"E' un fatto morale, ma anche un fatto di orgoglio nazionale, perché tutti potranno vedere che a tre mesi dal terremoto l'Italia è riuscita a fare quello che nessun altro Paese al mondo è mai riuscito a fare in circostanza simili a queste. Con il piano di ricostruzione che stiamo mettendo a punto entro il 30 ottobre avremo costruito alloggi per 700 milioni di euro: nessuno al mondo è riuscito in un miracolo così".
Era questa la frase con cui il Dio in terra (che la Divina Provvidenza ha deciso di donare all'Italia e non nuovamente alla Palestina) motivava il 23 aprile scorso la proposta di spostare il G8 dall'isola della Maddalena al martoriato capoluogo abruzzese: L'Aquila.
E se il nostro miracoloso Silvio di Arcore non ha nulla da invidiare alle moltiplicazioni alimentari, alle guarigioni oculistiche e alle restituzioni di vita del suo predecessore di Nazareth, deve quantomeno fornirci qualche spiegazione se i miracoli annunciati non riescono.
Se non si trattasse di un uomo miracoloso, ma di un semplice prestigiatore, a quest'ora avremmo il pieno diritto di chiedere il rimborso del biglietto.
Lo scopo principe del G8 a L'Aquila era mostrare la grande opera di ricostruzione avviata, il piano C.A.S.E. da terminare il 30 ottobre e l'orgoglio nazionale.
Invece ciò che avranno di fronte ai loro occhi i 7 "grandi" ospiti nel nostro paese sarà una splendida cittadella costruita appositamente per il summit a Coppito, un modernissimo aeroporto a Preturo, una nuova superstrada tra l'aeroporto e il capoluogo, aiuole e cespugli iper-curati.
Ma se solo volteranno lo sguardo al di là degli affabili e sfavillanti occhi del premier, troveranno attorno a questo Eden fortificato la stessa città di 3 mesi fa, stracolma delle sue rovine e delle sue tende.
Avranno di fronte ai loro occhi il miracolo mancato.
Quasi sicuramente nessuno avrebbe potuto fare di meglio. E la rapidità delle soluzioni intraprese non è certo in discussione. Ma mostrare una cittadina creata quasi ex-novo, un'intera superstrada e un aeroporto creato praticamente dal nulla quando attorno niente è cambiato rispetto al 6 aprile è forse il peggiore affronto da fare ad un popolo martoriato.
Peggiore anche della scelta di non fare nulla nemmeno per il G8.
All'annuncio del premier dello spostamento di destinazione le reazioni furono dapprima di sconcerto, poi di irrefrenabile entusiasmo. Soprattutto tra il PD e la CGIL.
Entusiasti furono il sindaco dell'Aquila Massimo Cialente (PD) e la Presidentessa della Provincia Stefania Pezzopane (PD) ("una grandissima occasione"), oltre a Guglielmo Epifani (CGIL) ("un segno di attenzione"), Luigi Angeletti (UIL) ("un'idea meritevole"), Dario Franceschini, Pierferdinando Casini, Antonio Razzi (IDV) ("una scelta magnifica, ne sono felicissimo").
Perplessi David Sassoli (PD), Antonio Di Pietro (IDV) ed Emma Marcegaglia (Confindustria).
Del tutto contrari (e contrariati) Fabio Evangelisti (IDV), Paolo Cento (SL), Daniela Santroni (SL), Vittorio Agnoletto (PRC), Arturo Parisi (PD), Ignazio Marino (PD).
Delle voci spaurite nel grande gioco del consenso.
Curiosa la posizione di Margherita Boniver (PDL) che prima dichiarava "Credo che uno spostamento del G8 non possa essere immaginabile" e dopo appena pochi minuti affermava "Il Presidente Berlusconi ha voluto un luogo simbolo. Questo farà molto bene all'economia abruzzese in questo momento in ginocchio".
Così come quella dei ministri Frattini e Sacconi, irremovibilmente contrari all'ipotesi dello spostamento fino all'annuncio ufficiale di Re Silvio, divenendo dei veri fans dell'idea. I giullari di corte.
L'onorevole Boniver (ma non solo) parlava di una scelta che avrebbe fatto bene all'Abruzzo.
Ha fatto bene questa scelta? Chiedetelo ai cittadini dell'Aquila.
Chiedetelo agli sfollati di Coppito, che in questi giorni al disagio di vivere nelle tende aggiungeranno quello di non potersi spostare dalle tendopoli.
Chiedetelo agli aquilani costretti a vivere in una gigantesca caserma senza mura, senza nemmeno la possibilità di contattare telefonicamente un altro essere umano.
Chiedetelo agli aquilani più fortunati che vivono negli alberghi, sbattuti da un albergo all'altro perché nelle loro stanze bisogna ospitare le delegazioni provenienti dall'estero, che meritano, quindi, sistemazioni più comode di quelle a cui hanno diritto degli imprevisti senza tetto!
Sarebbe stata certamente un'occasione migliore se questo G8 non si fosse tenuto affatto. Sicuramente non a L'Aquila, ma nemmeno in Sardegna. E i soldi spesi per infrastrutture inutilizzate sarebbero potuti servire per questioni di maggiore priorità.
In questi giorni è stato reso pubblico il piano di sicurezza per il rischio terremoti. In caso di sisma superiore a 4 gradi Richter tutti i partecipanti al summit dovranno abbandonare la Scuola della GdF presso cui si terrà il vertice, che verrà interrotto all'istante.
Ma se questa situazione è così rischiosa per i capi di Stato e di governo che parteciperanno all'incontro, non lo è altrettanto per la popolazione civile dell'Aquila che da diversi giorni è obbligata ad abbandonare le tendopoli e a tornare nelle proprie case, se catalogate come classe A (nessun danno o danni lievi).
Per il governo italiano la scuola sottufficiali della Guardia di Finanza, antisismica, non è sicura in caso di terremoto sopra al 4° grado Richter. Le case dell'Aquila, per i suoi cittadini, lo sono.
Era questa la frase con cui il Dio in terra (che la Divina Provvidenza ha deciso di donare all'Italia e non nuovamente alla Palestina) motivava il 23 aprile scorso la proposta di spostare il G8 dall'isola della Maddalena al martoriato capoluogo abruzzese: L'Aquila.
E se il nostro miracoloso Silvio di Arcore non ha nulla da invidiare alle moltiplicazioni alimentari, alle guarigioni oculistiche e alle restituzioni di vita del suo predecessore di Nazareth, deve quantomeno fornirci qualche spiegazione se i miracoli annunciati non riescono.
Se non si trattasse di un uomo miracoloso, ma di un semplice prestigiatore, a quest'ora avremmo il pieno diritto di chiedere il rimborso del biglietto.
Lo scopo principe del G8 a L'Aquila era mostrare la grande opera di ricostruzione avviata, il piano C.A.S.E. da terminare il 30 ottobre e l'orgoglio nazionale.
Invece ciò che avranno di fronte ai loro occhi i 7 "grandi" ospiti nel nostro paese sarà una splendida cittadella costruita appositamente per il summit a Coppito, un modernissimo aeroporto a Preturo, una nuova superstrada tra l'aeroporto e il capoluogo, aiuole e cespugli iper-curati.
Ma se solo volteranno lo sguardo al di là degli affabili e sfavillanti occhi del premier, troveranno attorno a questo Eden fortificato la stessa città di 3 mesi fa, stracolma delle sue rovine e delle sue tende.
Avranno di fronte ai loro occhi il miracolo mancato.
Quasi sicuramente nessuno avrebbe potuto fare di meglio. E la rapidità delle soluzioni intraprese non è certo in discussione. Ma mostrare una cittadina creata quasi ex-novo, un'intera superstrada e un aeroporto creato praticamente dal nulla quando attorno niente è cambiato rispetto al 6 aprile è forse il peggiore affronto da fare ad un popolo martoriato.
Peggiore anche della scelta di non fare nulla nemmeno per il G8.
All'annuncio del premier dello spostamento di destinazione le reazioni furono dapprima di sconcerto, poi di irrefrenabile entusiasmo. Soprattutto tra il PD e la CGIL.
Entusiasti furono il sindaco dell'Aquila Massimo Cialente (PD) e la Presidentessa della Provincia Stefania Pezzopane (PD) ("una grandissima occasione"), oltre a Guglielmo Epifani (CGIL) ("un segno di attenzione"), Luigi Angeletti (UIL) ("un'idea meritevole"), Dario Franceschini, Pierferdinando Casini, Antonio Razzi (IDV) ("una scelta magnifica, ne sono felicissimo").
Perplessi David Sassoli (PD), Antonio Di Pietro (IDV) ed Emma Marcegaglia (Confindustria).
Del tutto contrari (e contrariati) Fabio Evangelisti (IDV), Paolo Cento (SL), Daniela Santroni (SL), Vittorio Agnoletto (PRC), Arturo Parisi (PD), Ignazio Marino (PD).
Delle voci spaurite nel grande gioco del consenso.
Curiosa la posizione di Margherita Boniver (PDL) che prima dichiarava "Credo che uno spostamento del G8 non possa essere immaginabile" e dopo appena pochi minuti affermava "Il Presidente Berlusconi ha voluto un luogo simbolo. Questo farà molto bene all'economia abruzzese in questo momento in ginocchio".
Così come quella dei ministri Frattini e Sacconi, irremovibilmente contrari all'ipotesi dello spostamento fino all'annuncio ufficiale di Re Silvio, divenendo dei veri fans dell'idea. I giullari di corte.
L'onorevole Boniver (ma non solo) parlava di una scelta che avrebbe fatto bene all'Abruzzo.
Ha fatto bene questa scelta? Chiedetelo ai cittadini dell'Aquila.
Chiedetelo agli sfollati di Coppito, che in questi giorni al disagio di vivere nelle tende aggiungeranno quello di non potersi spostare dalle tendopoli.
Chiedetelo agli aquilani costretti a vivere in una gigantesca caserma senza mura, senza nemmeno la possibilità di contattare telefonicamente un altro essere umano.
Chiedetelo agli aquilani più fortunati che vivono negli alberghi, sbattuti da un albergo all'altro perché nelle loro stanze bisogna ospitare le delegazioni provenienti dall'estero, che meritano, quindi, sistemazioni più comode di quelle a cui hanno diritto degli imprevisti senza tetto!
Sarebbe stata certamente un'occasione migliore se questo G8 non si fosse tenuto affatto. Sicuramente non a L'Aquila, ma nemmeno in Sardegna. E i soldi spesi per infrastrutture inutilizzate sarebbero potuti servire per questioni di maggiore priorità.
In questi giorni è stato reso pubblico il piano di sicurezza per il rischio terremoti. In caso di sisma superiore a 4 gradi Richter tutti i partecipanti al summit dovranno abbandonare la Scuola della GdF presso cui si terrà il vertice, che verrà interrotto all'istante.
Ma se questa situazione è così rischiosa per i capi di Stato e di governo che parteciperanno all'incontro, non lo è altrettanto per la popolazione civile dell'Aquila che da diversi giorni è obbligata ad abbandonare le tendopoli e a tornare nelle proprie case, se catalogate come classe A (nessun danno o danni lievi).
Per il governo italiano la scuola sottufficiali della Guardia di Finanza, antisismica, non è sicura in caso di terremoto sopra al 4° grado Richter. Le case dell'Aquila, per i suoi cittadini, lo sono.
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