Ho letto con attenzione il brano con cui Barnard prende le distanze dal sito “comedonchisciotte” (vedi http://www.paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=137). Dopo averlo letto mi è venuta in mente spontanea la domanda “ma che mondo vorrebbe Barnard?”.
Il sito in questione è uno dei tanti che si occupa di quegli argomenti considerati tabù dal regime, tuttavia non bisogna pretendere che si carichi, come un vecchio “Atlante” che regge il mondo, della responsabilità di una libera informazione. Gli operatori di questo sito sono esseri umani con una sensibilità, un’opinione e un pensiero proprio sulla realtà, e inevitabilmente esprimono tramite il sito queste loro peculiarità.
Perché pretendere che facciano quello che vogliamo noi? Perché dobbiamo chiedere agli altri di essere come vorremmo noi? Perché gridiamo alla “censura” se persone private che curano liberamente un sito non pubblicano ciò che vogliamo noi? Non sono forse libere di farlo? Oppure crediamo che abbiano degli obblighi come fossero funzionari pubblici o a nostro servizio?
Molte volte sul sito “come donchisciotte” non ho visto pubblicati miei articoli per me molto significativi, ma non ho gridato “censura” e non mi sono neppure lamentata perché riconosco a queste persone la libertà di pubblicare sul loro sito ciò che ritengono appropriato e non conferisco loro la pesante responsabilità di una informazione “libera” e pluralistica.
Non è, caro Barnard, che talvolta pretendiamo che gli altri siano pari pari come vogliamo noi?
Forse il problema a monte è che tutti noi siamo attanagliati da una pesantissima e gravissima censura di regime, che, direttamente o indirettamente, ci condiziona e ci rende nervosi, inquieti, talvolta incapaci di capire le cose come stanno.
Questa censura, come Barnard sa bene, è spesso irriconoscibile, raffinata, camuffata. Si tratta, ad esempio, del giornalista del programma “Voyager” che parla di questioni verificabili come fossero “misteriose”, oppure di Piero Angela che con molta nonchalance ignora uno scienziato del calibro di Nikola Tesla.
E ancora, è Bruno Vespa che appoggia le statistiche completamente irreali di Berlusconi, oppure è Licia Colò che parla di Paesi del Terzo mondo come di paradisi turistici, sorvolando sui crimini che la popolazione sta subendo da parte di banche e corporation occidentali. Addirittura in questi giorni si è mobilitata la Curia di Milano per censurare un prete che sul suo blog aveva parlato con franchezza del ruolo che i nostri soldati hanno in Afghanistan (vedi http://www.dongiorgio.it/scelta.php?id=892). Le nostre autorità, a braccetto con prelati e mafiosi, cercano di mistificare la realtà ad un livello spesso orwelliano.
La vera censura non è non pubblicare un brano perché non si condivide completamente il punto di vista. In un sito privato chi dedica tempo libero senza essere pagato da nessuno può fare questo e altro. Gridare alla censura è sciocco come potrebbe essere, ad esempio, il lamentarsi se il vicino di casa non la pensa come noi o non dice le cose che vorremmo noi.
“Comedonchisciotte”, pur essendo un sito di informazione, non ha la responsabilità della libera informazione. Non è responsabile della censura che il nostro sistema ci impone. E’ un sito fatto di persone che possono pensarla come noi oppure no, o che possono fare cose che ci piacciono oppure no. Non possiamo essere sempre d’accordo con ciò che pensano o fanno, e questo non ci autorizza a pretendere che facciano ciò che vogliamo noi.
Barnard talvolta dice cose che non condivido, e spesso usa un linguaggio simile a quello utilizzato da qualsiasi giornalista ufficiale, tuttavia, lo leggo e apprezzo molte cose di ciò che dice. Non pretendo certo che cambi perché ogni persona deve essere se stessa.
I punti su cui riflettere sono: chi ha la responsabilità di una corretta informazione?
Chi dovrebbe garantire il pluralismo? Noi privati che curiamo siti o blog? E se non dovessimo rientrare nei canoni richiesti cosa succede? Si grida alla “censura”?
Io credo che le nostre autorità devono garantire pluralismo e vera informazione. Se non lo fanno è perché sono corrotte e dedico a questa corruzione le mie attenzioni. Voglio capire da dove deriva, a chi fa comodo e perché persiste nonostante molti italiani la riconoscano.
Il resto mi interessa relativamente, e se “come donchisciotte” non pubblica un mio articolo riconosco a queste persone la libertà di farlo. D'altronde, essendo sul web, ogni mio articolo può essere letto da chiunque.
Non desidero che privati si debbano sostituire a chi paghiamo per governarci, per informarci e per realizzare una vera democrazia. Se non lo fanno le responsabilità di ciò che il cittadino non riceve è loro e non di altri.
Siamo sudditi o cittadini? I sudditi non ritengono che il potere debba rispettare i loro diritti, e rinunciano a lottare per essi, rivolgendo altrove la rabbia causata dalle frustrazioni del sistema tirannico. Ma i cittadini chiedono conto dei diritti che vengono negati, senza pretendere che altri, non investiti da alcuna autorità, si sostituiscano ai personaggi corrotti nel dare ciò di cui hanno diritto.
Apprezzo chi cerca di capire la realtà per quello che è, e di operare per fare in modo che vengano trattati temi insabbiati dalla propaganda, attraverso siti o blog, ma non ritengo costoro responsabili di alcunché. Cerco di ricordarmi che le persone che si occupano di siti di informazione indipendente lo fanno senza essere pagati e provo gratitudine per quello che fanno. Ripeto, sono grata per tutti quelli che curano siti o blog indipendenti. Ed è una gratitudine che nasce spontanea dal cuore, dovuta soprattutto al fatto che ritengo che mai nulla sia dovuto.
Il futuro auspicato vede le attuali autorità considerate per quello che veramente sono, e sappiamo bene che non si tratta di “statisti”.
La situazione attuale ha aspetti paradossali e gravemente anomali. Non dimentichiamolo e non investiamo alcune persone, soltanto perché curano siti indipendenti, di una responsabilità che non hanno. Piuttosto cerchiamo di capire veramente il sistema in cui stiamo vivendo, e chiediamo conto alle autorità che stanno agendo contro i nostri interessi.
Internet non è quel paradiso della libera informazione che qualcuno ha cercato di far credere. E’ soltanto un luogo in cui è possibile trovare fonti inesistenti altrove. Quello che non troviamo in un determinato sito possiamo trovarlo su un altro sito o blog.
Utilizziamo questa opportunità senza caricare nessuno della pesante responsabilità dell’informazione libera e pluralistica.
Di Antonella Randazzo
Fonte articolo
Il sito in questione è uno dei tanti che si occupa di quegli argomenti considerati tabù dal regime, tuttavia non bisogna pretendere che si carichi, come un vecchio “Atlante” che regge il mondo, della responsabilità di una libera informazione. Gli operatori di questo sito sono esseri umani con una sensibilità, un’opinione e un pensiero proprio sulla realtà, e inevitabilmente esprimono tramite il sito queste loro peculiarità.
Perché pretendere che facciano quello che vogliamo noi? Perché dobbiamo chiedere agli altri di essere come vorremmo noi? Perché gridiamo alla “censura” se persone private che curano liberamente un sito non pubblicano ciò che vogliamo noi? Non sono forse libere di farlo? Oppure crediamo che abbiano degli obblighi come fossero funzionari pubblici o a nostro servizio?
Molte volte sul sito “come donchisciotte” non ho visto pubblicati miei articoli per me molto significativi, ma non ho gridato “censura” e non mi sono neppure lamentata perché riconosco a queste persone la libertà di pubblicare sul loro sito ciò che ritengono appropriato e non conferisco loro la pesante responsabilità di una informazione “libera” e pluralistica.
Non è, caro Barnard, che talvolta pretendiamo che gli altri siano pari pari come vogliamo noi?
Forse il problema a monte è che tutti noi siamo attanagliati da una pesantissima e gravissima censura di regime, che, direttamente o indirettamente, ci condiziona e ci rende nervosi, inquieti, talvolta incapaci di capire le cose come stanno.
Questa censura, come Barnard sa bene, è spesso irriconoscibile, raffinata, camuffata. Si tratta, ad esempio, del giornalista del programma “Voyager” che parla di questioni verificabili come fossero “misteriose”, oppure di Piero Angela che con molta nonchalance ignora uno scienziato del calibro di Nikola Tesla.
E ancora, è Bruno Vespa che appoggia le statistiche completamente irreali di Berlusconi, oppure è Licia Colò che parla di Paesi del Terzo mondo come di paradisi turistici, sorvolando sui crimini che la popolazione sta subendo da parte di banche e corporation occidentali. Addirittura in questi giorni si è mobilitata la Curia di Milano per censurare un prete che sul suo blog aveva parlato con franchezza del ruolo che i nostri soldati hanno in Afghanistan (vedi http://www.dongiorgio.it/scelta.php?id=892). Le nostre autorità, a braccetto con prelati e mafiosi, cercano di mistificare la realtà ad un livello spesso orwelliano.
La vera censura non è non pubblicare un brano perché non si condivide completamente il punto di vista. In un sito privato chi dedica tempo libero senza essere pagato da nessuno può fare questo e altro. Gridare alla censura è sciocco come potrebbe essere, ad esempio, il lamentarsi se il vicino di casa non la pensa come noi o non dice le cose che vorremmo noi.
“Comedonchisciotte”, pur essendo un sito di informazione, non ha la responsabilità della libera informazione. Non è responsabile della censura che il nostro sistema ci impone. E’ un sito fatto di persone che possono pensarla come noi oppure no, o che possono fare cose che ci piacciono oppure no. Non possiamo essere sempre d’accordo con ciò che pensano o fanno, e questo non ci autorizza a pretendere che facciano ciò che vogliamo noi.
Barnard talvolta dice cose che non condivido, e spesso usa un linguaggio simile a quello utilizzato da qualsiasi giornalista ufficiale, tuttavia, lo leggo e apprezzo molte cose di ciò che dice. Non pretendo certo che cambi perché ogni persona deve essere se stessa.
I punti su cui riflettere sono: chi ha la responsabilità di una corretta informazione?
Chi dovrebbe garantire il pluralismo? Noi privati che curiamo siti o blog? E se non dovessimo rientrare nei canoni richiesti cosa succede? Si grida alla “censura”?
Io credo che le nostre autorità devono garantire pluralismo e vera informazione. Se non lo fanno è perché sono corrotte e dedico a questa corruzione le mie attenzioni. Voglio capire da dove deriva, a chi fa comodo e perché persiste nonostante molti italiani la riconoscano.
Il resto mi interessa relativamente, e se “come donchisciotte” non pubblica un mio articolo riconosco a queste persone la libertà di farlo. D'altronde, essendo sul web, ogni mio articolo può essere letto da chiunque.
Non desidero che privati si debbano sostituire a chi paghiamo per governarci, per informarci e per realizzare una vera democrazia. Se non lo fanno le responsabilità di ciò che il cittadino non riceve è loro e non di altri.
Siamo sudditi o cittadini? I sudditi non ritengono che il potere debba rispettare i loro diritti, e rinunciano a lottare per essi, rivolgendo altrove la rabbia causata dalle frustrazioni del sistema tirannico. Ma i cittadini chiedono conto dei diritti che vengono negati, senza pretendere che altri, non investiti da alcuna autorità, si sostituiscano ai personaggi corrotti nel dare ciò di cui hanno diritto.
Apprezzo chi cerca di capire la realtà per quello che è, e di operare per fare in modo che vengano trattati temi insabbiati dalla propaganda, attraverso siti o blog, ma non ritengo costoro responsabili di alcunché. Cerco di ricordarmi che le persone che si occupano di siti di informazione indipendente lo fanno senza essere pagati e provo gratitudine per quello che fanno. Ripeto, sono grata per tutti quelli che curano siti o blog indipendenti. Ed è una gratitudine che nasce spontanea dal cuore, dovuta soprattutto al fatto che ritengo che mai nulla sia dovuto.
Il futuro auspicato vede le attuali autorità considerate per quello che veramente sono, e sappiamo bene che non si tratta di “statisti”.
La situazione attuale ha aspetti paradossali e gravemente anomali. Non dimentichiamolo e non investiamo alcune persone, soltanto perché curano siti indipendenti, di una responsabilità che non hanno. Piuttosto cerchiamo di capire veramente il sistema in cui stiamo vivendo, e chiediamo conto alle autorità che stanno agendo contro i nostri interessi.
Internet non è quel paradiso della libera informazione che qualcuno ha cercato di far credere. E’ soltanto un luogo in cui è possibile trovare fonti inesistenti altrove. Quello che non troviamo in un determinato sito possiamo trovarlo su un altro sito o blog.
Utilizziamo questa opportunità senza caricare nessuno della pesante responsabilità dell’informazione libera e pluralistica.
Di Antonella Randazzo
Fonte articolo
Sono argomentazioni che a mio parere hanno una certa validità.
RispondiEliminaLo stesso criterio può essere applicato anche ai vari Grillo, Travaglio, lo stesso Barnard?
Sandro59
loro hanno il fiocchetto rosa?
RispondiEliminaAppunto!
RispondiEliminaSandro59
appunto cosa?
RispondiEliminaio per qualsiasi informazione che mi passa davanti cerco di trovare fonti attendibili che la confermino, sia che la scriva un grillo, un travaglio o un chi che sia.
RispondiEliminapenso che la forza di internet sia questa, trovare info e cercare riscontri direttamente da casa tua.
è vero la libera informazione fondamentalmente non esiste, prendi questo blog per esempio, il nome "informazione senza filtro" non è altro che un nome in quanto l'informazione senza filtri non può esistere dal momento che qui i filtri sn quelle persone che decidono di pubblicare un qualcosa o di non pubblicarlo.
l'unico modo per avere un informazione libera è appunto cercare in proprio gli spunti e andare ad approfondire direttamente dalle fonti, e farsi una propria opinione sui fatti.