02/10/09

Diritto di sapere, dovere di informare



Può sembrare strano dirlo proprio mentre il clamore da day after raggiunge il suo apice, con gli indici d'ascolto che segnano il nuovo record per la trasmissione di Michele Santoro, ma è così: ho trovato la puntata di Annozero di ieri sera particolarmente noiosa.

Non perché mancasse un certo ritmo incalzante, perché fosse stata condotta a malo modo l'intera puntata o per la scelta errata degli ospiti. Niente di tutto questo. Per una ragione molto più semplice: non si è detto nulla di più e nulla di diverso da ciò che già si sapeva in questi giorni.

Più che la conquista dello share serale, la puntata di ieri sera "No Giampi, no party" ha certificato un passaggio storico per l'informazione italiana: la separazione definitiva tra informazione e tv. Nel mezzo i disperati tentativi di riunificazione compiuti da Annozero, Presa Diretta, Report, Omnibus.

La stragrande maggioranza di italiani che hanno passato gli ultimi mesi ad informarsi attraverso i tg di Rai e Mediaset ieri sera hanno provato quasi uno shock di fronte alla testimonianza di Patrizia D'Addario, ai resoconti delle ragazze del Presidente (Berlusconi) e del Vicepresidente (pugliese, Frisullo), ai filmati sul terribile mondo della sanità pugliese (ed italiana) e ai resoconti del remunerativo mercato delle protesi.
Una trasmissione che è stata in grado di tenere incollati allo schermo oltre 7 milioni di italiani.

Una trasmissione che ha raccontato ciò che in rete, nei fascicoli della Procura di Bari e nella stampa estera è risaputo da diversi mesi. Una quantità di notizie trite e ritrite per il mondo della rete, uno scoop sensazionale per il mondo della tv.

E' stato questo l'aspetto più triste (forse l'unico) della puntata di ieri sera.

Il clamore che ha caratterizzato la messa in onda di ieri sera è stato favorito (sarebbe stupido negarlo) anche e soprattutto dai consueti attacchi da parte della maggioranza parlamentare alla "faziosità" e alla "aggressività" della trasmissione di Santoro. I tentativi "legali" di impedire la testimonianza della D'Addario sono stati la ciliegina.Non solo per quel che riguarda gli indici auditel di ieri sera, ma soprattutto per quanto concerne le motivazioni della manifestazione di domani, 3 ottobre, a Piazza del Popolo a Roma.
Il Presidente Berlusconi, e i suoi sottoposti nel Consiglio dei Ministri e nelle aule del Parlamento, hanno fatto di tutto in questi ultimi giorni per accrescere il senso del raduno di protesta di domani. Il timore era quello di dar vita ad una manifestazione che vedeva Repubblica, L'Unità ed i rispettivi gruppi editoriali da una parte ed il Presidente del Consiglio dall'altra. La benzina sul fuoco gettata dall'esecutivo nelle ultime ore ha mostrato che non era questa la situazione.

C'è libertà di parola in questo paese, e queste righe ne sono la testimonianza. E possiamo aggiungere che c'è anche libertà d'informazione, affermare il contrario sarebbe anche una mancanza di rispetto verso quei pochi che la vera informazione, in tv come nella carta stampata, la fanno. Ma se si chiede se c'è una piena possibilità di informare in questo paese, è chiaro che la risposta diventa irrimediabilmente negativa.

Gli spazi sono estremamente controllati. E quando non c'è un controllo diretto dei mezzi d'informazione, si arriva alla pressione indiretta. Una pressione che spesso arriva a colpire persino gruppi editoriali che, se davvero si fossero attenuti ai principi della totale libera informazione, avrebbero fatto scelte ben più scomode per l'esecutivo.

Si dice che la manifestazione di domani sia importante perché un Presidente del Consiglio deve rispondere a tutte le domande che gli vengono poste. O perché deve comprendere che pubblico e privato per un uomo politico sono aspetti che coincidono. O perché non deve permettersi di querelare un quotidiano in nessun caso.

Io non credo in nessuna di queste tre motivazioni. Un premier, chiunque esso sia, ha il diritto di rigettare domande di nessuna rilevanza politica o penale (se lo desidera) ed ha il diritto di fare nella vita privata tutto ciò che non è perseguibile penalmente (anche se a dirla tutta entra in gioco anche il fattore "coerenza" di chi, ad esempio, parla di sacralità della famiglia e va a puttane o chi si scaglia contro l'uso delle droghe leggere e risulta essere cocainomane). Può anche querelare un organo di informazione se viene da esso realmente diffamato (non certo se si ritiene offeso dal "tono" degli articoli).

Ma un Presidente del Consiglio non può combinare l'insieme. Non può essere proprietario dell'intero asset televisivo nazionale, rifiutare di rispondere a domande relative ad una delle più blande inchieste giornalistiche fatte da un buon giornalista qual è D'Avanzo, querelare chi gli pubblica queste domande solo perché reputate tendenziose, attaccare le trasmissioni di informazione in RAI, impedire testimonianze giornalistiche, gestire la tv pubblica come fosse una delle tante aziende di sua proprietà e rigettare ogni forma di protesta come atteggiamento anti-italiano.

E' questo insieme che crea quella anomalia democratica con cui conviviamo da 15 anni.

L'augurio per la manifestazione di domani è che qualcuno, oltre a combattere questo insopportabile virus che infetta le regole democratiche e ad esprimere la sua legittima presa di posizione a difesa della stampa attaccata dall'uomo più potente d'Italia, si chieda (ma soprattutto chieda) perché nessun giornalista si sia preso la briga in conferenza stampa di incalzare il premier su questioni come L'Aquila, Fondi, Afghanistan, Raffaele Fitto e la sanitopoli pugliese, i massacri in Libia, la sentenza europea sulla morte di Carlo Giuliani, la morte di Niki Aprile Gatti (e i tanti Niki di questo paese), la riduzione dei fondi statali per la sicurezza ferroviaria, la riapertura dei processi per le stragi di mafia e tanto altro ancora, con la stessa intensità e la stessa tenacia con cui si è chiesto al premier di spiegare il suo rapporto con Noemi Letizia.
E che ci si chieda perché si è parlato più del rapporto tra Berlusconi e Patrizia D'Addario che tra Berlusconi e Giampaolo Tarantini.

Diritto di sapere, dovere di informare è lo slogan della manifestazione di domani. Appunto.

Fonte articolo

Stop al consumo di territorio
La Casta dei giornali
Firma la petizione per dire NO al NUCLEARE.

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