"Dovevamo intervenire in quella scuola. Già venerdì avevamo avuto segnalazioni di presenza di ordigni esplosivi dentro la sede del Genoa social forum".
Nota ufficiale della Questura di Genova, 23 luglio 2001.
"Credo che il capo della polizia del paese che ospiterà il prossimo G8 trarrà grande giovamento dall'esperienza che abbiamo fatto a Genova che ha avuto un bilancio duro ma anche positivo: il vertice si è potuto svolgere e nessun cittadino ha subito danno alla persona. Anche l' azione di contenimento delle forze dell'ordine, a fronte di episodi di guerriglia, è stata equilibrata. Ferma, decisa, ma equilibrata".
Gianni De Gennaro, 26 luglio 2001
"Non è concepibile che la responsabilità di pochi o addirittura di un singolo sporchi il difficile lavoro di decine di migliaia di poliziotti che fanno limpidamente e con sacrificio il loro dovere. La magistratura faccia il suo lavoro, individui le responsabilità personali, e chi ha truccato le carte finisca in galera".
Gianni De Gennaro, 21 giugno 2002
Le responsabilità personali sono emerse chiaramente nel corso di questi 8 lunghissimi anni. Il ruolo assunto da ciascuno dei criminali che ancora oggi ricoprono comodi posti di comando all'interno delle istituzioni italiane è noto, chiaro ed indiscutibile. Le dichiarazioni, i documenti, le confessioni e le tante prove che hanno caratterizzato il processo per la mattanza alla scuola Diaz avvenuta nella notte tra il 21 ed il 22 luglio del 2001 sono sufficienti per emettere verdetti di colpevolezza ad occhi chiusi.
Non è stato così per i giudici del Tribunale di Genova. Magistrati che, forse, oltre agli occhi in questi anni hanno chiuso anche le orecchie. Professionisti della "giustizia" i cui giudizi lasciano un profondo amaro in bocca, oltre che una rabbia difficile da sopire, responsabili di aver generato tra i "cittadini legalitari" di questo paese una terribile, seppur istantanea, tentazione: quella di credere, condividere e sposare la considerazione che Berlusconi nutre per questo organo istituzionale.
Una "colpa", questa, difficile da lavare. Non con la stessa facilità con cui è stata lavata quella dei "macellai di Genova".
Nota ufficiale della Questura di Genova, 23 luglio 2001.
"Credo che il capo della polizia del paese che ospiterà il prossimo G8 trarrà grande giovamento dall'esperienza che abbiamo fatto a Genova che ha avuto un bilancio duro ma anche positivo: il vertice si è potuto svolgere e nessun cittadino ha subito danno alla persona. Anche l' azione di contenimento delle forze dell'ordine, a fronte di episodi di guerriglia, è stata equilibrata. Ferma, decisa, ma equilibrata".
Gianni De Gennaro, 26 luglio 2001
"Non è concepibile che la responsabilità di pochi o addirittura di un singolo sporchi il difficile lavoro di decine di migliaia di poliziotti che fanno limpidamente e con sacrificio il loro dovere. La magistratura faccia il suo lavoro, individui le responsabilità personali, e chi ha truccato le carte finisca in galera".
Gianni De Gennaro, 21 giugno 2002
Le responsabilità personali sono emerse chiaramente nel corso di questi 8 lunghissimi anni. Il ruolo assunto da ciascuno dei criminali che ancora oggi ricoprono comodi posti di comando all'interno delle istituzioni italiane è noto, chiaro ed indiscutibile. Le dichiarazioni, i documenti, le confessioni e le tante prove che hanno caratterizzato il processo per la mattanza alla scuola Diaz avvenuta nella notte tra il 21 ed il 22 luglio del 2001 sono sufficienti per emettere verdetti di colpevolezza ad occhi chiusi.
Non è stato così per i giudici del Tribunale di Genova. Magistrati che, forse, oltre agli occhi in questi anni hanno chiuso anche le orecchie. Professionisti della "giustizia" i cui giudizi lasciano un profondo amaro in bocca, oltre che una rabbia difficile da sopire, responsabili di aver generato tra i "cittadini legalitari" di questo paese una terribile, seppur istantanea, tentazione: quella di credere, condividere e sposare la considerazione che Berlusconi nutre per questo organo istituzionale.
Una "colpa", questa, difficile da lavare. Non con la stessa facilità con cui è stata lavata quella dei "macellai di Genova".
- Gianni De Gennaro, capo della Polizia nominato da Giuliano Amato (PD) (promosso Capo di Gabinetto e Commissario Straordinario sempre dallo stesso Amato)
- Francesco Colucci, questore di Genova (promosso Prefetto di Genova)
- Spartaco Mortola, Capo della DIGOS (promosso Vicequestore di Torino)
- Francesco Gratteri, direttore servizio operativo Polizia (SCO) (promosso direttore della Direzione Centrale Anticrimine)
- Gilberto Caldarozzi, vice direttore servizio operativo (SCO) (promosso direttore dello SCO)
- Arnaldo La Barbera, Capo della Polizia di Prevenzione (UCIGOS) (spostato Vicedirettore del CESIS)
- Gianni Luperi, Vicecapo della Polizia di Prevenzione (UCIGOS) (promosso Capo Dipartimento Analisi dell'AISI, ex SISDE)
- Vincenzo Canterini, Capo reparto Mobile di Roma (promosso questore e ufficiale di collegamento per l'Interpol)
- Massimo Nucera, in forza al Nucleo Sperimentale Antisommossa del I Reparto Mobile di Roma
- Pietro Troiani, vicequestore aggiunto della Mobile di Roma
- Michelangelo Fournier, braccio destro di Vincenzo Canterini, capo della Celere romana (promosso alla Direzione Centrale Antidroga)
- Roberto Sgalla, responsabile della comunicazione per la Polizia di Stato (promosso Capo della Polizia Stradale)
- Massimiliano Di Bernardini, vicequestore aggiunto della Mobile di Roma,
Sono questi i nomi dei responsabili morali di quanto avvenne quella sera e, soprattutto, di ciò che accadde nelle ore, nei giorni e nei mesi successivi.
Le responsabilità penali, invece, stando ai magistrati di Genova, si limitano a "colpire" Canterini e Troiani, responsabile il primo di aver comandato lo squadrone della morte durante l'assalto alla Diaz e l'altro di aver portato fisicamente le molotov raccolte a Corso Italia il pomeriggio del 21 presso la scuola assaltata.
Colucci, Mortola, Gratteri, Caldarozzi, La Barbera e Luperi, responsabili della decisione di irrompere presso il dormitorio del Genoa Social Forum in virtù di accuse acclarate come false (il lancio di pietre dalle finestre dell'edificio, la presenza di armi, la presenza di Black Blok), e firmatari del verbale dell'irruzione, ne escono con un'immagine ripulita e rinvigorita.
Il verbale che firmarono un'ora e mezza dopo l'irruzione è il capolavoro della menzogna istituzionale: ben 30 panzane colossali in un unico documento, l'atto pubblico che certifica il golpe istituzionale avvenuto quella sera.
Perché quella sera l'Italia non è una Repubblica Parlamentare. Era una Crimenocrazia, un governo retto da criminali, che nel caso specifico coincidevano con i principali vertici delle forze dell'ordine.
Uno stato di polizia criminale.
93 ragazzi massacrati, torturati ed arrestati, 62 finiti in ospedale, un primario d'ospedale (Paolo Cremonesi) dedito a raccontare menzogne come la presenza di traumi fisici non causati dai manganelli degli squadroni blu, le proteste dei sindacati di polizia (CGIL compresa) dopo i primi licenziamenti tra le forze dell'ordine, l'agente Roberto Nucera che finge un accoltellamento e che non verrà mai condannato per questo, la creazione di prove false come molotov e martelli, lo scaricabarile delle responsabilità tra DIGOS e UCIGOS che vedrà tutti innocenti, le pressioni di De Gennaro sull'ex questore Colucci sfociate in una serie di ritrattamenti di quest'ultimo e, paradossalmente, nell'innocenza giudiziaria per entrambi.
Una delle peggiori pagine di questo paese dove a pagare non sono i vertici della piramide, ma qualche mattoncino preso a caso dalla base, quella su cui gravita il peso dei piani superiori. E, soprattutto, della punta.
La condanna massima ottenuta per la "macelleria messicana" della scuola Diaz è quella che colpisce Vincenzo Canterini, il capo-squadrone dell'irruzione. 4 anni. Ritenuto responsabile del massacro e di aver organizzato l'intero piano (creazione delle condizioni per il raid e creazione ad hoc delle prove) in piena solitudine. Nonostante l'ordine dell'attacco non sia partito da lui e non abbia mai personalmente maneggiato o visto le molotov.
Per i ragazzi che qualche ora prima stavano sfasciando vetrine o dando alle fiamme delle automobili le pene arrivano fino a 15 anni. Una pena detentiva che in questo paese non viene data spesso nemmeno ai colpevoli di omicidio.
Nel nostro paese una lastra di vetro vale più della vita e dell'incolumità fisica di 93 ragazzi. Nel nostro paese un uomo, quando indossa una divisa blu o nera, vale più della legge. L'uomo che non la indossa, vale meno della merda.
Il Tribunale di Genova, la magistratura di questo paese, lo certifica.
Le responsabilità penali, invece, stando ai magistrati di Genova, si limitano a "colpire" Canterini e Troiani, responsabile il primo di aver comandato lo squadrone della morte durante l'assalto alla Diaz e l'altro di aver portato fisicamente le molotov raccolte a Corso Italia il pomeriggio del 21 presso la scuola assaltata.
Colucci, Mortola, Gratteri, Caldarozzi, La Barbera e Luperi, responsabili della decisione di irrompere presso il dormitorio del Genoa Social Forum in virtù di accuse acclarate come false (il lancio di pietre dalle finestre dell'edificio, la presenza di armi, la presenza di Black Blok), e firmatari del verbale dell'irruzione, ne escono con un'immagine ripulita e rinvigorita.
Il verbale che firmarono un'ora e mezza dopo l'irruzione è il capolavoro della menzogna istituzionale: ben 30 panzane colossali in un unico documento, l'atto pubblico che certifica il golpe istituzionale avvenuto quella sera.
Perché quella sera l'Italia non è una Repubblica Parlamentare. Era una Crimenocrazia, un governo retto da criminali, che nel caso specifico coincidevano con i principali vertici delle forze dell'ordine.
Uno stato di polizia criminale.
93 ragazzi massacrati, torturati ed arrestati, 62 finiti in ospedale, un primario d'ospedale (Paolo Cremonesi) dedito a raccontare menzogne come la presenza di traumi fisici non causati dai manganelli degli squadroni blu, le proteste dei sindacati di polizia (CGIL compresa) dopo i primi licenziamenti tra le forze dell'ordine, l'agente Roberto Nucera che finge un accoltellamento e che non verrà mai condannato per questo, la creazione di prove false come molotov e martelli, lo scaricabarile delle responsabilità tra DIGOS e UCIGOS che vedrà tutti innocenti, le pressioni di De Gennaro sull'ex questore Colucci sfociate in una serie di ritrattamenti di quest'ultimo e, paradossalmente, nell'innocenza giudiziaria per entrambi.
Una delle peggiori pagine di questo paese dove a pagare non sono i vertici della piramide, ma qualche mattoncino preso a caso dalla base, quella su cui gravita il peso dei piani superiori. E, soprattutto, della punta.
La condanna massima ottenuta per la "macelleria messicana" della scuola Diaz è quella che colpisce Vincenzo Canterini, il capo-squadrone dell'irruzione. 4 anni. Ritenuto responsabile del massacro e di aver organizzato l'intero piano (creazione delle condizioni per il raid e creazione ad hoc delle prove) in piena solitudine. Nonostante l'ordine dell'attacco non sia partito da lui e non abbia mai personalmente maneggiato o visto le molotov.
Per i ragazzi che qualche ora prima stavano sfasciando vetrine o dando alle fiamme delle automobili le pene arrivano fino a 15 anni. Una pena detentiva che in questo paese non viene data spesso nemmeno ai colpevoli di omicidio.
Nel nostro paese una lastra di vetro vale più della vita e dell'incolumità fisica di 93 ragazzi. Nel nostro paese un uomo, quando indossa una divisa blu o nera, vale più della legge. L'uomo che non la indossa, vale meno della merda.
Il Tribunale di Genova, la magistratura di questo paese, lo certifica.
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