22/09/09

A Marsala la famiglia Morsello attende ancora Giustizia!


Anche a Marsala c'è qualcosa che non va nel Palazzo di Giustizia. E forse è per garantire che tutto resti così che nell'Ufficio che fu di Paolo Borsellino, è stato mandato uno dei principali oppositori del giudice antimafia ucciso il 19 luglio 1992, ovvero Alberto Di Pisa. In certe Procure funziona così...
lo era già stato quando per la nomina del successore di Antonino Caponnetto venne bocciata la candidatura di Giovanni Falcone e nominato Pietro Giammanco che si dedicò alla disgregazione del Pool Antimafia, impedendo a Falcone e Borsellino di proseguire le indagini, sino a tacere a Borsellino che in Sicilia era giunto il tritolo per ucciderlo e rifiutandogli, sino ad una strana telefonata nelle prime ore del mattino del 19 luglio 1992, le indagini su Cosa Nostra a Palermo.
E se andiamo a vedere la storia della Prefettura di Trapani, ovvero quella competente su quel territorio ancora “garante” della latitanza e del potere di Messina Denaro, non possiamo non ricordare che è stata piegata nella sua dignità da quelle collusioni mafia-politica, che si sono tradotte nell'allontanamento del coraggioso prefetto Sodano, su esplicitò frontale attacco del senatore D'Alì.

Martino MorselloMa dicevamo che siamo a Marsala dove chi si oppone alla mafia lo fanno fuori senza nemmeno sparare un colpo d'arma, gli bastano infatti le entrature pesanti all'interno delle Istituzioni, sino dentro al Palazzo di Giustizia dove operano anche magistrati sotto indagine per corruzione. Qui, con la mafia, è la massoneria ad essere potente e ramificata. Qui se non sei dalla loro parte ti massacrano, lentamente... usando la Legge!

E' questa la storia delle attività della famiglia di Martino Morsello. La sua colpa prima fu quella di sostenere, da consigliere comunale, la richiesta di scioglimento del consiglio comunale stesso per infiltrazioni mafiose, dopo le rivelazioni di Paolo Borsellino allora procuratore proprio a Marsala. E poi, dopo il "peccato originale", aveva pure pensato di poter svolgere un attività economica senza pagare dazio ai capibastone ed alla rete di collusione politico-massonica che lì, con la mafia fa un tutt'uno. Per di più osava farlo su un area appetibile per ottime iniziative speculative... sottraendo quell'area naturale al calcestruzzo e creando pure occupazione. Un esempio da eliminare, pericoloso... che altri in quella terra avrebbero potuto seguire. Ed allora bisognava fermarlo.

E Morsello e le sue aziende sono state fermate proprio dal Palazzo di "Giustizia". Un delirio di interpretazioni delle norme che palesemente violava le norme e leggi stesse. Un giudice che incassa le mazzette, stando ad attività investigative della Procura di Caltanissetta. Un'azienda agricola che non era fallita e non poteva fallire dichiarata ugualmente e forzatamente fallita, ed il cui curatore fallimentare nominato era uno dei legali promotori dell'istanza di fallimento. Parenti di giudici con interessi e vantaggi dalla chiusura dell'attività e dismissione delle aziende e patrimonio dei Morsello. Richieste di sospensive delle vendite all'asta persino sottoscritte dal Prefetto ignorate. Giudici che non osano disconoscere quell'operato scorretto, irregolare e illegale del loro collega responsabile di quel procedimento. L'azienda distrutta prima dall'inattività, con conseguente perdita del valore, della produzione, annullando tutte le energie ed i finanziamenti, la fatica e la capacità, di quell'azienda. Ma con un risultato doppio: liberare quelle aree pronte ad una bella speculazione con il calcestruzzo ed eliminare, distruggere, la famiglia di Martino Morsello.

Adesso vi è un ricorso. Si sta aspettando che altri giudici valutino, con imparzialità e correttezza. Può essere la volta buona in cui in quel Palazzo di Giustizia in terra di Sicilia, si dà prova che le ingiustizie, anche figlie dell'operato scorretto di giudici e magistrati, vengono riconosciute e corrette. Questo non sarebbe certamente utile e sufficiente per restituire alla famiglia Morsello quanto gli è stato portato via, perché nel frattempo, dopo le denunce pubbliche di Martino Morsello e di sua moglie, le strutture dell'azienda sotto "un'attenta" amministrazione del curatore - già devastate dall'immobilità - sono state date alle fiamme. Ma se Giudici, ad ora ancora riuniti per valutare, sapranno essere corretti e indipendenti e riconosceranno le ragioni della famiglia Morsello, sarebbe un buon segnale per riaffermare - anche se con colpevole e grave ritardo - l'autorevolezza del Potere Giudiziario anche in quella terra, dove, quando la Giustizia è negata, l'unica cosa che esce rafforzata è quella costante degenerazione per cui ad essere "dominante" è il potere criminale, lungo l'asse mafia-massoneria e quindi le storture, contiguità e complicità politiche ed economiche,... e questo è intollerabile!

PS
Stiamo predisponendo un esposto al CSM sulla vicenda, con tutti i documenti del caso, ma attendiamo ad inoltrarlo per sapere se a Marsala vi è ancora una parte di potere giudiziario capace di garantire e garantisi atonomia e indipendenza da qualsiasi tentativo di condizionamento da parte di pezzi deviati e compromessi delle Istituzioni e di altri poteri diversi da quello dello Stato!

Fonte articolo

Stop al consumo di territorio
La Casta dei giornali
Firma la petizione per dire NO al NUCLEARE.

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