03/03/10

Ecco come il governo Berlusconi aiuta a far crescere la disoccupazione

Chi ha detto che il governo Berlusconi non lavora? Chi ha detto che il governo Berlusconi pensa solo a fare leggi Ad Personam? Chi ha detto che il governo Berlusconi non sta creando nuove grandi riforme per migliorare il nostro paese? almeno per migliorarlo per i soliti potenti.

Il governo più sottomesso alle lobby degli ultimi 150 ne sforna un’altra e tenetevi forte perché questa è meravigliosamente infame.

Anche se il TG1 non lo dice, la disoccupazione in Italia ha raggiunto cifre da record. Il governo lo sa bene e infatti per contrastarla ha pensato bene di creare una legge che permette di aggirare l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori che regolamenta i licenziamenti. Che cosa è l’articolo 18?

Nella maggior parte dei casi, il licenziamento del lavoratore dipendente è possibile solo in presenza di specifiche motivazioni socialmente giustificate (art. 1 l. 15 luglio 1966, n. 604; art. 18 dello Statuto dei lavoratori), che possono riguardare la condotta del lavoratore (licenziamento disciplinare, per giusta causa o per giustificato motivo soggettivo) ovvero la situazione in cui si trova l’azienda (licenziamento per giustificato motivo oggettivo). (Wiki)

E ancora:

Impugnato per tempo il licenziamento, il lavoratore ha cinque anni di tempo (termine prescrizionale) per iniziare la causa contro il datore di lavoro, cioè per impugnare giudizialmente il licenziamento, con ricorso al Tribunale in funzione di Giudice del lavoro.(Wiki)

Evidentemente alla Marcegaglia o a qualche altro potente, in periodo di crisi – dove i licenziamenti sono pane giornaliero per le grosse aziende -, l’articolo 18 cominciava ad andare un po’ stretto. Ecco quindi che entra in gioco il governo Berlusconi che come sempre si mette a novanta e crea una legge, ormai ad un passo dall’approvazione, che di fatto aggira l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori dicendo che le controversie tra il datore di lavoro e il suo dipendente potranno essere risolte anche da un arbitro in alternativa al giudice: o l’uno o l’altro.

Un affievolimento di fatto delle tutele a favore del lavoratore, la parte oggettivamente più debole in questo tipo di controversie. E anche, appunto, un superamento dell’articolo 18, come di altri vincoli legislativi. Perché di fronte a un licenziamento l’arbitro deciderà “secondo equità”. (…) La norma è davvero complessa. In sostanza – modificando l’articolo 412 del codice di procedura civile – si prevedono due possibilità tra loro alternative per la risoluzione delle controversie: o la via giudiziale oppure quella arbitrale. Già nel contratto di assunzione, anche in deroga ai contratti collettivi, potrebbe essere stabilito (con la cosiddetta clausola compromissoria) che in caso di contrasto le parti si affideranno a un arbitro. Strada assai meno garantista per il lavoratore che in un momento di debolezza negoziale (quello dell’assunzione, appunto) finirebbe per essere costretto ad accettare. E il giudizio dell’arbitro sarà impugnabile esclusivamente per vizi procedurali.(Repubblica)

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