14/06/10

Referendum: schiavi o disoccupati?

Premetto che non mi intendo affatto di questioni sindacali, diritto del lavoro, contratti collettivi e altro del genere. Per questo non posso assolutamente entrare nel merito della questione Pomigliano. Ma ugualmente, come cittadina che dà una scorsa ai giornali, e specialmente come storiografa della crisi (LOL!), assisto scioccata a quel che sta avvenendo.

La FIOM è propensa a non firmare il contratto, e propone un referendum tra i lavoratori per capire se intendono accettare l'ultimatum della FIAT. E' in ballo il futuro di 15 mila persone tra operai e indotto, in una zona dove le alternative alla storica Alfasud sono poche e soprattutto assai inquietanti. Che fare? Rinunciare, con una firma, a diritti acquisiti da decenni (e stabiliti per legge) o finire sotto un ponte o in mano alla criminalità organizzata?

La sensazione è quella di stare assistendo ad un esperimento, all'esperimento definitivo che mette le carte in tavola una volta per tutte. Marchionne ha deciso di uscire allo scoperto, e incarnare finalmente alla luce del sole la politica adottata da almeno vent'anni dall'intera classe imprenditoriale occidentale: o schiavo, o disoccupato. O me la dai, o scendi. Quanti di noi si sono trovati, nel chiuso di un ufficio, a dover scegliere su due piedi se dargliela o scendere? Se accettare un contratto umiliante o sbattere la porta e restare disoccupati ma a testa alta?

Adesso stiamo tutti qui a guardare cosa faranno a Pomigliano, con l'avallo del sindacato, di uno dei sindacati più duri. Al di là delle solite retoriche sugli assenteisti e sui raccomandati e sugli assistiti, è un momento di grande importanza simbolica. Soprattutto perché, quando a Pomigliano si inginocchieranno definitivamente, sarà moralmente la fine per i diritti di tutti. Non che oggi resti in piedi qualcosa, per carità, ma lo schiavismo diventerà prassi accettata e doverosa. Ne abbiamo parlato a iosa qui e qui e in tanti altri post.

Gli imprenditori schiavisti e la criminalità organizzata ringraziano per la manodopera a buon mercato così gentilmente offerta. Gli operai cinesi, temono invece per la nuova concorrenza.

(Vigna del Biani)

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