Alla Procura di Milano, con la Svizzera, sono abituati bene. Fin dai tempi di Mani Pulite, bastava che i pm italiani bussassero e i loro colleghi svizzeri aprivano. Certo, spesso Roma si metteva in mezzo e cercava di ritardare la pratica, visto che formalmente spetta al governo chiedere “assistenza giudiziaria” alle autorità estere tramite rogatoria internazionale. E quando in via Arenula capitò che l’ufficio competente fosse nelle mani di un magistrato troppo rapido ed efficiente, com’era Mario Vaudano, successe che fu fatto fuori il prima possibile. Però, fin dai tempi di Carla Dal Ponte e di Francesco Borrelli, tra toghe svizzere e toghe milanesi ci si dà una mano. Spesso gli aiuti corrono via fax autonomamente, in attesa che le procedure formali siano completate.
Oggi è sempre meno così, però. E in più c’è un problema: al ministero c’è un tipo sveglio come Angelino Alfano. Allora ecco che succede la scorsa primavera, quando la Procura di Milano chiede l’aiuto degli svizzeri per questa indagine sui derivati siciliani.
Il pm Alfredo Robledo sa benissimo che i due indagati, Marcello Massinelli e Calogero “Fulvio” Reina conoscono da anni il ministro della Giustizia. E allora pensa che la sua rogatoria possa passare inosservata se non indica i nomi degli indagati. Nasce forse così la bizzarria giuridica della “corruzione contro ignoti”: per la speranza di evitare eventuali interferenze, ostacoli o cavilli. Non capita tutti i giorni, in effetti, che l’indagato per il quale si chiede la rogatoria sia il mandatario elettorale del ministro di Giustizia.
Le carte nel frattempo arrivano in Svizzera e le autorità locali fanno un passo formale. A maggio, i magistrati elvetici individuano alcuni conti correnti bancari intestati a Massinelli e a Reina e si mettono in contatto con le banche che glieli hanno aperti. Secondo quanto risulta al Fatto Quotidiano da fonti svizzere, gl’inquirenti hanno proceduto a un primo accesso bancario e la prima agenzia visitata sarebbe la filiale luganese della Popolare di Sondrio.
Che cosa hanno trovato sui conti di Massinelli e Reina? Sicuramente hanno trovato i versamenti milionari di Nomura eseguiti in loro favore. Ovvero quegli 8 milioni e passa di euro come premio per il contratto da 655 milioni con la Regione Sicilia da loro “originato”, come si dice in gergo bancario, e dei quali abbiamo scritto nella prima puntata di questa inchiesta.
Sicuramente, gli svizzeri non si sono imbattuti in bonifici in uscita diretti a politici italiani di un qualche spicco, anche perché questa è una storia dove i cretini non hanno un ruolo. E per farsi pagare una tangente via “swift” bisogna veramente avere scritto “giocondo” sulla fronte. Probabilmente, i magistrati elvetici hanno trovato qualche irregolarità formale nella tenuta dei conti, visto che i legali delle banche erano presenti all’ accesso. Forse, a incuriosirli sono stati alcuni ingenti prelievi di denaro contante avvenuti poco dopo l’apertura dei conti stessi. Se ci sia dell’altro, ancora non si sa. In ogni caso, se la Procura di Milano procede per corruzione aggravata, significa che sospetta il pagamento di mazzette a chi, in Sicilia, aveva il potere di approvare il contratto con Nomura. Diversamente avrebbe contestato la truffa, come si fa quando il derivato è stato venduto, o rinegoziato, già in perdita e con commissioni occulte a danno dell’ignaro compratore pubblico.
Altro segnale che da Milano hanno capito il meccanismo che stava dietro la vendita dei derivati alle Pubbliche Amministrazioni, un’impresa nella quale si sono illustrate anche banche italiane come Unicredit e Caboto-Intesa, è il troncone napoletano dell’inchiesta Robledo. La scorsa settimana, il pm ha fatto perquisire lo studio napoletano dei due storici rivali di Masinelli e Reina, ovvero i fratelli Giampoalo e Fabrizio Pavesi della Fincon srl.
Tra il 1998 e il 2006, secondo quanto ha calcolato Claudio Gatti sul Sole 24 Ore, i fratelli Pavesi hanno aiutato Merril Lynch a piazzare derivati agli enti locali italiani per un totale di 13 miliardi: hanno inventato i famosi Bassolino Bond, ma hanno anche imbottito di derivati il comune di Torino e la Regione Piemonte. Trattando sempre con Paolo Peveraro, assessore al bilancio prima di Sergio Chiamparino e poi di Mercedes Bresso, e avvalendosi anche dell’esperienza dell’ex ministro Linda Lanzillotta, che tra un’esperienza ministeriale e l’altra, mentre era all’opposizione, ha lavorato per Merril Lynch.
Ora Robledo passerà l’estate a studiarsi le carte sequestrate nello studio dei fratelli Pavesi e probabilmente li ascolterà a settembre. E’ invece già fissato per iI 15 ottobre l’interrogatorio di Massinelli e Reina. I fondatori della Rossini dovranno spiegare quanti soldi hanno ricevuto all’estero da Nomura, giurare e spergiurare che non hanno girato neppure un centesimo a chi comanda in Sicilia e per il resto affidarsi al provvidenziale scudo fiscale di Giulio Tremonti per riportare in Italia quel che resta di quegli otto milioni.
La difficoltà o meno di questa partita siciliana è tutta legata alla rogatoria di cui sopra. Se i pm milanesi avranno in mano la documentazione bancaria svizzera, potranno fare un sacco di domande e fare anche qualche indagine in proprio. Diversamente, saranno parecchio in difficoltà.
E arriveranno quelle carte? Al momento risulta che la rogatoria sia sospesa perché la “corruzione contro ignoti” è un reato ignoto anche al diritto svizzero.
Insomma, quel tanto di vaghezza che si pensava potesse tutelare un’inchiesta delicatissima dalle curiosità del Palazzo italiano, in questo momento sta rischiando di farla incagliare nel Palazzo svizzero. Non solo, ma se nel frattempo cadesse l’aggravante della corruzione di cui all’articolo 320 bis, quella che riguarda “l’incaricato di pubblico servizio”, l’eventuale reato commesso nel 2003 andrebbe rapidamente in prescrizione. Questa piccola diavoleria dipende da che cosa s’intenda per “consulente” e ne parleremo domani perché in fondo, nell’era post-Tangentopoli, la consulenza è la madre di tutte le astuzie. E la derubricazione di un reato più grave (la corruzione) a uno meno grave (la truffa o l’abuso d’ufficio) è la madre di tutte le prescrizioni.
Oggi è sempre meno così, però. E in più c’è un problema: al ministero c’è un tipo sveglio come Angelino Alfano. Allora ecco che succede la scorsa primavera, quando la Procura di Milano chiede l’aiuto degli svizzeri per questa indagine sui derivati siciliani.
Il pm Alfredo Robledo sa benissimo che i due indagati, Marcello Massinelli e Calogero “Fulvio” Reina conoscono da anni il ministro della Giustizia. E allora pensa che la sua rogatoria possa passare inosservata se non indica i nomi degli indagati. Nasce forse così la bizzarria giuridica della “corruzione contro ignoti”: per la speranza di evitare eventuali interferenze, ostacoli o cavilli. Non capita tutti i giorni, in effetti, che l’indagato per il quale si chiede la rogatoria sia il mandatario elettorale del ministro di Giustizia.
Le carte nel frattempo arrivano in Svizzera e le autorità locali fanno un passo formale. A maggio, i magistrati elvetici individuano alcuni conti correnti bancari intestati a Massinelli e a Reina e si mettono in contatto con le banche che glieli hanno aperti. Secondo quanto risulta al Fatto Quotidiano da fonti svizzere, gl’inquirenti hanno proceduto a un primo accesso bancario e la prima agenzia visitata sarebbe la filiale luganese della Popolare di Sondrio.
Che cosa hanno trovato sui conti di Massinelli e Reina? Sicuramente hanno trovato i versamenti milionari di Nomura eseguiti in loro favore. Ovvero quegli 8 milioni e passa di euro come premio per il contratto da 655 milioni con la Regione Sicilia da loro “originato”, come si dice in gergo bancario, e dei quali abbiamo scritto nella prima puntata di questa inchiesta.
Sicuramente, gli svizzeri non si sono imbattuti in bonifici in uscita diretti a politici italiani di un qualche spicco, anche perché questa è una storia dove i cretini non hanno un ruolo. E per farsi pagare una tangente via “swift” bisogna veramente avere scritto “giocondo” sulla fronte. Probabilmente, i magistrati elvetici hanno trovato qualche irregolarità formale nella tenuta dei conti, visto che i legali delle banche erano presenti all’ accesso. Forse, a incuriosirli sono stati alcuni ingenti prelievi di denaro contante avvenuti poco dopo l’apertura dei conti stessi. Se ci sia dell’altro, ancora non si sa. In ogni caso, se la Procura di Milano procede per corruzione aggravata, significa che sospetta il pagamento di mazzette a chi, in Sicilia, aveva il potere di approvare il contratto con Nomura. Diversamente avrebbe contestato la truffa, come si fa quando il derivato è stato venduto, o rinegoziato, già in perdita e con commissioni occulte a danno dell’ignaro compratore pubblico.
Altro segnale che da Milano hanno capito il meccanismo che stava dietro la vendita dei derivati alle Pubbliche Amministrazioni, un’impresa nella quale si sono illustrate anche banche italiane come Unicredit e Caboto-Intesa, è il troncone napoletano dell’inchiesta Robledo. La scorsa settimana, il pm ha fatto perquisire lo studio napoletano dei due storici rivali di Masinelli e Reina, ovvero i fratelli Giampoalo e Fabrizio Pavesi della Fincon srl.
Tra il 1998 e il 2006, secondo quanto ha calcolato Claudio Gatti sul Sole 24 Ore, i fratelli Pavesi hanno aiutato Merril Lynch a piazzare derivati agli enti locali italiani per un totale di 13 miliardi: hanno inventato i famosi Bassolino Bond, ma hanno anche imbottito di derivati il comune di Torino e la Regione Piemonte. Trattando sempre con Paolo Peveraro, assessore al bilancio prima di Sergio Chiamparino e poi di Mercedes Bresso, e avvalendosi anche dell’esperienza dell’ex ministro Linda Lanzillotta, che tra un’esperienza ministeriale e l’altra, mentre era all’opposizione, ha lavorato per Merril Lynch.
Ora Robledo passerà l’estate a studiarsi le carte sequestrate nello studio dei fratelli Pavesi e probabilmente li ascolterà a settembre. E’ invece già fissato per iI 15 ottobre l’interrogatorio di Massinelli e Reina. I fondatori della Rossini dovranno spiegare quanti soldi hanno ricevuto all’estero da Nomura, giurare e spergiurare che non hanno girato neppure un centesimo a chi comanda in Sicilia e per il resto affidarsi al provvidenziale scudo fiscale di Giulio Tremonti per riportare in Italia quel che resta di quegli otto milioni.
La difficoltà o meno di questa partita siciliana è tutta legata alla rogatoria di cui sopra. Se i pm milanesi avranno in mano la documentazione bancaria svizzera, potranno fare un sacco di domande e fare anche qualche indagine in proprio. Diversamente, saranno parecchio in difficoltà.
E arriveranno quelle carte? Al momento risulta che la rogatoria sia sospesa perché la “corruzione contro ignoti” è un reato ignoto anche al diritto svizzero.
Insomma, quel tanto di vaghezza che si pensava potesse tutelare un’inchiesta delicatissima dalle curiosità del Palazzo italiano, in questo momento sta rischiando di farla incagliare nel Palazzo svizzero. Non solo, ma se nel frattempo cadesse l’aggravante della corruzione di cui all’articolo 320 bis, quella che riguarda “l’incaricato di pubblico servizio”, l’eventuale reato commesso nel 2003 andrebbe rapidamente in prescrizione. Questa piccola diavoleria dipende da che cosa s’intenda per “consulente” e ne parleremo domani perché in fondo, nell’era post-Tangentopoli, la consulenza è la madre di tutte le astuzie. E la derubricazione di un reato più grave (la corruzione) a uno meno grave (la truffa o l’abuso d’ufficio) è la madre di tutte le prescrizioni.
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