27/11/09

LA BOLLA ANNUNCIATA DELLA BANCA DEL MEZZOGIORNO


La Banca del Mezzogiorno dovrebbe finanziarsi con obbligazioni garantite dallo Stato. Il risultato sarà un eccesso di liquidità, con molto denaro destinato a impieghi senza futuro. All'inizio il mercato drogato del Sud attirerà capitali che dovrebbero essere destinati altrove. Ma nel medio-lungo periodo, la bolla creditizia scoppierà e procurerà gravi danni ai cittadini che saranno i veri garanti dei prestiti alle imprese del Sud. Una storia non molto diversa da quella di Fannie e Freddie sul mercato dei mutui negli Stati Uniti. E abbiamo visto come è andata a finire.

Il progetto della Banca del Mezzogiorno è duro a morire. Eliso prima per motivi procedurali, è stato subito resuscitato dal ministro del Welfare che pochi giorni fa ha dichiarato che la Banca “è un progetto a cui teniamo moltissimo”.
Ma cosa sarebbe la Banca del Mezzogiorno? È difficile dirlo con esattezza, ma i commenti apparsi sulla stampa sono stati generalmente negativi. Molti temono che sarà (se vedrà la luce) un “carrozzone” poco trasparente e molto politicizzato. Alcuni mettono in dubbio l’utilità di incentivare il credito al Sud, in assenza di argomenti convincenti che mostrino che la domanda di finanziamenti da parte di aziende in grado di ripagare i debiti non sia già soddisfatta dal mercato.
Vi è molto sale in entrambe le obbiezioni (grazie alla formidabile liberalizzazione degli anni Novanta, ottenere credito al Sud non è più così difficile come un tempo), e da sole dovrebbero bastare a far accendere la lampadina del dubbio nella mente dei proponenti. Così sarebbe se vi fosse un serio dibattito sulla questione: purtroppo manca.

L'ELEMENTO DI TOSSICITÀ

Tra le obbiezioni sollevate è assente quella sulla caratteristica più “tossica” della proposta: che la Banca del Mezzogiorno dovrebbe finanziarsi con obbligazioni garantite dallo Stato italiano. Questo aspetto, all’apparenza un dettaglio tecnico, è ciò che rende la Banca del Mezzogiorno un pericoloso buco nero. Vediamo perché.
Una banca qualsiasi che opera sul mercato è un intermediario che prende soldi a prestito dai risparmiatori e li rigira alle imprese. Cosa ne limita la dimensione? Perché la banca non presta a tutti, ma proprio a tutti, quelli che vanno a chiedere soldi? La ragione è che, man mano che la banca presta, esaurisce i clienti meritevoli di credito e, se continua, inizia a pescare tra quelli più rischiosi. I risparmiatori sanno che, una volta soddisfatta la domanda delle aziende sane, cresce il rischio di finanziare quelle insolventi e si rifiuteranno di prestare i propri soldi, disciplinando così il comportamento della banca. È l’interesse del risparmiatore a proteggere i propri soldi che frena la possibilità che la banca dia i soldi a chi non li merita.
Con la Banca del Mezzogiorno come la concepiscono il ministro dell’Economia e quello del Welfare, questo meccanismo è assente. In questa banca i risparmiatori non correranno nessun rischio: se le aziende a cui si presta falliscono, paga lo Stato. Perciò i risparmiatori saranno del tutto indifferenti se la Banca del Mezzogiorno presta ad aziende malate, e forse saranno anche contenti se, come sembra, le obbligazioni emesse dalla banca godranno di agevolazioni fiscali. Il mercato del credito sarà “drogato” da un eccesso di liquidità, e molto denaro verrà destinato a impieghi senza futuro.
Ma, si dirà, la leadership della Banca del Mezzogiorno impedirà che questo accada. Tutt’altro. La leadership sarà pure essa ben contenta di giocare questo gioco, ancor di più se il suo stipendio sarà, come nelle aziende private, in parte costituito da bonus di produttività intesa come massa di credito intermediata.
Chi ci perde? Inizialmente le aziende del Nord, perché il mercato drogato del Sud attirerà capitali che dovrebbero essere destinati altrove. A seguire, ci si deve aspettare una bolla creditizia, che nel breve periodo apparentemente gioverà al Sud perché si assisterà a un boom di imprese che nascono e di imprese esistenti che crescono. Ma nel medio-lungo periodo, quando scoppierà, procurerà gravi danni ai cittadini che, alla fin fine saranno i veri garanti dei prestiti alle imprese del Sud ormai fantasma.

UNA BOLLA GIÀ VISTA

Come mai siamo così sicuri nel prevedere questi sviluppi? La ragione, purtroppo, è che questa pellicola l’abbiamo appena vista. Abbiamo vissuto nell’ultimo anno le conseguenze dello scoppio di una bolla creditizia - quella del mercato dei mutui negli Stati Uniti - di cui un ingrediente non secondario erano proprio le government sponsored enterprises - Fannie Mae e Freddie Mac. Sono l’analogo americano del progetto di Banca del Mezzogiorno, giacché ciò che ha permesso a queste aziende di “drogare” il mercato del credito è stato proprio il loro accesso alla raccolta di risparmio garantito dal governo Usa. Abbiamo descritto altrove come queste entità abbiano asservito il Congresso americano attraverso le lobby e l’esborso generoso di danari per finanziare le campagne elettorali. Di converso, il Congresso ha usato Fannie e Freddie come uno strumento di redistribuzione nascosta verso i ceti meno abbienti, attraverso i mutui facili. I risultati li abbiamo sotto gli occhi.
È stupefacente che, proprio nel mezzo della crisi finanziaria più difficile della nostra generazione e con un debito che sfiora il 120 per cento del Pil, il governo italiano pensi di creare un “mostro del credito” che si finanzia con titoli garantiti dallo Stato. Ed è paradossale vedere che quelli che hanno menato gran vanto di aver previsto tutto della crisi anzitempo, siano i primi a ignorarne le lezioni più salienti.

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