02/05/10

Scorie nucleari negli Usa: quel buco sotto Yucca Mountain

Storia di quello che doveva essere il più grande deposito di rifiuti radioattivi d’America. Il Presidente Obama, coerentemente con le sue promesse elettorali, ha tagliato tutti i finanziamenti. Ma una soluzione ancora non l’ha data.

Negli Stati Uniti, fu deciso nel febbraio 2002 di concentrare le scorie radioattive in un unico deposito sotterraneo, sotto Yucca Mountain, nel Nevada meridionale, 160 km a nord-ovest

di Las Vegas. Nei suoi tunnel dovevano essere conservate, in oltre 11.000 contenitori, 70.000 tonnellate di scorie radioattive, 63.000 provenienti da centrali elettro-nucleari e 7.000 da impianti nucleari militari. Il costo e la complessità stimata dell’operazione era enorme. Solo per gli studi preliminari del terreno e il progetto sono stati spesi circa 9 miliardi di dollari; per la costruzione del deposito, si prevedeva una spesa di almeno 58 miliardi di dollari. Si trattava poi ancora di trasferirvi il materiale radioattivo, attualmente conservato in 131 depositi sotterranei distribuiti in 39 Stati dell’Unione. Per il trasporto erano necessari 4.600 treni e autocarri speciali che avrebbero dovuto attraversare ben 44 stati.

OBAMA PENSACI TU! - I critici del progetto, soprattutto i rappresentanti dello Stato del Nevada e gli ambientalisti, hanno sostenuto, fin da subito, che quando il deposito sarebbe stato ultimato, si sarebbero accumulate, al ritmo di circa 2.300 tonnellate all’anno, una quantità tale di scorie radioattive da richiedere la costruzione di un altro deposito. Altri, invece, sostenevano che, in base ad alcuni studi scientifici effettuati da commissioni non-governative, sarebbe stato impossibile impedire a lungo termine infiltrazioni di acque sotterranee nel deposito. Poi è arrivato Barack Obama, che si era opposto già in campagna elettorale allo stoccaggio di rifiuti nucleari a Yucca Mountain e ha respinto il progetto, dopo 20 anni di pianificazione e costi elevatissimi. “La nuova amministrazione sta iniziando un processo per cercare una soluzione migliore per la gestione dei nostri rifiuti nucleari“, aveva detto Stephanie Mueller, sua portavoce durante la campagna elettorale. Ma la decisione di Obama lascia comunque irrisolto un piano a lungo termine per la conservazione delle scorie nucleari.

LA SICUREZZA NON E’ MAI TROPPA - Ogni reattore nucleare produce delle scorie radioattive d’intensità variabile. Alcune sono molto deboli e vengono liberate nell’aria o nell’acqua, con effetti impercettibili che non sono praticamente misurabili sull’ambiente.

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Altre, invece, risultano d’intensità leggermente più alta, vengono raccolte in speciali contenitori ed inviate a centri specializzati per essere sepolte oppure riprocessate. Il trasporto di queste scorie avviene, di solito, attraverso speciali autotreni o convogli ferroviari particolarmente attrezzati. Il vero problema è però quello rappresentato dalle scorie fortemente radioattive, che non solo sono molto pericolose per la salute e per l’ambiente, ma rimangono attive per tempi lunghissimi. Secoli, millenni o addirittura decine di migliaia di anni. Come riuscire a conservarle per un tempo così lungo, in contenitori adatti e in luoghi sufficientemente sicuri? E, ancora, come trasportare senza rischi questi materiali tanto pericolosi per centinaia se non migliaia di km? Attualmente nei soli Stati Uniti d’America vi sono diversi “punti di raccolta” dove si accumulano già dal 1943 le scorie d’origine militare. Esse si presentano sotto forma liquida o melmosa e sono contenute, di solito, dentro cassoni doppi di metallo che si trovano all’interno di contenitori di cemento. In tutti questi anni, in questi depositi ci sono già state delle perdite. Una di queste perdite, causata da un errore umano, è stato di ben 400.000 litri. Si è verificata ad Hanford, nello Stato di Washington. Finora non si sono avute conseguenze per la popolazione, tuttavia in molti sostengono che questi liquidi sono penetrati in profondità nel terreno, per decine di metri e forse più.

In caso di terremoti o di spostamenti geologici potrebbero quindi raggiungere le falde acquifere e di qui diramarsi a grande distanza. Infatti, come detto, queste scorie rimangono attive per decine di migliaia di anni.

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IL CIMITERO DEGLI ZOMBIE NUCLEARI – Per liberarsi in futuro di queste scorie velenose, mettendole in luoghi sicuri, lontani dalla presenza umana, esistono vari progetti. Alcuni quasi fantascientifici, come quello che prevede di spedire le scorie in orbita solare con dei razzi, in modo che escano dalla gravità terrestre. Ma il rischio che qualcosa vada male durante il lancio è troppo grande. Un’altra idea, invece, consisterebbe nel trapanare il fondo degli oceani ed inserirvi degli speciali contenitori che sarebbero lentamente risucchiati verso il centro della Terra. Infine, il progetto più avanzato e forse più concreto è quello che prevede di seppellire queste scorie in antichi strati geologici particolarmente stabili, come i letti di sale di vecchia formazione a 1.000-1.500 metri di profondità. Si tratterebbe di mettere le scorie in contenitori di circa 30cm per 3m di lunghezza e farli scendere in fori praticati nello strato geologico di sale. Questo sistema permetterebbe di distanziarli gli uni dagli altri per consentire la dispersione del calore prodotto dalle scorie stesse. Infatti, a causa del lunghissimo periodo di decadimento, il periodo di calore più intenso dura per i primi due secoli ad una temperatura di circa 300 gradi. Nel giro di 50 anni il sale ricristallizzerebbe, rinchiudendo ermeticamente le scorie.

LE SCORIE SONO DURE A MORIRE – Vi sono sostanzialmente due tipi di scorie. Nei prodotti derivati dalla fissione, la tossicità scompare in un periodo di 6-8.000 anni. Invece il plutonio, che non genera molto calore, rimane in concentrazione pericolosa per periodi di alcune decine di migliaia di anni. E’ evidente che le scorie prodotte dalla combustione atomica per fornire energia alla nostra generazione verranno “date in dote” a quelle successive. Un problema non solo pratico ma anche etico e morale, come si vede. Il sistema di “sepoltura” prima descritto, ricorda quello degli antichi faraoni; anche allora si praticavano gallerie scavate nella terra che portavano alle tombe, dove poi venivano richiuse ermeticamente per custodire il loro segreto, come sappiamo per millenni. Questa volta, però, nei sarcofaghi nucleari si rischia di trovare maledizioni molto più velenose e pericolose di quelle del noto faraone Tutankhamon… Del resto, negli ultimi 50.000 anni vi sono state ben 5 ere glaciali che hanno modificato profondamente l’aspetto e la fisionomia della Terra. Nei prossimi 50.000 anni è probabile che accada altrettanto, senza parlare dei cambiamenti nell’organizzazione umana e sociale che potrebbero modificare profondamente l’immagine che noi oggi ci facciamo del futuro.

ED IO PAGO… – Il costo per la conservazione delle scorie nucleari è enorme, diciamolo subito.

Yucca Mountain TBM Scorie nucleari negli Usa: quel buco sotto  Yucca Mountain

Secondo stime fatte negli anni novanta, solo per incapsulare e disporre in condizioni di sicurezza le scorie ad alto livello di radioattività, si dovranno spendere nei soli Stati Uniti oltre 110 miliardi di dollari (al valore del 1996); in Canada, 9,7 miliardi; in Francia e Germania, rispettivamente oltre 7 e 5 miliardi. C’è chi propone un unico sito in cui stoccare tutte le scorie e chi, invece, propone di ripartirle in più siti. C’è anche chi propone di inviare le scorie più pericolose in qualche paese disponibile a tenerle, naturalmente dietro forte compenso. Tale ipotesi viene però respinta da altri, in base alla considerazione che ciò significherebbe esporre a rischio le popolazioni di questi paesi. C’è inoltre da tener conto del fatto che lo “smaltimento” delle scorie radioattive è divenuto un lucroso affare per società senza scrupoli, che si occupano di esportare le scorie nucleari, non frutto di fissione (cioè non vengono dai reattori) nei paesi più poveri senza le necessarie misure di sicurezza o di collocarle in contenitori che vengono gettati sul fondo del mare, con gravi conseguenze ambientali e sanitarie. Chissà se questa volta il gioco varrà davvero la candela, per quanto nucleare…

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