A quanto pare noi bamboccioni italiani siamo sfiduciati. Anzi non siamo sfiduciati siamo I PIU' sfiduciati del mondo. E, stranamente, ce ne si stupisce.
Come facciamo a guardare al futuro con ottimismo se siamo costantemente minacciati dal precariato. Le aziende sono state abituate troppo "bene" negli ultimi anni, con leggi che favoriscono indubbiamente l'utilizzo dei lavoratori come merce, persone da sfruttare a cottimo, quando servono, e poi da gettare quando invece non servono più. Senza garanzie, senza ferie, senza malattia, maternità, assistenza?
Come possiamo avere fiducia nel mondo del lavoro, nelle pubbliche amministrazioni se chi va avanti è per merito di raccomandazioni da parte di uno o l'altro politico. O volete forse dirmi che Renzo Bossi si è distinto per le evidenti capacità manageriali e merita quindi di essere fatto assessore? (vi prego leggete questa cosa oscena)
Come possiamo forgiare le aziende di domani se le banche non concedono prestiti adeguati. Se la burocrazia e le tasse soffocano ogni intraprendenza. Se, anche in questo caso, l'unica cosa che serve sono le conoscenze giuste, nei posti giusti?
Come possiamo creare conoscenza, sviluppare nuove tecnologie, farci conoscere e rispettare all'estero se la nostra università viene continuamente mutilata. Se le nostre ricerche vedono costanti diminuzioni dei già esigui fondi. Se i ricercatori possono fregiarsi di contratti precari, con stipendi ridicoli? Che futuro possiamo costruire se ci tagliate le gambe?
Come possiamo avere fiducia nelle istituzioni, se assistiamo alla costante esaltazione del più furbo? Se vediamo costantemente "mazziato" chi è onesto, o è semplicemente costretto a pagare le tasse perché dipendente, e invece esaltato e premiato chi evade, chi porta i soldi all'estero, chi truffa e scappa. E tra poco anche chi truffa e rimane, tanto con i dovuti denari prolungare un processo non è mai un problema.
E ci scusi, ministro Brunetta, se non riusciamo ad uscire di casa a 18 anni. Capisco la sua provocazione, ma è talmente scollegata dalla realtà che genera ulteriore disappunto nella classe politica, abbassando ulteriormente il rating statistico del mio ottimismo. A meno che non voglia pagarmi il mutuo e le bollette, signor ministro. Allora probabilmente sarei più fiducioso.
Come facciamo a guardare al futuro con ottimismo se siamo costantemente minacciati dal precariato. Le aziende sono state abituate troppo "bene" negli ultimi anni, con leggi che favoriscono indubbiamente l'utilizzo dei lavoratori come merce, persone da sfruttare a cottimo, quando servono, e poi da gettare quando invece non servono più. Senza garanzie, senza ferie, senza malattia, maternità, assistenza?
Come possiamo avere fiducia nel mondo del lavoro, nelle pubbliche amministrazioni se chi va avanti è per merito di raccomandazioni da parte di uno o l'altro politico. O volete forse dirmi che Renzo Bossi si è distinto per le evidenti capacità manageriali e merita quindi di essere fatto assessore? (vi prego leggete questa cosa oscena)
Come possiamo forgiare le aziende di domani se le banche non concedono prestiti adeguati. Se la burocrazia e le tasse soffocano ogni intraprendenza. Se, anche in questo caso, l'unica cosa che serve sono le conoscenze giuste, nei posti giusti?
Come possiamo creare conoscenza, sviluppare nuove tecnologie, farci conoscere e rispettare all'estero se la nostra università viene continuamente mutilata. Se le nostre ricerche vedono costanti diminuzioni dei già esigui fondi. Se i ricercatori possono fregiarsi di contratti precari, con stipendi ridicoli? Che futuro possiamo costruire se ci tagliate le gambe?
Come possiamo avere fiducia nelle istituzioni, se assistiamo alla costante esaltazione del più furbo? Se vediamo costantemente "mazziato" chi è onesto, o è semplicemente costretto a pagare le tasse perché dipendente, e invece esaltato e premiato chi evade, chi porta i soldi all'estero, chi truffa e scappa. E tra poco anche chi truffa e rimane, tanto con i dovuti denari prolungare un processo non è mai un problema.
E ci scusi, ministro Brunetta, se non riusciamo ad uscire di casa a 18 anni. Capisco la sua provocazione, ma è talmente scollegata dalla realtà che genera ulteriore disappunto nella classe politica, abbassando ulteriormente il rating statistico del mio ottimismo. A meno che non voglia pagarmi il mutuo e le bollette, signor ministro. Allora probabilmente sarei più fiducioso.
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