Il governo di Papandreou ha raggiunto l’accordo con la BCE e l’FMI, per interposta persona attraverso la cancelliera tedesca Angela Merkel.
Un accordo che prevede da un lato l’elargizione di una cifra nell’ordine dei 110 miliardi di euro nei prossimi 3 anni (con tutta probabilità destinata ad aumentare) al governo greco.
Dall’altro l’ impegno da parte di Papandreu di varare immediatamente un “piano di risanamento” delle finanze, consistente in un aumento generalizzato della tassazione (IVA, accise sulla benzina ed imposte varie) nel congelamento degli stipendi pubblici, nei tagli delle tredicesime e quattordicesime, nell’aumento dell’età pensionabile, nell’eliminazione di alcune norme che salvaguardano i lavoratori privati dal licenziamento ed altre “regalie” sulla falsariga di quelle elencate. Il tutto sotto la supervisione dei funzionari della BCE e dell’FMI che personalmente controlleranno l’operato del governo greco (di fatto assumendone il controllo) verificando mensilmente che i loro dettami vengano rispettati in maniera certosina.
Domani, giovedì 6 maggio, il piano di risanamento già presentato in parlamento, dovrebbe prendere il via e diventare di fatto esecutivo, permettendo la formalizzazione dell’accordo entro la fine della settimana e lo sblocco della prima tranche di “aiuti”.
Una cospicua parte dei cittadini greci non si manifesta disposta ad accettare la manovra “lacrime e sangue” destinata, forse, a dare una boccata di ossigeno alle finanze del paese, ma al tempo stesso a scaraventare, con tutta probabilità, nel baratro l’economia delle famiglie, privandole di una consistente parte del proprio reddito.
In conseguenza di ciò la Grecia è bloccata da ieri da uno sciopero generale, con la protesta che monta nelle piazze e rischia di tracimare, mettendo a serio rischio il varo della manovra.
Questa mattina ad Atene la contestazione arriva al proprio acme, con un corteo di oltre centomila persone che assedia il parlamento, scontri con le forze di polizia, lacrimogeni, pietre e bottiglie incendiarie ed un grande rischio che la situazione degeneri in guerriglia urbana incontrollata. E conseguente rischio che il governo si veda costretto a sospendere (almeno temporaneamente) l’approvazione del piano, vanificando o comunque ritardando i tempi dell’accordo.
Per uno strano scherzo del destino, proprio quando Papandreou si ritrova messo alle corde, interviene una tragedia che con tutta probabilità salverà la sua poltrona, il piano “lacrime e sangue” e l’operazione messa in piedi dalla BCE e dall’FMI.
Nel momento più violento degli scontri, quando la marea dei manifestanti preme verso il parlamento e le forze di polizia iniziano a ritrovarsi a mal partito, un gruppo di manifestanti incappucciati si stacca dal corteo e lancia alcune bombe molotov contro una filiale della Marfin Egnatia Bank, dinanzi alla quale (per un altro scherzo del destino) sono puntate le telecamere di alcune fra le più importanti televisioni internazionali.
L’istituto bancario prende fuoco e nell’edificio, nonostante la banca sia chiusa, restano imprigionate una ventina di persone, tre delle quali, secondo le prime ricostruzioni, muoiono per asfissia a causa dell’incendio.
Il grande sciopero e la contestazione sfociano così in tragedia, i manifestanti si trasformano in assassini ed irresponsabili che il premier Papandreou si affretta a stigmatizzare per i loro gesti violenti. Lo stesso Papandreou mostra un tempismo eccezionale, quando solo un paio d’ore dopo l’accaduto ha già pronto un discorso da rivolgere alla nazione, nel quale invoca l’unità nazionale ed invita tutti i partiti politici ad assumersi le proprie responsabilità, dissociandosi dalla violenza e di fatto prodigandosi nel ridimensionare i toni dello scontro.
I contestatori, cattivi, violenti ed ora perfino assassini perderanno buona parte della simpatia e della solidarietà di cui avevano finora goduto, in Grecia e nel resto d’Europa.
Le forze politiche che li avevano finora sostenuti si vedranno costrette a prendere le distanze, allontanandosi dalla piazza. Una larga parte dei cittadini vessati che manifestavano diserteranno le piazze, turbati ed impauriti.
Un accordo che prevede da un lato l’elargizione di una cifra nell’ordine dei 110 miliardi di euro nei prossimi 3 anni (con tutta probabilità destinata ad aumentare) al governo greco.
Dall’altro l’ impegno da parte di Papandreu di varare immediatamente un “piano di risanamento” delle finanze, consistente in un aumento generalizzato della tassazione (IVA, accise sulla benzina ed imposte varie) nel congelamento degli stipendi pubblici, nei tagli delle tredicesime e quattordicesime, nell’aumento dell’età pensionabile, nell’eliminazione di alcune norme che salvaguardano i lavoratori privati dal licenziamento ed altre “regalie” sulla falsariga di quelle elencate. Il tutto sotto la supervisione dei funzionari della BCE e dell’FMI che personalmente controlleranno l’operato del governo greco (di fatto assumendone il controllo) verificando mensilmente che i loro dettami vengano rispettati in maniera certosina.
Domani, giovedì 6 maggio, il piano di risanamento già presentato in parlamento, dovrebbe prendere il via e diventare di fatto esecutivo, permettendo la formalizzazione dell’accordo entro la fine della settimana e lo sblocco della prima tranche di “aiuti”.
Una cospicua parte dei cittadini greci non si manifesta disposta ad accettare la manovra “lacrime e sangue” destinata, forse, a dare una boccata di ossigeno alle finanze del paese, ma al tempo stesso a scaraventare, con tutta probabilità, nel baratro l’economia delle famiglie, privandole di una consistente parte del proprio reddito.
In conseguenza di ciò la Grecia è bloccata da ieri da uno sciopero generale, con la protesta che monta nelle piazze e rischia di tracimare, mettendo a serio rischio il varo della manovra.
Questa mattina ad Atene la contestazione arriva al proprio acme, con un corteo di oltre centomila persone che assedia il parlamento, scontri con le forze di polizia, lacrimogeni, pietre e bottiglie incendiarie ed un grande rischio che la situazione degeneri in guerriglia urbana incontrollata. E conseguente rischio che il governo si veda costretto a sospendere (almeno temporaneamente) l’approvazione del piano, vanificando o comunque ritardando i tempi dell’accordo.
Per uno strano scherzo del destino, proprio quando Papandreou si ritrova messo alle corde, interviene una tragedia che con tutta probabilità salverà la sua poltrona, il piano “lacrime e sangue” e l’operazione messa in piedi dalla BCE e dall’FMI.
Nel momento più violento degli scontri, quando la marea dei manifestanti preme verso il parlamento e le forze di polizia iniziano a ritrovarsi a mal partito, un gruppo di manifestanti incappucciati si stacca dal corteo e lancia alcune bombe molotov contro una filiale della Marfin Egnatia Bank, dinanzi alla quale (per un altro scherzo del destino) sono puntate le telecamere di alcune fra le più importanti televisioni internazionali.
L’istituto bancario prende fuoco e nell’edificio, nonostante la banca sia chiusa, restano imprigionate una ventina di persone, tre delle quali, secondo le prime ricostruzioni, muoiono per asfissia a causa dell’incendio.
Il grande sciopero e la contestazione sfociano così in tragedia, i manifestanti si trasformano in assassini ed irresponsabili che il premier Papandreou si affretta a stigmatizzare per i loro gesti violenti. Lo stesso Papandreou mostra un tempismo eccezionale, quando solo un paio d’ore dopo l’accaduto ha già pronto un discorso da rivolgere alla nazione, nel quale invoca l’unità nazionale ed invita tutti i partiti politici ad assumersi le proprie responsabilità, dissociandosi dalla violenza e di fatto prodigandosi nel ridimensionare i toni dello scontro.
I contestatori, cattivi, violenti ed ora perfino assassini perderanno buona parte della simpatia e della solidarietà di cui avevano finora goduto, in Grecia e nel resto d’Europa.
Le forze politiche che li avevano finora sostenuti si vedranno costrette a prendere le distanze, allontanandosi dalla piazza. Una larga parte dei cittadini vessati che manifestavano diserteranno le piazze, turbati ed impauriti.
Il piano di risanamento lacrime e sangue e tutta l’operazione condotta dalla BCE e dall’FMI con tutta probabilità andranno avanti senza ulteriori gravi intoppi, grazie ad una strana tragedia degna della fantasia “visionaria” del miglior Cossiga, cercata, trovata o costruita, non è ancora dato comprenderlo e forse non lo sarà mai.
di Marco Cedolin
Fonte articolo
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