23/01/10

Trivelle ad alta velocità

Settimana assai convulsa quella che sta per concludersi in Val di Susa, con una grande manifestazione popolare in programma proprio a Susa per sabato pomeriggio.
Dopo i primi sondaggi nella cintura torinese e il tentativo di carotaggio respinto martedì 12 dai presidianti dell’autoporto di Susa, le trivelle sono entrate in azione due volte. La prima alle 3 di notte di martedì 19, in un terreno di proprietà della Sitaf (poi spostata dopo 24 ore a 50 metri di distanza per un secondo sondaggio), non lontano dal presidio dell’autoporto, la seconda alle 4 di mattina nei pressi della stazione di Condove.

In entrambi i casi la stessa dinamica , territorio invaso da svariate centinaia di agenti in tenuta antisommossa e rapido blocco di tutte le vie di accesso (compresi gli svincoli autostradali) ai siti oggetto dei carotaggi. Altrettanto solerte anche la risposta della popolazione contraria all’opera, con centinaia di persone mobilitatesi nel cuore della notte e presidi nati dal nulla, dove alle prime luci dell’alba già si sfornava caffè caldo, insieme a fette di torta, destinate a trasformarsi nel corso della giornata in tome e salami, il tutto rigorosamente doc, prodotto e distribuito a km zero.

La protesta ha avuto sempre carattere pacifico e le occasioni di tensione sono state poche, la più seria delle quali quando un gruppo di NO TAV dopo avere bloccato il TGV nella stazione di S. Antonino è riuscita a sorprendere le forze dell’ordine arrivando nella stazione di Condove via treno, fino a giungere a pochi metri dalla trivella. Alcuni carabinieri particolarmente agitati hanno alzato il manganello, ferendo lievemente un manifestante che è stato trasportato in ospedale, ma la situazione si è ricomposta quasi immediatamente. Per il resto molte azioni dimostrative con blocchi dell’autostrada e della ferrovia e mobilitazione che nel complesso (fra Susa e Condove) ha coinvolto qualche migliaio di manifestanti, rendendo abbastanza evidente il fatto che l’immagine di una valle “normalizzata” dove le persone contrarie all’alta velocità si sono ridotte a un manipolo di facinorosi, alligna per ora solamente nella fantasia di politici e pennivendoli che vendono mistificazioni assortite un tanto al chilo. Chiunque abbia avuto occasione anche solo di passare qualche minuto ai presidi (si tratti di quelli permanenti o di quelli nati spontaneamente in un paio d’ore) ha potuto infatti constatare come la protesta sia ben viva e partecipata, radicata nel territorio ed eterogenea. Neppure il genio istrionesco di un bravo affabulatore come Mario Virano riuscirebbe a “vendere” la favola dei NO TAV professionisti della protesta ed estremisti antagonisti che arrivano da “fuori”, di fronte alle signore che preparano il caffè ed affettano formaggio e salame, di fronte ai signori in età che discutono di ferrovie e alle loro nipotine che li hanno seguiti appena finiti i compiti.

Ad impressionare maggiormente è stata l’entità dello spiegamento di forze messo in campo e l’alta velocità “di lavoro” delle trivelle, che stando alla documentazione ufficiale avrebbero dovuto permanere sul territorio da una a due settimane, mentre sono state smontate dopo meno di 24 ore.
Entrambi questi elementi inducono più di una riflessione in merito all’operazione carotaggi che sembra mirata semplicemente all’ottenimento di un risultato mediatico, piuttosto che non al riscontro di risultati tecnici che in tutta evidenza non interessavano. L’importante era “violare” il territorio valsusino per dimostrare che si può, premurandosi di fare in fretta, prima che il montare della protesta producesse risultati mediatici di tutt’altra natura. E al contempo saggiare il grado di radicamento della contestazione, per comprendere l’efficacia dei quattro anni di "cura" Virano/ Ferrentino.
Le risposte arrivate dal territorio si sono rivelate molto lontane dalle aspettative, dimostrando che la contrarietà all’alta velocità in Val di Susa continua a rimanere un sentimento ben radicato fra la popolazione, così come alta resta la disponibilità dei cittadini a mobilitarsi in massa a qualunque ora del giorno e della notte. Il “lavoro” praticato in questi anni da Virano e Ferrentino ha prodotto risultati molto modesti, certo non sufficienti a giustificare l’ingente quantità di denaro pubblico dissipata nella gestione dell’Osservatorio. La prospettiva di portare avanti oltre 10 anni di pesantissimi cantieri, all’interno di una valle alpina dove si ritiene “indispensabile” schierare 500 agenti e un centinaio di mezzi blindati per mantenere montata una trivella per 16 ore, appare poi del tutto impraticabile e disancorata da ogni logica.

In compenso l’operazione sondaggi ha fatto un gran bene al movimento NO TAV che trovando nuovi stimoli e nuove occasioni di socializzazione, sta riscoprendo il piacere dello stare insieme e la capacità di mobilitazione, come sicuramente dimostrerà la manifestazione di domani.
Il camper informativo sulle ragioni del TAV, con a bordo il presidente della Provincia di Torino Saitta e un paio di esperti è comparso solo a Susa, contemporaneamente al primo sondaggio, per poi defilarsi a tempo indefinito a causa dello scarso gradimento riscosso presso la popolazione.
Le trivelle probabilmente torneranno in azione all’inizio della settimana prossima, per effettuare una parte dei sondaggi che ancora mancano, naturalmente ancora una volta ad alta velocità. Sempre che Virano, uomo molto arguto, non realizzi che in fondo si tratta di un autogol e decisa che la loro importanza nel merito dello studio del progetto preliminare è così marginale da renderli superlui.

di Marco Cedolin

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