TESTIMONIANZA E RIFLESSIONI
Di un cittadino/padre nel dolore e nella rabbia
Di un cittadino/padre nel dolore e nella rabbia
Sono il padre di Sara Panuccio, una delle due ragazze scomparse a Ventotene il 20 aprile 2010, a causa della frana del costone di Cala Rossano.
È giunto il momento, anche se mi è di enorme difficoltà, di far conoscere il mio pensiero in merito alla vicenda che ha stravolto la vita della mia famiglia.
Mi è d’obbligo uscire dal silenzio doloroso dopo aver ascoltato parti di servizi televisivi standardizzati ed ai quali siamo abituati nel nostro vivere quotidiano.
Questa è la mia testimonianza, che spero sia intesa come cittadino comune ancor prima che come padre e non rivolta ad interessi personali.
Dopo aver appreso la notizia, siamo stati elitrasportati sull’ isola ed ancor prima di giungere abbiamo sorvolato la zona della tragedia.
Passato il momento più tragico della mia vita, quello di dover vedere mia figlia morta, e su questo non mi soffermo perché ognuno di voi può comprendere il dolore e lo stato d’animo, siamo stati caricati in varie automobili per giungere al centro del paese.
Il triste corteo è partito, ma mentre i genitori di Francesca son giunti a destinazione io ho fatto fermare l’ automobile in prossimità del luogo maledetto.
Disceso dalla vettura sono sceso in spiaggia tramite una scalinata d’accesso “INVITANTE” e mi sono avvicinato alla zona in quel momento sorvegliata e perimetrata dalle forze dell’ ordine come è prassi in questi casi.
Mi è stato permesso l’accesso.
Volevo vedere, toccare e maledire quella che fino a quel momento nella mia testa, grazie alle notizie giunte, era la ROCCIA che aveva tolto la vita a SARA e FRANCESCA.
Quando ho toccato i massi ho scoperto con gran stupore che era solo un insieme di TERRA che mi si è SBRICIOLATA nelle mani, non avevo mai conosciuto il TUFO prima di quel giorno o forse pur avendolo incontrato non mi ero mai posto il problema della sua fragilità.
A quel punto incurante dei richiami all’attenzione, al pericolo (ho appena visto mia figlia morta, come potrei aver paura per me stesso ?) ed al divieto dei Carabinieri ad avvicinarmi ancor più, son giunto fin sotto al costone, ho dato un paio di pugni neanche troppo violenti alla parete e la conseguenza è stata di farne cadere un’ altra piccola parte (di questo gesto ci sono vari testimoni), tra le urla e gli allarmi dei presenti (Attento, torni qui, si tolga, è pericoloso).
Ho dato le spalle al costone cercando lo sguardo del mio amico Valerio e allontanandomi ho visto ormeggiate in acqua a pochi metri molte barche (solo successivamente ho saputo della presenza di un Circolo Velico).
Ho rivolto attentamente lo sguardo al costone ed ho notato quanto segue:
1) NON vi era alcuna RETE DI CONTENIMENTO sulla parete
2) NON c’era nessuna RESTRIZIONE ALL’ACCESSO FINO ALLE PARETI sia a destra che a sinistra del punto della frana
3) NON vi era alcun CARTELLO che segnalasse il PERICOLO di possibili crolli o di TENERSI A DISTANZA dalla parete
4) SOPRA il costone c’è la STRADA dove io mi son fermato con l’automobile e di lì PASSANO MEZZI PESANTI quali camion e quindi il tufo già debole di suo è soggetto a tremolio e sollecitazioni nocive alla stabilità della parete
5) La PARETE in più di un punto E’ CAVERNOSA e quindi non compatta.
Ed ora le mie RIFLESSIONI
L’ economia dell’isola di Ventotene ha i suoi maggiori INTROITI dal TURISMO SCOLASTICO, per il Lazio e per Roma in particolare è una delle destinazioni preferite per avvicinare i giovani alla conoscenza ed al rispetto della natura, comprendo quindi l’interesse dell’ AMMINISTRAZIONE LOCALE a far si che questo flusso non venga mai interrotto.
So che è stato dato INCARICO a GEOLOGI di periziare l’intero perimetro dell’ isola, e che già in tempi passati sono stati lanciati ALLARMI DA STUDIOSI ed anche da RESIDENTI di PERICOLO DI FRANOSITA’ in vari punti.
A tutt’oggi pare che dopo l’ultima RELAZIONE quasi tutti il perimetro sia stato dichiarato INAGIBILE o perlomeno messo in SICUREZZA ad eccezione di pochi punti tra i quali la Caletta in oggetto (nelle cui vicinanze si fa anche ATTIVITA’VELICA e COMMERCIALE legata al turismo stesso).
Oggi io domando che siano accertate le eventuali responsabilità o negligenze in relazione alla scomparsa di SARA e FRANCESCA.
Ho sentito usare da molti media la parola TRAGICA FATALITA’ e questo mi INDIGNA come cittadino oltre che come padre di Sara, LA FATALITA’ STA SOLO NEI NOMI E NEL NUMERO DELLE VITTIME, fosse successo in una domenica estiva sarebbe stata una STRAGE (l’ ennesima in questo paese).
La fatalità in italiano è il termine con cui si parla di un evento imprevedibile quale un incidente o un cataclisma naturale.
Viviamo in un paese nel quale si dovrebbe incominciare a PENSARE che ogni qualvolta accada una tragedia di questo tipo, che sia anche a mille chilometri di distanza, muoiono sempre e comunque i FIGLI NOSTRI, oltre alla solidarietà per le vittime e le loro famiglie far arrivare l’indignazione a chi dovrebbe salvaguardare il cittadino (per lo stato ed i governi di qualsiasi colore essi siano è il primo DOVERE).
Bisogna farsi SENTINELLE del proprio territorio e denunciare ed ATTIVARSI affinché oltre all’ inevitabile non si perdano VITE inutilmente e colpevolmente, (che le nostre condotte non possano mai essere complici tramite il silenzio e nel conto mi ci metto anch’ io in prima persona).
Vi ringrazio di aver avuto la pazienza di leggere questo lungo scritto, ma la TV ha i suoi tempi brevi tra uno spot e l’altro e vi prego di condividerlo se lo riterrete giusto oltre che sul web nei vostri posti di lavoro od ovunque lo riteniate opportuno.
BRUNO PANUCCIO 30 APRILE 2010
Luciana P. Pellegreffi
by NEURONIATTIVI
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