
E questa presa oggi dalla Consulta è forse la decisione più attesa, più importante sul piano delle ricadute politiche, degli ultimi anni. Su un provvedimento fortemente voluto da Silvio Berlusconi (unico, tra le quattro cariche istituzionali attuali, ad avere pendenza giudiziarie). I magistrati sono entrati in Camera di consiglio ieri, ma la giornata si è conclusa con una fumata nera. Da qui la seconda riunione, quella odierna: mattinata ancora con un nulla di fatto, e poi, nel pomeriggio, la pronuncia è arrivata.
Una scelta non facile, quella dei giudici. Perché, tra i membri della Corte, secondo quanto è trapelato già da ieri, si è consumato uno scontro tra i favorevoli e i contrari al lodo. Un dibattito che poi ha partorito la decisione finale.
Ancora stamattina, il ministro della Giustizia Angelino Alfano aveva difeso con forza la legge: un provvedimento - queste le sue parole - "in cui noi abbiamo confidato, ritenendo di avere applicato tutti i precetti della precedente sentenza della Consulta". Ma ora la Corte gli ha dato torto.
Quanto a Berlusconi, ha atteso la pronuncia dei giudici costituzionali nella sua residenza di Palazzo Grazioli. In compagnia, tra gli altri, di Gianni Letta, dello stesso Alfano e di Umberto Bossi, giunto col figlio Renzo.
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