21/03/10

La pensione d'oro nella Repubblica delle banane


E c’è chi dice che in Italia i lavoratori non sono tutelati. Mica vero. Dopo un eroica lotta durata circa due anni Felice Crosta, avvocato alto dirigente della Regione Siciliana, si è visto riconosciuto dalla Corte dei Conti il diritto a ricevere una pensione di 496 mila euro all’anno, 41.600 euro al mese, 1.369 euro al giorno – naturalmente lordi – per i servigi resi, invece della più modesta cifra di 219 mila euro annui che l’Ufficio del personale gli aveva assegnato. Una cifra che l’eroico lavoratore si era guadagnata per i servigi resi reggendo per quasi un decennio gestendo l’emergenza rifiuti in Sicilia. Un grande successo: gli Ato, organismi che dovevano assicurare il servizio di raccolta e smaltimento, che hanno accumulato oltre un miliardo di debiti. La gara per i termovalorizzatori annullata dall’Unione europea. La Sicilia sepolta dalla spazzatura.

Ma la legge è legge. Come quella che, nel 2005, quando venne istituita l’Agenzia per i rifiuti e le Acque nel 2005, mentre Salvatore Cuffaro governava a Palermo, stabilì per il direttore generale dell’Agenzia il diritto a calcolare la sua pensione in base all’indennità. E guarda caso, a direttore fu nominato l’allora vicecommissario ai rifiuti Felice Crosta, che – sempre guarda caso – 4 mesi dopo se ne andò in pensione. Maturando il “diritto” a godere della pensione milionaria di oggi. La legge è legge. Il fatto che i Siciliani hanno la monnezza sotto le finestre non conta, purtroppo. E neppure il fatto che nessuno, né gli ex governatori di Banca d’Italia, né gli ex Presidenti di Corte Costituzionale abbiano simili indennità di pensione. E neppure il fatto che il tetto ai trattamenti previdenziali “obbligatori” posto nell’ormai lontano ottobre del 2003 dal consiglio dei ministri è di 516 euro al giorno, il vecchio milione di lire.

Insomma, in Italia i lavoratori sono tutelati, eccome. Certo, non tutti. Non i cassintegrati o quelli in mobilità. E neppure i precari che qualcuno ha pure il coraggio di chiamare bamboccioni. Ma gli altri sì. Ad esempio, Felice Crosta servitore fedele di Totò vasa-vasa Cuffaro, che sta nel partito di quel Casini che sdegnosamente ricorda a tutti che lui è l’unico che si preoccupa dei problemi della gente. O quel Riparbelli addetto al palco di Berlusconi – il capo del governo che si preoccupa soprattutto di Annozero e delle intercettazioni – che viene candidato in Lombardia facendo rischiare a tutti di essere esclusi dal voto. E tanti altri, chi più chi meno, purtroppo in tutti i partiti presenti in parlamento. Quelli che hanno le amicizie giuste, i protetti dei politici, i servitori fedeli dei potenti. Per quelli, nel paese delle leggi ad personam che si approvano in quattro e quattr’otto, della meritocrazia all’incontrario, c’è sempre un diritto da tutelare. La legge è legge, e dicono che è uguale per tutti. Ma in questa Repubblica delle banane per alcuni, la cronaca ce lo ricorda ogni giorno, è più uguale che per gli altri.

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