smetteranno di accettare gli I.O.U. emessi dalla California a partire da venerdì prossimo (…)
Se la California continuerà ad emettere cambiali, i creditori saranno obbligati a tenerle fino alla loro scadenza, cioè fino al 2 di ottobre, a meno che non trovino una banca disposta comunque ad accettarli.
Una pessima notizia, dunque, per Schwarzy e i suoi concittadini. Perchè spendere gli I.O.U. diventerà più difficile. E perchè - a rigor di logica - lo Stato farà anche molta più fatica a piazzarli in giro tra contribuenti e fornitori. La California, dunque, si trova a un bivio: sbloccare l’empasse politica (e tagliare la spesa sociale a colpi di mannaia); oppure infilarsi in una crisi che ogni giorno si fa più complicata. Tanto che, come ricordava sempre il Wall Street Journal, l’agenzia di rating Fitch - che assieme a Standard&Poor’s e Moody’s è una delle tre società al mondo che dà le pagelle a Stati e aziende - nel dubbio, lunedì scorso, ha già abbassato il suo voto sulla California appena sopra al livello spazzatura.
Difficile dire come andrà a finire. Chi vivrà - e non si farà distrarre troppo dai funerali - vedrà.
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