Walter Veltroni l’altro giorno era a Milano per parlare dei Beatles alla libreria Feltrinelli. Siamo andati anche noi per chiedergli un’intervista su una questione di effettiva attualità: il baratto che nell’autunno-inverno 1985 consegnò a Berlusconi il monopolio della tv commerciale nazionale in cambio della gentile concessione al Pci di Rai 3. Ricordate? Legge su misura ante litteram, il decreto Craxi passò con il concorso esterno del gruppo parlamentare comunista, che pure formalmente si oppose, ma rinunciando all’ostruzionismo e alla verifica del numero legale, come documenta nei dettagli il saggio “Il baratto” di Michele De Lucia (kaos edizioni). Responsabile comunicazione del Pci a quei tempi era un giovane politico di belle speranze di nome Walter Veltroni: “mai stato comunista”, dirà poi. Sarebbe interessante un giorno o l’altro registrare la sua testimonianza a distanza di ventiquattro anni dal fattaccio. Ma ogni volta che ci proviamo è la stessa storia: Walter saluta, mi dice “ciao Ricca come stai” e poi gira le spalle e se ne va, magari dopo aver fatto l’elogio dei blog e dell’informazione on line. L’altro giorno, prima di girare le spalle infastidito, ha soggiunto: “come sai, sto facendo un’altra cosa”. La questione che siamo riusciti soltanto a lanciargli addosso non è poi così marginale e attiene alle antiche complicità fra Mister B e i suoi futuri (e presunti) avversari politici. Possiamo considerare alternativi allo stregone dei media coloro che lo aiutarono a consolidare la sua posizione dominante? Consegnare tre tv nazionali a un unico soggetto, e a quel soggetto, significava concedergli il potere di condizionare l’evoluzione della società italiana per i decenni successivi, di fatto mettergli in mano il paese: non era difficile da capire già alla metà degli anni ottanta. E modestamente ricordo che lo intuivo da semplice studente delle medie. Veltroni e i compagni comunisti non lo capirono o preferirono non capirlo, distratti dal famoso piatto di lenticchie. Ma oggi esprimono disagio per una società plasmata dal trash televisivo e il 19 settembre manifesteranno per l’informazione libera. Pensarci prima, no? E farsi definitivamente da parte dopo un così clamoroso fallimento o quanto meno sottoporsi a un severo esame pubblico delle proprie responsabilità? Macché! Più comodo, per il buon Veltroni, nascondersi dietro il servizio d’ordine e confidare sul facile oblio, al costo di fare scena muta e darsela a gambe di fronte agli ultimi disturbatori del letargo pubblico. Le interviste senza filtro possono attendere, come pure l’autoesilio in Africa. Il nostro amico Alessandro gli ha chiesto della solenne promessa di dedicarsi alle missioni di carità internazionale dopo il secondo mandato come sindaco di Roma. Walter non ricorda di averlo mai detto: “lo diceva Gasparri”, ha risposto. Resta tra noi. Per l’Africa una grana in meno. Per la credibilità del barattiere una conferma in più.
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