22/02/10

De Luca chiese i voti a Forza Italia e An per vincere nel 2007

«Stare con De Luca per non consegnare la Campania ai “casalesi”» è stato lo slogan con cui Antonio Di Pietro ha motivato la “svolta di Salerno” dell’Italia dei Valori. Un accordo mal digerito da molti dei suoi elettori (vedi anche “Di Pietro e i valori perduti“) che con il passare dei giorni hanno visto affiorare le tante incongruenze di questa scelta, coadiuvati anche dal martellamento ripetuto di Beppe Grillo e Marco Travaglio. Il comico genovese in questi giorni proprio a Salerno ha domandato ironicamente se «Tonino dopo aver seguito le 28 udienze di Bassolino sul suo sito, farà lo stesso con quelle del suo candidato?». L’editorialista del Fatto Quotidiano invece, dopo aver descritto in queste settimane il casellario giudiziario del candidato PD alla Regione Campania, sabato scorso (20 febbraio 2010 n.d.r.) ha aggiunto un nuovo particolare che ha dato un ulteriore colpo alle già deboli motivazioni del leader IdV. Il giornalista torinese ha ricordato che «tre anni fa De Luca prevalse grazie ai voti di Forza Italia e An» nella campagna elettorale per il comune di Salerno contro il collega di “coalizione”, Alfonso Andria della Margherita. Notizia rivelata dal senatore del Pdl Vincenzo Nespoli (ex An) : «De Luca ha già dimenticato quando, per il ballottaggio 2007, venne a chiedere i voti del centrodestra? Ha dimenticato quando incontrò i vertici regionali di An e Forza Italia? Noi finimmo per appoggiarlo, come male minore». Travaglio chiude infatti il suo articolo domandando ironicamente se «già nel 2007 il centrodestra che appoggiò De Luca rappresentava il Clan dei Casalesi, o se ha cominciato subito dopo».

Un punto controverso che va ad aggiungersi al fumoso accordo sulle dimissioni in caso di condanna. Per gli elettori e i delegati del congresso di 2 settimane fa la promessa del sindaco di Salerno era decisamente riferita al primo grado di giudizio. Un accordo diverso invece secondo Di Pietro che la sera dopo ad Otto e 1/2 spiegò che le dimissioni di De Luca sarebbero arrivate solo con il «terzo grado di giudizio» come stabilito «dai principi generali del PD».





Luigi De Magistris (europarlamentare IdV), dichiaratosi subito contrario a questo accordo, alcuni mesi fa in vista del congresso parlò degli eventuali grossi errori che il partito avrebbe dovuto evitare . Sbagli che un elettorato esigente ed informato non avrebbe tollerato e che secondo l’ex magistrato avrebbero potuto portare il partito «in 48 ore dall’8 per cento al 2». La mossa De Luca a molti è sembrata quel “grosso errore” ed è strano che proprio Di Pietro, paladino della libera informazione e della Rete cerchi di imporlo ai suoi elettori con metodi da un politico qualunque, dimenticandosi in oltre della cosa più importante: le persone che ha contribuito a creare “moralmente” ora lo stanno giudicando (giustamente) utilizzando il suo stesso metodo. Cosa direbbe il Di Pietro che solo pochi mesi fa fece dimettere dal partito il figlio Cristiano per un paio di telefonate ( nessuna indagine a carico) al Di Pietro che ora appoggia De Luca?

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