11/05/10

A PROPOSITO DELLE POSIZIONI PD SUL REFERENDUM PER L'ACQUA PUBBLICA di EMILIO MOLINARI

A proposito delle posizioni espresse da dirigenti del PD di Emilio Molinari – Una pressante richiesta per impegnarvi tutti nella raccolta di firme.
Emilio Molinari Contratto Mondiale per l'acqua.

Che senso ha? Non c'è intendimento polemico in questa domanda, solo mi chiedo quale è il senso che i dirigenti del Pd attribuiscono alla raccolta di firme che intendono promuovere per una legge sui servizi idrici da presentare al Parlamento, mentre in tutto il paese è in pieno svolgimento un referendum abrogativo delle leggi che obbligano alla privatizzazione di tali servizi e mentre elettori e militanti dello stesso Pd accorrono ai banchetti del Movimento dell'acqua per apporre la loro firma.

Credo risulti incomprensibile a molti l'idea di raccogliere firme su di una legge di iniziativa popolare, dal momento che anche molti quadri intermedi e dirigenti locali del Pd firmano per il referendum e si rendono disponibili alla sua riuscita; che molti sindaci aderiscono all'iniziativa, votano in centinaia ordini del giorno che dichiarano l'acqua priva di rilevanza economica; che lo stesso comune di Milano si pronuncia per l'acqua in mano pubblica e un po' ovunque consiglieri comunali del Pd si offrono come autenticatori delle firme per il referendum sull’acqua pubblica, coscienti anche di assolvere a un obbligo democratico.

Non ha senso alcuno se non confondere e dividere i cittadini con diverse iniziative, quando anche un dirigente del calibro di Franceschini firma i nostri quesiti referendari.

Che senso ha in un simile contesto presentare una legge quando, oltretutto, non ci sono i numeri in Parlamento? Non c'erano, i numeri, neppure quando fu votata la legge Ronchi che prevede la privatizzazione dell’acqua, altrimenti sarebbe stata cambiata o bloccata. E meno che mai ci sono adesso. C’è invece uno straordinario entusiasmo nell’adesione al referendum contro la privatizzazione dell’acqua. E la spiegazione credo stia proprio nella consapevolezza di molta parte del popolo di centrosinistra di essere condannato dai “numeri che non ci sono”, ma salvato dalla certezza che l'acqua abbia una tale forza evocativa capace di parlare a tutti, anche agli avversari.

L'acqua entra trasversalmente in entrambi i “popoli politici” che si fronteggiano, rompe gli schieramenti ossificati in poli incomunicabili nei loro odi reciproci, produce cultura del vivere assieme e dell'interesse generale. Questo comincia a essere senso comune.

Credo che tutti sentano il bisogno di riprendersi l'iniziativa fuori dal Parlamento e che vivano il referendum come un sentimento di rivincita sui numeri, per partecipare e fare politica personalmente e su contenuti. Credo che lo vivano come una possibilità di vincere qualcosa di importante, che qualifichi il senso della loro militanza e anche della loro adesione a un partito come il Pd. Perché allora confondere questa stupenda realtà e opportunità che si offre a tutti, con un’iniziativa che non serve a nulla?

I numeri in Parlamento non ci sono, in Parlamento già giace ignorata da tutti una legge di iniziativa popolare presentata dal Movimento dell'acqua e corredata da oltre 400 mila firme. Non ci sono nemmeno i tempi per discutere una qualsiasi legge, perché entro il 2011 sarà fatto obbligo a tutti i comuni di mettere a gara la gestione dei propri servizi idrici e i privati entreranno con convenzioni della durata di 25-30 anni, determinando così una condizione in cui sarà difficile tornare indietro. Il referendum perciò non è un espediente politico di qualcuno, ma è un passaggio obbligato per tutti coloro che non vogliono che i rubinetti italiani vengano consegnati a un paio di multinazionali e alle banche.

I dirigenti del Pd sono giustamente preoccupati di come è stato ridotto lo strumento del referendum nel nostro paese. Lo siamo anche noi, ma cerchiamo di dare una risposta a tre questioni:

c'è qualche altro strumento per fermare una legge incostituzionale che espropria i comuni del proprio ruolo, unica nel suo genere in tutta Europa?

abbiamo proprio deciso di rinunciare definitivamente al referendum, l'unico strumento costituzionale di democrazia partecipata di cui dispongono i cittadini italiani?

Se è così, non è una parte del centrosinistra che rinuncia e liquida pezzi di Costituzione?

Cari dirigenti del Pd, c’è una cosa che ci può permettere di dialogare e trovare soluzioni che evitino confusioni e amarezze nel popolo di centrosinistra e che vi faccia evitare di essere scavalcati dal vostro stesso popolo, che sta trovando in questo momento un nuovo entusiasmo. Se davvero il vostro intento è quello di cambiare la legge, perché non raccogliere assieme a noi un milione di firme abrogative della legge Ronchi? Perché non depositarle insieme, con una forza reale, sul tavolo del governo per costringerlo all'ineludibile scelta tra cambiare la legge, accogliendo lo spirito dei referendari, o indire il referendum?

L'acqua, l'acqua potabile, non è per noi un argomento strumentale da usare per la polemica tra partiti o per interesse di partito. Bisogna crederci e sbaglia chi, come l'Idv, la usa in tal senso correndo da solo e raccogliendo in solitudine le firme per un suo referendum abrogativo. L'acqua è prima di tutto un diritto umano che ci chiama all'etica della politica, ci chiama a una battaglia di tutti e per tutti, anche per gli avversari politici.

Bisogna esserne convinti e volersi confrontare senza steccati e senza spocchie. Non è una battaglia nell'interesse di classe, di genere, di partito o di ideologia, è nell'interesse generale più profondo e in questo è l'essenza della politica. Lo ha capito la miriade di cittadini, di sindaci, di elettori, di militanti che si mettono in fila ai banchetti. Credo ci chiedano tutti di confrontarci e unire gli sforzi e che in loro ci sia una domanda di politica: di politica potabile, come l'acqua del rubinetto.

Emilio Molinari
Comitato italiano per un contratto mondiale sull'acqua

Il Fatto, 8 Maggio 2010

Luciana P. Pellegreffi

by NEURONIATTIVI

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