16/09/09

Non solo PIL: la UE propone un indicatore di sostenibilità ambientale


Il PIL non basta più. Per valutare il livello di ricchezza e l’effettiva crescita di un Paese c’è bisogno di un nuovo indice in grado di tenere conto anche della sostenibilità ambientale e delle incidenze sociali. Questo in breve il concetto che emerge dalla Comunicazione emanata dalla Commissione Europea “Non solo PIL. Misurare il progresso in un mondo in cambiamento”.

Il documento (scaricabile in pdf) mette nero su bianco le riflessioni già emerse nella Beyond GDP , - la conferenza organizzata per la prima volta nel 2007 dal Parlamento Europeo in collaborazione con la Commissione Europea, l’OCSE, il Club di Roma e il WWF - che, giunta in questi giorni alla terza edizione, era nata proprio con lo scopo di confrontarsi in merito ai criteri di misurazione della ricchezza e dello sviluppo.

L’opportunità di un nuovo indicatore in grado di tenere conto anche dei fattori più strettamente legati al benessere, alla qualità della vita e alla sostenibilità ambientale è ben illustrata nei due esempi portati ad argomentazione del commissario europeo per l’ambiente Stavros Dimas: “Dopo l’uragano Katrina, che causo’ 1300 morti e 80 miliardi di danni, nei paesi colpiti il Pil comincio’ a salire”. E ancora, “se un paese taglia foreste vende molto legno e il Pil cresce. E’ evidente che a lungo termine questo non dara’ beneficio al paese, eppure il PIL crescera’”.

Il Prodotto Interno Lordo, infatti, è l’unità di misura dell’attività macroeconomica istituita negli anni ‘30 che è diventata oggi il parametro standard per misurare tutte le attività economiche a livello mondiale e l’indicatore ufficiale del progresso in generale. A fronte però dei tanti cambiamenti avvenuti nella società contemporanea, necessita di una revisione che tenga conto anche di altri fattori, primo fra tutti quello della sostenibilità ambientale.

Vengono così proposte delle misure da prendere nel breve e nel medio periodo per migliorare la definizione delle politiche e dei dibattiti pubblici. Cinque le azioni principali individuate:

1.Completare il PIL con indicatori ambientali e sociali: nel 2010 verrà presentata una versione pilota di un indice ambientale globale e un indicatore sociale da integrare al PIL in grado di tener conto di fattori quali:

- cambiamenti climatici e il consumo d’energia

- natura e biodiversità

- inquinamento atmosferico e ripercussioni sulla salute

- utilizzo e inquinamento delle acque

- produzione di rifiuti e uso delle risorse

- reddito, i servizi pubblici, la salute, il tempo libero, la ricchezza, la mobilità

2.Intensificare gli sforzi per produrre più rapidamente i dati ambientali e sociali e attualizzare quasi in tempo reale queste informazione che, ad oggi, vengono pubblicate con una cadenza biennale o triennale.

3.Impegnarsi a fornire informazioni più precise su distribuzione e diseguaglianze con politiche che misurino e tengano conto, oltre ad aggregati quali il PIL o il PIL procapite, anche delle disparità tra i singoli cittadini.

4.Sviluppare una Tabella europea di valutazione dello sviluppo sostenibile, redatta in collaborazione con gli stati membri per permettere di determinare velocemete le tendenze ambientali ed elaborare strategie di intervento mirate.

5.Estendere i conti nazionali alle questioni ambientali e sociali: integrare i conti nazionali con una contabilità economico-ambientale che fornirà dati del tutto coerenti e aggiornati da completare a più lungo termine, da conti aggiuntivi relativi ad aspetti sociali.

di Simona Falasca

Fonte articolo

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