07/10/09

Tutti i trucchi di casa Ligresti

Un potere forte non parla. Non compila moduli. Non si rivolge alle competetenti autorità. Un potere forte non ha bisogno di fare polemiche. Insomma, per dirla in uno slogan, il potere forte non deve chiedere mai. E allora, se Salvatore Ligresti mette mano alla carte bollate per reclamare addirittura il commissariamento della giunta meneghina guidata da Letizia Moratti vuol dire che qualcosa si è spezzato nei delicati equilibri di un gruppo immobiliare abituato a fare il bello e il cattivo tempo a Milano. Se proprio Ligresti, che da un quarto di secolo rappresenta il potere forte per eccellenza nel capoluogo lombardo, non riesce a fare a meno di dare un segnale di insofferenza per i ritardi e le promesse sfumate dell'amministrazione pubblica, significa che la crisi finanziaria ha aperto crepe più profonde del previsto nei conti delle holding dell'ingegnere di Paternò.

Morale: non c'è più tempo da perdere. E non è solo questione di quelle aree nella periferia milanese finite al centro della contesa con la giunta Moratti. Aree su cui da almeno un ventennio Ligresti reclama il via libera a costruire. Il fatto è che il business del mattone è in sofferenza ovunque. I cantieri vanno a rilento. I progetti di sviluppo, grandi e piccoli, non partono o partono con ritardo. E Fondiaria Sai, il gioiello del gruppo, non è più la macchina da soldi di un tempo. Colpa della recessione, del calo del mercato della Rc auto, della crisi della Borsa che ha innescato una svalutazione pesantissima (solo in parte recuperata negli ultimi mesi) dei titoli in portafoglio. Il colosso assicurativo guidato da Fausto Marchionni ha chiuso il primo semestre dell'anno con soli 20 milioni di profitti contro i 200 e più macinati nello stesso periodo del 2008. Va ancora peggio per Premafin, la holding cassaforte che custodisce, tra l'altro, il pacchetto di controllo di Fondiaria. A giugno l'utile consolidato era striminzito più che mai: solo un milione di euro. E per il futuro, con i dividendi della compagnia assicurativa in prevedibile calo, le prospettive non sembrano proprio brillanti.


C'è poco da fare, allora. Ligresti gioca in difesa. Gli immobili, causa crisi globale, rendono poco o nulla, e allora lui li sposta ai piani bassi del gruppo. Nell'arco di un anno case, terreni, progetti di sviluppo in carico alla galassia delle sue società di famiglia sono finiti in portafoglio alle compagnie quotate in Borsa, cioè Fondiaria e anche Milano assicurazioni. 'Riassetto strategico', recitano i comunicati ufficiali. "Serve ad accentrare la gestione per favorire la creazione di valore", spiegano i manager. Ma è un fatto che mentre il mercato vira al peggio la famiglia cede il controllo di asset immobiliari per centinaia di milioni a società partecipate da migliaia e migliaia di risparmiatori. Tutto legale, tutto regolare. Ci sono perizie, bolli, delibere di consigli di amministrazione. A ben guardare, però, tutta l'operazione sembra per molti aspetti tutt'altro che lineare. Talvolta gli immobili rimbalzano da una società all'altra con giri tortuosi. E tra un passaggio all'altro capita anche che il loro valore aumenti del 30, 40, 50 per cento. Nel ruolo di compratore spunta un fondo immobiliare che sembra costituito per l'occasione. E a dar man forte arriva una finanziaria con base in Lussemburgo.

Cominciamo dalla cronaca di questi giorni. Fondiaria ha appena annunciato di essere pronta a cedere buona parte del proprio portafoglio immobiliare. Valore dell'operazione: almeno cinquecento milioni di euro. Chi compra? Ancora non si sa, ma l'acquirente potrebbe essere un fondo immobiliare a cui parteciperebbe la stessa compagnia di assicurazioni insieme a investitori terzi. L'operazione è accompagnata dalle solite litanie sulla 'creazione di valore', ma dietro la cortina fumogena delle dichiarazioni ufficiali spunta un obiettivo concreto. Se il progetto andasse in porto Fondiaria riuscirebbe a sgravare almeno in parte il proprio bilancio dal peso di attività dal futuro quantomeno incerto. Non è finita. Basta fare un passo indietro per scoprire che quest'affare sarebbe l'ultimo atto di un triplice rimescolamento di carte cominciato nel 2005. A quell'epoca Fondiaria girò una parte del proprio patrimonio in case e terreni all'Immobiliare Lombarda quotata in Borsa. Tra le attività passate di mano c'era anche il progetto City Life, il quartiere supermorderno che dovrebbe sorgere a Milano nell'area della vecchia Fiera. Seconda tappa: nel 2008 Immobiliare Lombarda è stata assorbita da Fondiaria, che ne aveva ottenuto il controllo con l'operazione di tre anni prima. Così si è chiuso il cerchio: gli immobili partiti nel 2005 sono tornati alla base nel 2008 (terza tappa). E adesso quelle stesse attività potrebbero cambiare ancora indirizzo, magari parcheggiate in un fondo immobiliare. Quest'ultima soluzione è stata adottata con indubbi vantaggi anche dalla Imco, una società controllata per intero dalla famiglia Ligresti.

di Vittorio Malagutti

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