Ricevo e volentieri pubblico un post da Alberto Vaccari, Ingegnere, amico, compagno di merende veliche e cazzeggi affini su Newsgroup correlati, da ormai quasi due lustri.
Alberto è anche Capogruppo PD del Comune di Casalgrande, dalle parti di Reggio Emilia.
Benchè ogni tanto cerchino di ridarsi una verniciata ecosostenibile, biocompatibile, localista, di filiera corta, terzomondista, la strada per la santificazione delle multinazionali del fast-food non solo è ancora lunga ma è decisamente lastricata di intenzioni non proprio limpide. Ci consola il fatto che il packagin demenziale descritto da Alberto avrà i ogni caso vita breve, per aumento esponenziale dei costi.
Se volete divertirvi a fare il gestore di un Mc. con contorno di tremende scorrettezze varie, esiste un giochino piu' o meno gratuito su internet.
Sono sempre stato affascinato dai colori del McDonald’s. Bimbi felici che giocano, famiglie spensierate che mangiano chiacchierando, mille luci, colori, un’aria moderna e ‘sana’. Insomma, un’apparenza che contrasta decisamente con l’effetto concreto sul fegato e le coronarie degli avventori.
Ma, si sa, i bimbi hanno il potere di far trasgredire anche il più incallito dei papà.
E così, ieri sera, in quel di Modena, ho portato le mie due figlie “a cena al Mc”. Non entro nel dettaglio di ciò che abbiamo mangiato. Passo direttamente alla fine del pasto. Esaurito tutto, non c’era più cibo o bevanda sul tavolo, avevo davanti una quantità enorme di rifiuti. Per il pasto di un adulto e due bambine piccole, elenco sul tavolo:
- 2 scatoloni piccoli Happy Meal
- 2 scatole per crocchette
- Una decina di tovaglioli
- 1 scatola di cartone per hamburger
- 3 sacchetti di cartone per patatine
- 3 tovagliette
- 1 bicchierone(cartone?) per bibita
- 3 cannucce di plastica
- 2 bottigliette di plastica
- 1 tappo per bibita in plastica
- 2 sacchetti in cellophane dei giochini omaggio
- 2 bustine di alluminio del dolcetto
L’elenco, già di suo, provoca fastidio in qualunque coscienza minimamente attenta all’ambiente. La visione reale, però, è decisamente peggiore: mettendo tutto ciò che è carta e cartone dentro agli scatoloni Happy Meal, e schiacciandoli con tutta la forza, non si riesce a scendere al di sotto di un cubo di 20cm di lato. Un volume enorme, per un misero e frugale pasto. E anche un certo peso, stranamente.
A questo punto, tenendo sempre ben separati la carta, la plastica e l’alluminio, vado verso i cestini dei rifiuti. E qua c’è la vera grande sorpresa: anche in una città notoriamente attenta alla raccolta differenziata, dove ci sono i bidoncini separati fin dalle scuole materne, al McDonald’s c’è un UNICO bidone compattatore. Tu butti dentro tutto, carta plastica e alluminio, e questo schiaccia comprime sminuzza tutto insieme.
Mi chiedo: ma che fine farà tutto ciò?
Non ci sono molte possibilità: se finisce nel ciclo della carta, è una porcheria perché plastica, cellophane ed alluminio avrebbero meritato altri destini. Se finisce nel ciclo del rifiuto indistinto, è una porcheria ancora peggiore perché si estromette da un potenziale riciclo una quantità immane di materiale.
Provate a pensare a quante persone vanno ogni giorno al McDonald’s. Prendete il più vicino a casa vostra, immaginate che di pasti a tre persone come quello fatto da me, ne avvengano almeno un centinaio ad ogni pranzo o cena. Immaginate di mettere in fila i cubetti di carta pressata che descrivevo, e vi renderete conto della vergogna che dovremmo provare ogni volta che andiamo in questi fast food.
E immaginate di avere con voi due bambine, educate fin dalla nascita che la carta si mette lì, la plastica là, il vetro qui e l’alluminio là. E adesso dovete dire loro che “qua si butta tutto insieme”. Un bell’effetto educativo, non c’è che dire.
Ho chiamato la responsabile, ho fatto presente la cosa. Mi hanno guardato come un marziano, “ma guardi che noi paghiamo lo smaltimento rifiuti regolarmente”…
Certo, come se i soldi che paghi possano compensare la diossina che respirano tutti quando i tuoi rifiuti vengono bruciati.
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