Appena due giorni fa, la Camera dei Deputati ha reso pubblico il documento numero 174 [PDF], presentato preliminarmente all'aula l'11 gennaio di questo anno in attesa di un giudizio consultivo da rilasciare all'esecutivo. Si tratta di uno schema di decreto legislativo approvato dal Consiglio dei Ministri nella seduta del 22 dicembre 2009.
Il provvedimento stabilisce con chiarezza tempistica, regole, scadenze e requisiti relativi ad un tema tanto dibattuto nei primi mesi di attività dell'esecutivo quanto dimenticato negli ultimi: l'introduzione dell'energia nucleare in Italia.
Entro la fine di questo anno, o al più entro i primi mesi del 2011, l'Agenzia per la Sicurezza Nucleare (ASN, voluta, concepita ed istituita nell'agosto del 2008 dall'attuale maggioranza parlamentare) esaminerà tutte le domande degli operatori interessati a costruire e a gestire le centrali nucleari che a breve popoleranno la penisola. Un'attesa di 12 mesi circa dovrebbe essere più che sufficiente, stando allo scadenzario previsto dalle norme contenute nel pacchetto, per conoscere definitivamente quali saranno le città italiane che ospiteranno i nuovi impianti.
Sensibilmente inferiore il tempo che i cittadini italiani, gli enti locali e le Regioni dovranno attendere per conoscere la collocazione dei Depositi Nazionali, i siti destinati alla raccolta dei rifiuti radioattivi: 6 mesi dopo l'entrata in vigore del decreto in questione, i siti interessati dal provvedimento (che verranno costruiti e gestiti dalla Sogin SpA) saranno ufficializzati attraverso pubblicazione di un'apposita lista sul sito internet della società stessa.
Il primo passo per l'istituzione del nucleare in Italia avverrà al massimo 3 mesi dopo l'approvazione finale del provvedimento, con la stesura da parte di Presidenza del Consiglio, Ministero per lo Sviluppo Economico, Infrastrutture e Trasporti, Ambiente, Istruzione ed Università, del documento di "Strategia nucleare": impianti richiesti, potenza complessiva, tempistica, parametri di sicurezza, disattivazione, scorie ed altro ancora.
Da lì seguirà un rimpallo dei ruoli da protagonista tra Ministero dell'Ambiente, impegnato nella Valutazione Ambientale, ASN e futuri operatori nucleari. Fino alle domande di questi ultimi (con tanto di scelta dei siti desiderati) e all'eventuale approvazione da parte dell'Agenzia.
A questo punto entreranno in gioco le regioni e gli enti locali interessati, autorizzati a sollevare eccezioni e indisponibilità alla costruzione delle centrali. Una concessione profondamente limitata dal potere finale attribuito all'esecutivo di autorizzare in via definitiva la costruzione delle centrali indesiderate, anche se in contrasto con quanto deciso dalle regioni e dal Comitato Interistituzionale (composto dai rappresentanti dei ministeri e delle regioni interessati).
Una volta deliberato il DPR che impone la costruzione delle centrali nei siti scelti dagli operatori richiedenti della cosiddetta Autorizzazione Unica (il "nulla osta" governativo alla costruzione e all'esercizio degli impianti), l'effettiva messa in funzione degli impianti dipenderà solo ed esclusivamente dai tempi tecnici richiesti.
Un'intera sezione del decreto è rivolta alla definizione dei compensi economici che spetteranno agli enti locali costretti ad ospitare (favorevolmente o meno) gli impianti di fabbricazione di energia elettrica nucleare e quelli di fabbricazione del combustibile.
I compensi saranno calcolati sulla base della potenza degli impianti e dell'energia elettrica effettivamente prodotta e saranno ripartiti in quote predefinite tra comune (55%), provincia (10%) e regione (35%).
Una scelta tecnico-finanziaria che diverrà effettiva il giorno dell'approvazione del decreto stesso, nonostante lo storico esito di due dei tre quesiti referendari sul nucleare votati in Italia nel 1987.
Il primo abrogava ogni forma di intervento statale sulla costruzione degli impianti in assenza di un ok da parte degli enti locali coinvolti. Il secondo andava a vietare il sistema delle compensazioni economiche da destinare agli enti locali.
Con un decreto legislativo il governo oggi si appresta a rovesciare la scelta compiuta dagli elettori italiani 23 anni fa. Violando non solo il senso di quel voto (il plebiscitario "no al nucleare"), ma anche l'esito strettamente giuridico di quel referendum.
Aborto e divorzio sono avvertiti.
Il provvedimento stabilisce con chiarezza tempistica, regole, scadenze e requisiti relativi ad un tema tanto dibattuto nei primi mesi di attività dell'esecutivo quanto dimenticato negli ultimi: l'introduzione dell'energia nucleare in Italia.
Entro la fine di questo anno, o al più entro i primi mesi del 2011, l'Agenzia per la Sicurezza Nucleare (ASN, voluta, concepita ed istituita nell'agosto del 2008 dall'attuale maggioranza parlamentare) esaminerà tutte le domande degli operatori interessati a costruire e a gestire le centrali nucleari che a breve popoleranno la penisola. Un'attesa di 12 mesi circa dovrebbe essere più che sufficiente, stando allo scadenzario previsto dalle norme contenute nel pacchetto, per conoscere definitivamente quali saranno le città italiane che ospiteranno i nuovi impianti.
Sensibilmente inferiore il tempo che i cittadini italiani, gli enti locali e le Regioni dovranno attendere per conoscere la collocazione dei Depositi Nazionali, i siti destinati alla raccolta dei rifiuti radioattivi: 6 mesi dopo l'entrata in vigore del decreto in questione, i siti interessati dal provvedimento (che verranno costruiti e gestiti dalla Sogin SpA) saranno ufficializzati attraverso pubblicazione di un'apposita lista sul sito internet della società stessa.
Il primo passo per l'istituzione del nucleare in Italia avverrà al massimo 3 mesi dopo l'approvazione finale del provvedimento, con la stesura da parte di Presidenza del Consiglio, Ministero per lo Sviluppo Economico, Infrastrutture e Trasporti, Ambiente, Istruzione ed Università, del documento di "Strategia nucleare": impianti richiesti, potenza complessiva, tempistica, parametri di sicurezza, disattivazione, scorie ed altro ancora.
Da lì seguirà un rimpallo dei ruoli da protagonista tra Ministero dell'Ambiente, impegnato nella Valutazione Ambientale, ASN e futuri operatori nucleari. Fino alle domande di questi ultimi (con tanto di scelta dei siti desiderati) e all'eventuale approvazione da parte dell'Agenzia.
A questo punto entreranno in gioco le regioni e gli enti locali interessati, autorizzati a sollevare eccezioni e indisponibilità alla costruzione delle centrali. Una concessione profondamente limitata dal potere finale attribuito all'esecutivo di autorizzare in via definitiva la costruzione delle centrali indesiderate, anche se in contrasto con quanto deciso dalle regioni e dal Comitato Interistituzionale (composto dai rappresentanti dei ministeri e delle regioni interessati).
Una volta deliberato il DPR che impone la costruzione delle centrali nei siti scelti dagli operatori richiedenti della cosiddetta Autorizzazione Unica (il "nulla osta" governativo alla costruzione e all'esercizio degli impianti), l'effettiva messa in funzione degli impianti dipenderà solo ed esclusivamente dai tempi tecnici richiesti.
Un'intera sezione del decreto è rivolta alla definizione dei compensi economici che spetteranno agli enti locali costretti ad ospitare (favorevolmente o meno) gli impianti di fabbricazione di energia elettrica nucleare e quelli di fabbricazione del combustibile.
I compensi saranno calcolati sulla base della potenza degli impianti e dell'energia elettrica effettivamente prodotta e saranno ripartiti in quote predefinite tra comune (55%), provincia (10%) e regione (35%).
Una scelta tecnico-finanziaria che diverrà effettiva il giorno dell'approvazione del decreto stesso, nonostante lo storico esito di due dei tre quesiti referendari sul nucleare votati in Italia nel 1987.
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Aborto e divorzio sono avvertiti.
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