Grazie al decreto Abruzzo dell’aprile scorso, convertito in legge il 24 giugno, tutte le rate dei mutui e dei finanziamenti destinati agli aquilani sono state sospese fino a dicembre 2009. La rateizzazione è stata così congelata e di fatto è slittata di nove mesi. Una bella boccata di ossigeno per i terremotati.
Una boccata però breve e velenosa: la Cassa di risparmio della Provincia dell’Aquila, il principale istituto della città, ora esige gli interessi sui mesi sospesi. In poche parole si tratta di una specie di “tassa sulla sospensione”. "Gli interessi andranno pagati – ha confermato all’Ansa il direttore della filiale di Ovindoli, Agostino Alonzi – in quanto il decreto non prevede il titolo gratuito”.
Molti terremotati di ritorno all’Aquila in questi giorni di riapertura delle scuole, hanno già avuto l’amara sorpresa: il loro debito nei confronti delle banche, invece di diminuire, è magicamente cresciuto.
E oltre a pagare una casa che almeno in questo momento non hanno più, e a fare i conti con la perdita del lavoro, ora devono anche sborsare gli interessi che in alcuni casi possono arrivare a migliaia di euro: un ristoratore di Ovindoli, Davide Pompili, con un capitale residuo di 85 mila euro, a gennaio dovrà versare circa 2.400 euro di interessi.
Con l’aggiunta di un piccolo particolare: che nessuno glielo aveva detto prima.
Molti aquilani, se solo l’avessero saputo in tempo, probabilmente avrebbero preferito annullare la sospensione. Senza considerare che, con il calcolo aggiuntivo degli interessi, di fatto il finanziamento è come se fosse stato rinegoziato, ma senza il consenso di una delle due parti.
La banca ha in questi giorni pubblicato il documento sulle “modalità di pagamento delle rate sospese”, in cui elenca le tre soluzioni possibili:
1. Il mantenimento della sospensione, ma pagando gli interessi: “Durante l’intero periodo di
sospensione matureranno interessi semplici nella misura contrattualmente prevista,
che saranno comunicati al termine del periodo medesimo”.
2. “Rinuncia alla sospensione mantenendo inalterato l’originario piano di
ammortamento del prestito” (peccato che gli aquilani, appunto, lo sappiano solo oggi)
3. “Pagamento in un’unica soluzione delle rate sospese senza alcun onere aggiuntivo per interessi e/o mora entro il 15 gennaio 2010” . In poche parole gli aquilani per non pagare gli interessi dovrebbero versare 9 rate tutte insieme. Piuttosto improbabile, per migliaia di persone senza lavoro e casa. Ma la Banca ha quello che fa per loro, ossia la quarta soluzione:
4. “Il ricorso ad un particolare finanziamento agevolato (tasso fisso 3% - durata max 72mesi) dedicato all’ “emergenza terremoto” per il pagamento entro il 15 gennaio 2010 delle rate sospese”. Un finanziamento sul finanziamento.
Per il capo del servizio credito della Carispaq, Enrico Coppa “La legge non dà indicazioni in merito e L’Abi ci ha lasciato liberi di agire”. E non dimentica di aggiungere aggiunge un: “Siamo terremotati anche noi”.
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