Vittorio Sgarbi diffida Youtube. Vuole che vengano rimossi tutti i clip dove compare la sua immagine, gestita dalla madre Rita Cavallini. Tutto in famiglia. Altrimenti, pretenderà 10.000 euro per ogni minuto di clip. Facendo una ricerca con chiave "Sgarbi" su YouTube escono almeno 50 pagine di risultati, ognuna con una ventina di video. Calcolando una media di 3 minuti a clip, si capisce che stiamo parlando di cifre dell'ordine di grandezza dei 30 milioni di euro. Oggi come oggi, mettersi contro al tubo conviene. Tanto più che fare la guerra a YouTube significa cercare di mettere in ginocchio un simbolo della libertà di informazione, che consente spazi di libertà impensabili fino allo scorso lustro, dove il vero partito di opposizione - la rete - riesce a veicolare notizie che altrimenti verrebbero accuratamente sigillate nelle redazioni dei giornali.
Tant'è, una spiegazione ufficiale bisogna pur darla, così Sgarbi si fa intervistare dalla Stampa. Cosa lo disturba, la maleducazione dei commenti offensivi nei suoi riguardi? «No, certo. Mi indigna la mancanza di etica. Da parte di chi mi ruba quello che mi appartiene, senza contropartita. Con questo furto di immagini divento il motore di qualcosa che non mi riguarda»
Allora è una questione di soldi? «Non sono stato io a stabilire la cifra. Sono stati miei bravissimi legali, che hanno valutato il gettito delle entrate pubblicitarie favorite dalla mia presenza sul Web. E questo, al di là del quattrino, non mi piace. Mi riferisco non solo alla diffusione delle mie ospitate nelle varie trasmissioni tivù, ma anche alle immagini rubate per strada»
Strano, perché a giudicare dalla sua pagina su Facebook, che conta oltre 35.000 fan ed è piena zeppa delle sue performance provenienti esclusivamente dal canale YouTube, che egli stesso sembrerebbe pubblicare (vedi screenshot), parrebbe che sia stato proprio lui a sfruttare il portalone di videosharing per farsi pubblicità.
Insomma, non è una crociata educativa e - dice lui - non è tanto nemmeno una questione di soldi. E allora qual è il problema? «In particolare quel Piero Ricca, un tizio che mi ritrovo tra i piedi pronto a farmi arrabbiare. Questo Ricca sa che se mi viene a sfrugugliare, a me, che ho un temperamento irritabile, mi girano i coglioni. Lui mi riprende e mette su YouTube la scazzottata, chiamala così, che sembra fatta apposta per determinare l'indignazione di gruppi di fanatici, generalmente barbuti. Su Internet poi accade qualcosa di impensabile altrove. Lui si fa pubblicità a mie spese. E si crea un gran seguito. Tutto sfruttando la mia popolarità. Seguono 500-600, e anche di più, intimidazioni, di fondamentalisti, giustizialisti scatenati contro di me. Ricca è come Beppe Grillo: vogliono dimostrare che sei uno stronzo, usufruendo delle immagini come di micce per innescare il fanatismo. La mafia ha cercato di impaurirmi, quando a Salemi mi sono dichiarato contro le pale eoliche. E anche in questo caso si tenta di intimorirmi, incitando all'odio. E' come la sollecitazione al lancio di una statuetta del Duomo di Milano sui denti fatta da un pulpito che coinvolge milioni di persone».
Sgarbi che parla di incitamente all'odio è come Giuliano Ferrara che da lezioni sulla cucina macrobiotica. Dunque il problema sono i filmati di Piero Ricca... Ricca è colpevole di farsi pubblicità grazie agli accessi di ira di un condannato a 6 mesi e 10 giorni di reclusione per il reato di falso e truffa aggravata e continuata ai danni dello Stato, per produzione di documenti falsi (per la richiesta di aspettativa per motivi di salute) e assenteismo. Un po' come dire che il problema non sono i criminali, ma i giudici che li condannano, non sono i media controllati, ma le notizie scomode, non erano Pacciani e Vanni, ma le coppiette che facevano l'amore al parco. Il problema non è Vittorio Sgarbi, insomma, ma sono gli italiani incensurati.
Per la seconda volta, Piero Ricca viene additato come istigatore alla violenza: la prima subito dopo il presunto attentato a Silvio Berlusconi, la seconda, a distanza di un mese, a causa della sua sconveniente inclinazione a fare il giornalista, un vezzo che in Italia è passato di moda. Se accadrà qualcosa, qualsiasi cosa in questo paese di taglieggiatori della Costituzione, d'ora in poi sarà colpa sua. Se scoppierà una bomba, diventerà un estremista islamico; se chiuderanno un asilo degli orrori, diranno che le maestre guardavano il suo canale YouTube; se Obama attaccherà lo Yemen, è perché Ricca dal suo blog mandava messaggi in codice ai terroristi di al-Queda.
Sgarbi è stato lanciato negli anni '80 dal Costanzo Show. E' abituato alla televisione delle pagliacciate su ordinazione. Questa rete che mostra ciò che nessun telegiornale ricorda, non gli piace proprio. Specialmente se anzichè essere lui a riempire di volgarità i suoi interlocutori, gli capita di essere invece sommerso dai verbali dei documenti processuali.
Un altro dinosauro che che guarda l'orizzonte e perde tempo ad inveire contro il meteorite.
Tant'è, una spiegazione ufficiale bisogna pur darla, così Sgarbi si fa intervistare dalla Stampa. Cosa lo disturba, la maleducazione dei commenti offensivi nei suoi riguardi? «No, certo. Mi indigna la mancanza di etica. Da parte di chi mi ruba quello che mi appartiene, senza contropartita. Con questo furto di immagini divento il motore di qualcosa che non mi riguarda»
Allora è una questione di soldi? «Non sono stato io a stabilire la cifra. Sono stati miei bravissimi legali, che hanno valutato il gettito delle entrate pubblicitarie favorite dalla mia presenza sul Web. E questo, al di là del quattrino, non mi piace. Mi riferisco non solo alla diffusione delle mie ospitate nelle varie trasmissioni tivù, ma anche alle immagini rubate per strada»
Strano, perché a giudicare dalla sua pagina su Facebook, che conta oltre 35.000 fan ed è piena zeppa delle sue performance provenienti esclusivamente dal canale YouTube, che egli stesso sembrerebbe pubblicare (vedi screenshot), parrebbe che sia stato proprio lui a sfruttare il portalone di videosharing per farsi pubblicità.
Insomma, non è una crociata educativa e - dice lui - non è tanto nemmeno una questione di soldi. E allora qual è il problema? «In particolare quel Piero Ricca, un tizio che mi ritrovo tra i piedi pronto a farmi arrabbiare. Questo Ricca sa che se mi viene a sfrugugliare, a me, che ho un temperamento irritabile, mi girano i coglioni. Lui mi riprende e mette su YouTube la scazzottata, chiamala così, che sembra fatta apposta per determinare l'indignazione di gruppi di fanatici, generalmente barbuti. Su Internet poi accade qualcosa di impensabile altrove. Lui si fa pubblicità a mie spese. E si crea un gran seguito. Tutto sfruttando la mia popolarità. Seguono 500-600, e anche di più, intimidazioni, di fondamentalisti, giustizialisti scatenati contro di me. Ricca è come Beppe Grillo: vogliono dimostrare che sei uno stronzo, usufruendo delle immagini come di micce per innescare il fanatismo. La mafia ha cercato di impaurirmi, quando a Salemi mi sono dichiarato contro le pale eoliche. E anche in questo caso si tenta di intimorirmi, incitando all'odio. E' come la sollecitazione al lancio di una statuetta del Duomo di Milano sui denti fatta da un pulpito che coinvolge milioni di persone».
Sgarbi che parla di incitamente all'odio è come Giuliano Ferrara che da lezioni sulla cucina macrobiotica. Dunque il problema sono i filmati di Piero Ricca... Ricca è colpevole di farsi pubblicità grazie agli accessi di ira di un condannato a 6 mesi e 10 giorni di reclusione per il reato di falso e truffa aggravata e continuata ai danni dello Stato, per produzione di documenti falsi (per la richiesta di aspettativa per motivi di salute) e assenteismo. Un po' come dire che il problema non sono i criminali, ma i giudici che li condannano, non sono i media controllati, ma le notizie scomode, non erano Pacciani e Vanni, ma le coppiette che facevano l'amore al parco. Il problema non è Vittorio Sgarbi, insomma, ma sono gli italiani incensurati.
Per la seconda volta, Piero Ricca viene additato come istigatore alla violenza: la prima subito dopo il presunto attentato a Silvio Berlusconi, la seconda, a distanza di un mese, a causa della sua sconveniente inclinazione a fare il giornalista, un vezzo che in Italia è passato di moda. Se accadrà qualcosa, qualsiasi cosa in questo paese di taglieggiatori della Costituzione, d'ora in poi sarà colpa sua. Se scoppierà una bomba, diventerà un estremista islamico; se chiuderanno un asilo degli orrori, diranno che le maestre guardavano il suo canale YouTube; se Obama attaccherà lo Yemen, è perché Ricca dal suo blog mandava messaggi in codice ai terroristi di al-Queda.
Sgarbi è stato lanciato negli anni '80 dal Costanzo Show. E' abituato alla televisione delle pagliacciate su ordinazione. Questa rete che mostra ciò che nessun telegiornale ricorda, non gli piace proprio. Specialmente se anzichè essere lui a riempire di volgarità i suoi interlocutori, gli capita di essere invece sommerso dai verbali dei documenti processuali.
Un altro dinosauro che che guarda l'orizzonte e perde tempo ad inveire contro il meteorite.
Fonte articolo
http://oggi.jimdo.com/
RispondiEliminaFORZA PIERO !!!
Qualcuno vorrebbe l'Italia come il Far West, dove chi è più forte (comunque lo sia diventato) costruisce la ferrovia.Beh! se l'Italia viene vista come il Far West,difendiamo la diligenza dall'assalto.
La diligenza trasporta i nostri valori, i nostri diritti che sono poi i valori e i diritti universali. La diligenza è composta da persone di diverse religioni, di diverse idee politiche, di diverso ceto sociale, di diverse professioni ma da persone uguali nella volontà di veder rispettate le regole del gioco e che non ci stanno a sottomettersi agli attacchi che lungo il cammino subiscono. Gli attacchi alla diligenza arrivano da diverse direzioni:destra, sinistra, sopra, sotto.Chi resiste agli attacchi è unito da un legame, da un filo sottile ma robusto come una fune.RESTIAMO UNITI E RESPINGIAMO GLI ATTACCHI