Il senato ha approvato il Disegno di legge sul Processo breve: 163 i voti favorevoli, 130 quelli contrari e 2 astenuti. Il testo ora passerà al vaglio della Camera dei Deputati.
Tra i banchi del Senato ci sono stati momenti di tensione: i senatori dell’Idv espongono altri cartelli con su scritto anche “Muore il processo Antonveneta”, “Berlusconi fatti processare”, “Muoiono processi Cirio-Parmalat”. I commessi sono intervenuti per togliere le scritte.
I senatori del Pdl, che prima avevano scherzato con l’opposizione sollecitandoli a chiedere il voto segreto, si sono alzati dai loro posti per un lungo applauso. La seduta è stata sospesa dal presidente del Senato, Renato Schifani.
“Veleni” anche durante le dichiarazioni di voto. «La vostra priorità è innanzi tutto l’interesse privato, non avete avuto timori a devastare l’ordinamento, non avete senso di vergogna», ha detto il capogruppo del Pd Anna Finocchiaro.
Secondo la Finocchiaro, il provvedimento segnerà «la fine di migliaia di procedimenti penali, come i processi per le colpe mediche». La Finocchiaro ha puntato il dito sulla maggioranza: «Da una parte dite di essere interessati al processo riformatore, dall’altra continuate ad avvelenare i pozzi e tentate di spacciare questa come riforma della giustizia. Noi riteniamo necessario riformare le istituzioni, contro i rischi del populismo, per quest’opera ci troverete. Ma non per questo».
Il democratico Lamberto Tenaglia ha sottolineato che non considera il processo breve una priorità: «Continueremo a pretendere che si parli in Parlamento delle questioni che interessano le famiglie, i cittadini e il Paese, a partire dalla crisi. In altri parlamenti europei in questi giorni si sta discutendo misure fiscali in favore del lavoro, delle famiglie, delle imprese. Qui discutiamo di processo breve».
«È una norma sbagliata e pericolosa dannosa per la giustizia. Invece di dare ai cittadini processi rapidi, darà processi al macero. La maggioranza – continua Tenaglia – farebbe bene a togliere di mezzo questa ennesima norma che serve solo al Presidente del Consiglio per evitare i processi e discutere delle questioni che interessano veramente al Paese, anche in materia di giustizia».
Critico anche il capogruppo dell’Udc, Gianpiero D’Alia, ha espresso il proprio disappunto per la norma. «Restano in piedi incongruenze e storture – ha sottolineato il senatore centrista – come possiamo votare questa amnistia? Noi voteremo contro».
Il senatore Federico Bricolo, della Lega Nord, ha fatto invece notare come le norme in discussione erano in realtà sostenute da molti esponenti del centrosinistra prima che si scoprisse che erano applicabili anche a uno dei processi che riguardano Berlusconi.
Fuori da Palazzo Madama si sono invece riuniti in presidio gli esponenti del “popolo viola”, gli stessi del No-B-Day. Nelle ultime ore i simpatizzanti del “popolo viola” avevano attuato un passaparola attraverso sms con il seguente testo: «Tutta l’Italia ora a sentire in diretta dal Senato, lo scempio della giustizia italiana. Alle 20 tutti fuori al Senato in viola».
Non so che dire. La mia prima reazione non contiene parole ma solo schifo e incredulità. Tutti i processi per reati commessi e puniti con pena pecuniaria o fino ai 10 anni di reclusione che non siano arrivati a conclusione di primo grado verranno di fatto chiusi senza sentenza. Con questa norma, quindi, lo stralcio del processo Mills che vede imputato Berlusconi verrebbe immediatamente chiuso. Questa è una mazzata definitiva ad una giustizia già rovinata. Per non parlare della Costituzione. Ormai ridotta ad una cartaccia. Povera Italia!
Tra i banchi del Senato ci sono stati momenti di tensione: i senatori dell’Idv espongono altri cartelli con su scritto anche “Muore il processo Antonveneta”, “Berlusconi fatti processare”, “Muoiono processi Cirio-Parmalat”. I commessi sono intervenuti per togliere le scritte.
I senatori del Pdl, che prima avevano scherzato con l’opposizione sollecitandoli a chiedere il voto segreto, si sono alzati dai loro posti per un lungo applauso. La seduta è stata sospesa dal presidente del Senato, Renato Schifani.
“Veleni” anche durante le dichiarazioni di voto. «La vostra priorità è innanzi tutto l’interesse privato, non avete avuto timori a devastare l’ordinamento, non avete senso di vergogna», ha detto il capogruppo del Pd Anna Finocchiaro.
Secondo la Finocchiaro, il provvedimento segnerà «la fine di migliaia di procedimenti penali, come i processi per le colpe mediche». La Finocchiaro ha puntato il dito sulla maggioranza: «Da una parte dite di essere interessati al processo riformatore, dall’altra continuate ad avvelenare i pozzi e tentate di spacciare questa come riforma della giustizia. Noi riteniamo necessario riformare le istituzioni, contro i rischi del populismo, per quest’opera ci troverete. Ma non per questo».
Il democratico Lamberto Tenaglia ha sottolineato che non considera il processo breve una priorità: «Continueremo a pretendere che si parli in Parlamento delle questioni che interessano le famiglie, i cittadini e il Paese, a partire dalla crisi. In altri parlamenti europei in questi giorni si sta discutendo misure fiscali in favore del lavoro, delle famiglie, delle imprese. Qui discutiamo di processo breve».
«È una norma sbagliata e pericolosa dannosa per la giustizia. Invece di dare ai cittadini processi rapidi, darà processi al macero. La maggioranza – continua Tenaglia – farebbe bene a togliere di mezzo questa ennesima norma che serve solo al Presidente del Consiglio per evitare i processi e discutere delle questioni che interessano veramente al Paese, anche in materia di giustizia».
Critico anche il capogruppo dell’Udc, Gianpiero D’Alia, ha espresso il proprio disappunto per la norma. «Restano in piedi incongruenze e storture – ha sottolineato il senatore centrista – come possiamo votare questa amnistia? Noi voteremo contro».
Il senatore Federico Bricolo, della Lega Nord, ha fatto invece notare come le norme in discussione erano in realtà sostenute da molti esponenti del centrosinistra prima che si scoprisse che erano applicabili anche a uno dei processi che riguardano Berlusconi.
Fuori da Palazzo Madama si sono invece riuniti in presidio gli esponenti del “popolo viola”, gli stessi del No-B-Day. Nelle ultime ore i simpatizzanti del “popolo viola” avevano attuato un passaparola attraverso sms con il seguente testo: «Tutta l’Italia ora a sentire in diretta dal Senato, lo scempio della giustizia italiana. Alle 20 tutti fuori al Senato in viola».
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