18/06/10

Imprenditori con i soldi degli altri

Dicono che si è fatto da solo e può anche essere vero ma certamente non spiegano come.

Dicono che è un grande imprenditore, uno dei più grandi in Italia, ma chi non lo sarebbe trovandosi nella posizione di chi fa e disfa le regole del gioco? E’ come se giocaste a Monopoli tra amici e uno tra i giocatori avesse però anche il potere di fare e cambiare le regole a proprio piacimento.

In ogni partita a Monopoli uno dei giocatori si incarica anche di tenere la cassa e questo non sorprende nessuno in quanto questo giocatore deve rispettare le regole del gioco come tutti gli altri. Ora immaginatevi che chi tiene la cassa, oltre ad essere un giocatore, abbia anche il potere di cambiare le regole o farne di nuove.

Cosa accadrebbe?

Accadrebbe che il giocatore-cassiere, visto il potere di cambiare le regole, decida che tutti quelli che passano dal “VIA” e che non sono cassieri prendano 10 euro anziché che 20. Già a questo punto vi incazzereste: è chiaro che la regola avvantaggia solamente uno dei giocatori che tra l’altro è quello che l’ha fatta. Ma supponiamo che siate talmente pazienti da sorvolare il primo tentato imbroglio e decidiate di continuare a giocare. Il cassiere, ad un certo punto, riesce ad acquistare sia Parco della Vittoria che Viale dei Giardini, il famoso duetto viola. Crea quindi una nuova regola che costringe i giocatori a versare i 10 euro presi passando dal VIA a chi detiene Parco della Vittoria e Viale dei Giardini. I soldi hanno come fine costruire case ed hotel sulle due proprietà.

A questo punto la vostra pazienza termina ed abbandonate il gioco perché con queste regole è chiaro che il giocatore-cassiere vincerà e lo farà grazie alle nuove regole e ai vostri soldi. Con ogni probabilità, la prossima volta che deciderete di giocare ancora a Monopoli, se vi ricorderete la lezione, cercherete una terza persona che partecipi al gioco solamente come cassiere, senza che allo stesso tempo sia giocatore. Avete sperimentato il conflitto di interessi.

Ora lo stesso accade nel grande gioco che è lo Stato italiano. Uno dei giocatori è anche presidente del consiglio: crea e cambia le regole del gioco per favorire i propri interessi.

Lo ha fatto alla fine del 2008 quando ha deciso che l’IVA per le TV satellitari dovesse passare dal 10% al 20%. La scusa della crisi che ha sempre negato era poi tornata utile per mettere un bel freno all’unico vero concorrente di Mediaset: Sky che detiene il 91% delle quote delle TV satellitari in Italia.

E’ come il vostro amico che decideva di farvi avere solo 10 euro anziché 20 ogni volta che a Monopoli passavate dal VIA.

Poi, notizia fresca di questa settimana debitamente censurata, la Corte di Giustizia Europea ha condannato Mediaset a risarcire lo Stato italiano per 220 milioni di euro, interessi esclusi. Il motivo sta nei contributi che erano stati varati nella finanziaria del 2004 e poi rinnovati nel 2005 e che servivano all’acquisto dei decoder per il digitale terrestre. La corte quindi condanna Mediaset, azienda del presidente del consiglio, in quanto avvantaggiata dai contributi per l’acquisto dei decoder che venivano venduti dall’azienda Solari.com srl detenuta per il 51% da PierSilvio Berlusconi: tutto in famiglia.

E’ come il vostro amico che vi costringeva a dargli i 10 euro che avevate appena incassati per essere passati dal VIA e che li avrebbe poi utilizzati per costruire case e alberghi sulle sue proprietà.

Nonostante questo vi ostinate a giocare senza aprire bocca e a chiamare imprenditore uno che usa soldi pubblici per arricchre le proprie aziende e i propri familiari. Un tale personaggio, fuori dal Bel Paese, lo chiamerebbero ladro e truffatore. L’opposizione, che invece si rifiutò di porre fine a questa farsa all’italiana quando ne ebbe l’occasione, la chiamerebbero complice.

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