15/02/10

La questione Bertolaso e il ritorno del gossip

Siamo a quota tre.
E' questo il numero di casi giudiziari a rilevanza nazionale che negli ultimi 8 mesi, dal 18 giugno 2009, hanno colpito importanti e noti esponenti delle istituzioni italiane.
Il primo, il più celebre, è quello che ha visto il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi sfiorato dalle indagini della magistratura barese sugli affari dell'imprenditore Giampaolo Tarantini, in un presunto (poi accantonato) filone corruttivo fondato su escort e droga.
Il secondo caso, emerso in pieno autunno grazie alle intercettazioni dei ROS di Roma, ha colpito il Presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo, costringendolo, dopo un primo disperato tentativo di difesa, alle dimissioni immediate dall'incarico.
Il terzo campeggia in queste ore sulle prime pagine di tutti i giornali. E vede come "protagonista" il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e Capo del Dipartimento della Protezione Civile Guido Bertolaso.

Tre casi profondamente diversi tra loro, ma legati da un elemento unitario: la presenza (nell'ultima vicenda ancora solo presunta) dell'aspetto "scandalistico" della prostituzione ad uso e consumo delle massime autorità dello Stato.
Eppure, in termini giudiziari, questo elemento ricopre un ruolo profondamente marginale in tutti e tre i casi. L'attenzione dei magistrati inquirenti è rivolta altrove: alla ricerca di indizi e prove di corruzione nella prima e nella terza vicenda, nella ricostruzione dei ruoli ricoperti e nella ricerca di eventuali mandanti occulti nella seconda.

Sarebbero gli stessi aspetti su cui dovrebbe posarsi, analogamente, l'interesse della stampa, che, invece, ancora una volta, sembra essere distratta da altro.

Sulla vicenda "escort", l'attenzione ricadde, spesso in maniera maniacale e stucchevole, sui rapporti pruriginosi tra Silvio Berlusconi e Patrizia D'Addario. Quelli tra il primo e il pluri-indagato Giampaolo Tarantini, ben più pericolosi dal punto di vista politico, vennero relegati in un angolo.

Un comportamento analogo fu quello intrapreso dagli organi di informazione televisivi e della carta stampata nel mese di ottobre, quando lo "scandalo Marrazzo" venne progressivamente trasformato in un processo alle abitudini sessuali del Presidente dimissionario.
I nomi di Brenda e Natalie sono ancora ben vivi nell'immaginario collettivo. I nomi Carlo Tagliente, Luciano Simeone, Nicola Testini, Antonio Tamburrino, Gianguarino Cafasso, Massimiliano Scarfone, Carmen Pizzuti, Antonio e Giampaolo Angelucci, presi singolarmente, per molti non hanno alcun significato.

Oggi una vicenda che ripercorre le stesse orme: ventotto indagati, quattro arrestati e un'intera istituzione come la Protezione Civile sotto inchiesta. Il centro dell'interesse giornalistico: la consumazione o meno di rapporti sessuali tra Guido Bertolaso e "Monica" o "Francesca".
Sono passati pochi giorni e gli stralci delle intercettazioni riportati dalla stampa vertono tutti sulla questione "sessuale". E comincia a passare, silenziosamente, l'idea malsana che ricambiare l'assegnazione irregolare di appalti edilizi con prestazioni sessuali gratuite cessa di essere un episodio di corruzione nel momento in cui le prestazioni diventano delle sedute omaggio in un centro benessere.

E per l'ennesima volta finiscono in secondo piano le figure-chiave della vicenda, in questo caso quelle di Balducci, De Santis e Anemone, così come sembrano assumere minore importanza i nomi dei parlamentari PDL coinvolti: Denis Verdini, Altero Matteoli, Mario Pepe e Guido Viceconte.

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