15/02/10

Le fattorie di Detroit. (E non chiamateli prenditori)

Detroit è un po' la città-simbolo di Crisis, abbiamo persino l'apposito tag. Ne seguiamo le sorti da tempo, dal collasso seguìto al crollo dell'industria automobilistica, all'inferno che è diventata, ai timidi segni di ripresa in senso sostenibile.

L'idea di trasformare un'ex città industriale decaduta in un paradiso dell'agricoltura urbana ha ispirato anche Flint, nel Michigan, la città di Michael Moore. Ma a Detroit la coltivazione di zucche e carciofi ha tanto successo che è arrivato persino il furbo imprenditore a cercare di farne un business.

Si sa: i businessman pensano solo a far soldi, non certo a ricreare eden ambientalisti. Però, quando non sono meri prenditori, nei loro progetti di arricchimento finisce col trovare spazio anche qualcosa di buono. John Hantz, con la sua Hantz Farm, negli ultimi due anni ha continuato ad acquistare lotti vacanti in città (oltre il 40% del territorio cittadino è costituito ormai da terreni abbandonati, alcuni con case cadenti o bruciate). Il suo obiettivo è quello di trasformare intere zone cittadine in fattorie produttive, con lo scopo di rendere Detroit la prima vera city farm del mondo... e lo scopo secondario di far riacquistare valore immobiliare ai terreni circostanti le fattorie.

Si può condividere o meno, fatto sta che il sig. Hantz ha tirato fuori di tasca propria ben 30 milioni di dollari per la sua impresa (non ha aspettato l'elemosina dello Stato, per capirci) e quando sarà riuscito nell'intento avrà fatto sì una bella speculazione redditizia, ma accompagnata dalla trasformazione agricola di una delle città ex-industriali più disastrate d'America. In emergenza, un'idea eccellente: averceli, speculatori così, 20% cemento e 80% agricoltura...

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