- “Anche il fisco Usa colpito dalla crisi”, La Stampa (articolo non disponibile on line). La crisi economica sarà ormai agli sgoccioli, come ripete il presidente a stelle e strisce, Barack Obama. Ma i guai per le casse dello Stato Usa paiono essere solo all’inizio. Secondo un’indagine condotta dall’Associated Press: il gettito fiscale - cioè, in sostanza, i soldi raccolti con le tasse - nel 2009 dovrebbe calare di ben il 19%. Una percentuale “monstre”. Che rappresenta il crollo peggiore dal 1932, cioè dai tempi della Grande depressione ad oggi. E al cui confronto il calo del gettito fiscale del 3,2% che - secondo le stime di Banca d’Italia - si sarebbe abbattutto sulle casse del Belpaese nei primi cinque mesi di quest’anno sarebbe una bazzecola. In particolare le cifre messe in fila dall’Associated Press danno le imposte sui redditi dei lavoratori in calo del 22%. Mentre le imposte sulle aziende farebbero segnare addirittura un meno 57%.
- “China’s growth figures fail to add up”, Financial Times. Non è tutto oro quel che luce. E i conti faticano a tornare anche in Cina. Pechino, finora, non ha fatto altro che ripetere che va tutto bene, anzi benone. E che - mentre le economie occidentali affondano sotto il peso della peggior crisi economica dai tempi della Grande depressione - il Pil cinese continuerebbe a crescere al solito ritmo incontenibile (+8% circa nel primo semestre 2009). Ma c’è un ma. Ieri anche le 31 province che compongono l’ex Celeste impero hanno presentato i loro dati sull’andamento dell’economia. Il risultato? Sommando i dati del Pil fornite dalle singole province, salta fuori un Pil nazionale - nei primi sei mesi del 2009 - da 15.376 miliardi di Renminbi (ovvero circa 2mila e 200 miliardi di dollari). Ottimo. Unico neo: i conti - appunto - non tornano. Perchè Pechino aveva già fornito i suoi dati sul Pil della Cina. Che, secondo i calcoli del governo centrale, doveva essere - sempre nel primo semestre del 2009 - pari a 13.986 miliardi di Renminbi. Ovvero: un buon dieci per cento in meno. Commento del Financial Times: “La discrepanza ci ricorda che le statistiche là sono spesso inaffidabili e manipolate regolarmente dagli amministratori del Paese per scopi personali e politici”. Commento nostro: che i cinesi abbiano imparato da certi banchieri americani a truccare i conti?
- “Lloyds reports first-half loss of £4bn”, Financial Times. Ancora brutte notizie per i contribuenti britannici. Nazionalizzare buona parte del sistema bancario, infatti, non è bastato. Le banche inglesi continuano a soffrire. Lloyds - che causa crisi è stata in parte nazionalizzata, cioè caricata sul groppone delle casse dello Stato - ha chiuso i primi sei mesi del 2009 con perdite (pre-tasse) per 4 miliardi di sterline. Mentre Northern Rock - che è in crisi da ormai due anni ed è stato nazionalizzata addirittura a settembre 2007 - ha fatto meglio (ma non molto meglio) registrando - sempre nei primi sei mesi del 2009 e sempre pre-tasse - perdite per 724 milioni di sterline. Il motivo? Prestiti che i clienti - messi in crisi dalla crisi - non sono in grado di restituire. Un copione che - secondo un blogger che di banche se ne intende - non risparmierebbe anche le altre grandi banche britanniche (ovvero Barclays e Hsbc) che comunque per ora hanno presentato conti molto più in ordine. Per ora.
05/08/09
Conti che non tornano - Le Pillole rosse del 5/8/2009
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