"Marcello Dell'Utri assolto a 7 anni di carcere". E' questa la frase che gira all'impazzata in rete dalla mattinata di oggi, quando la Corte d'Appello di Palermo ha condannato il Senatore del PDL Marcello Dell'Utri a 7 anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa.
Nata come mera, sarcastica provocazione da parte dei detrattori del "senatore in odore di mafia", la frase-tormentone è rimbalzata sui tg di tutta Italia, ripulita dal chiaro intento satirico e sfruttata in tono serioso, in una sorta di stravolgimento "in termini" di una realtà forse poco piacevole.
La sentenza, stando a quanto enunciato nelle 17 righe che la compongono, costruisce un vero spartiacque tra la condotta seguita dal cofondatore di Forza Italia e patron di Publitalia fino al 1992, intrisa di rapporti continuativi con boss mafiosi del calibro di Stefano Bontate, Mimmo Teresi e Gaetano Cinà e caratterizzata dal suo ruolo di mediatore tra l'impero Fininvest e quello di Cosa Nostra (tra cui si colloca l'impiego del boss mafioso Vittorio Mangano ad Arcore in forma di "garante"), e gli anni successivi, in particolar modo nell'era di Forza Italia e delle Stragi di mafia, in cui nessun elemento sembrerebbe comprovare il perdurare del legame politico-mafioso incernierato nella figura di Marcello Dell'Utri.
La lettura del deposito della sentenza, che avverrà nelle prossime settimane, sarà fondamentale per comprendere il peso attribuito dai giudici di Palermo alla testimonianza del pentito Gaspare Spatuzza (consolidata in buona parte dalle rivelazioni di Massimo Ciancimino, escluse però dal processo Dell'Utri su decisione della stessa Corte), e, di conseguenza, alla presunta trattativa Stato-Mafia nell'era post-DC. Ad oggi, l'unico dato di fatto resta la condanna a 7 anni per un Senatore della Repubblica, co-fondatore del più grande partito del paese. Ma non è questo che appare dalla visione dei principali tg nazionali.
TG2
Il TG2 delle 13:00 colloca la notizia in prima posizione ed utilizza in egual misura i termini "assoluzione" e "condanna". A compensazione di una presentazione pressoché encomiabile della vicenda, sopraggiungono frasi di dubbia veridicità all'interno del servizio di Maurizio Martinelli, come "la sentenza cancella i sospetti di mafiosità che la procura ha letto, e legge, attorno alla nascita di Forza Italia" e "ad uscirne con le ossa rotte sono i pentiti, a cominciare dal killer di Brancaccio, Gaspare Spatuzza".
TG5
La scelta editoriale del TG5 appare più che chiara sin dalla presentazione della notizia nella scaletta d'apertura: "Pena ridotta a sette anni in appello per Marcello Dell'Utri. Assolto per i reati contestati dopo il 1992. Smentito il "teorema Spatuzza". Dell'Utri: fiducioso nella Cassazione". Riduzione di pena, assoluzione e distruzione di "teoremi". Nessuna parola sulla condanna o sul termine mafia. Il lancio del servizio segue il trend dell'apertura, con la giornalista Costanza Calabrese, pronta a correggere la frase "Il senatore è stato condannato per reati che risalgono a prima del 1992" sostituendo, immediatamente, il termine "reati" con "episodi". Seguono i servizi di Carmelo Sardo e Alberto Duval sulla pronuncia e sul commento di Dell'Utri, che, pur nel rimarcare l'assoluzione dalle accuse "politiche" post-1992, non edulcorano la condanna per mafia a 7 anni.
STUDIO APERTO
Un capolavoro del rovesciamento della prospettiva è quello compiuto da Studio Aperto, che ribalta il senso della sentenza quasi fosse una assoluzione, una grande vittoria per Marcello Dell'Utri, ed esclude totalmente il termine "mafia" sia dal lancio in studio che dal collegamento in diretta. Dopo una scaletta ed un'apertura entrambe costruite attorno ad un'unica frase ("La sentenza in appello del processo a Marcello Dell'Utri, pena ridotta per il senatore"), segue il collegamento da Palermo con Angelo Mangano, secondo il quale "i giudici della Corte d'appello di Palermo riscrivono la condanna inflitta al Senatore Marcello Dell'Utri in primo grado e riducono la pena da 9 a 7 anni per concorso esterno in associazione ma il senatore del PDL viene contemporaneamente assolto dalle vicende successive al '92". Riscrizione della sentenza da un lato ed assoluzione dall'altro. Tutte aggraziate dalla curiosa sparizione del termine "mafiosa" dopo "concorso esterno in associazione".
TG4
Non riesce a fare "di meglio" il TG4 delle 11:30, causa, forse, assenza del direttore-conduttore Emilio Fede. La notizia viene collocata in apertura dopo la morte di Pietro Taricone e "il vertice dei grandi dell'economia" cui partecipa il premier Berlusconi, ma presenta in occasione del lancio i termini "condanna" e "associazione mafiosa" e sparisce del tutto il termine, tanto gettonato altrove, "assoluzione". Solo in occasione della lettura dell'articolo, il conduttore Filippo D'Acquarone si permette la considerazione "sconfessando il teorema sul quale da anni settori della Procura di Palermo lavorano per dimostrare che dietro le stragi di mafia ci fosse una entità politica legata al progetto per far nascere Forza Italia".
TG1
La rete ammiraglia della RAI prosegue la sua linea di "colorazione" e "smussatura" delle notizie spinose della realtà quotidiana nazionale. Il tg di Augusto Minzolini, unico tra TG RAI e TG5 a collocare la notizia dopo la tragica scomparsa dell'attore Pietro Taricone, produce il seguente lancio d'apertura: "Sette anni a Dell'Utri. Pena ridotta in appello. Il Senatore, assolto per la presunta trattativa stato-mafia, dice: Sentenza pilatesca, confido nella Cassazione". Nel lancio del servizio da studio, scompare ancora una volta il termine "condanna", sostituito sapientemente dal participio "ridotta": "A Palermo, pena ridotta in appello a 7 anni di carcere per Marcello Dell'Utri, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. La Corte era in camera di consiglio da giovedì scorso. "Sentenza pilatesca" il primo commento di Marcello Dell'Utri". Ancora meglio riesce a fare Grazia Graziadei, inviata a Palermo. Inizia il suo servizio così: "La Corte d'appello di Palermo non ha creduto alla tesi della pubblica accusa che ha chiesto 11 anni per Marcello Dell'Utri, imputato per concorso esterno in associazione mafiosa. Sette anni la sentenza di secondo grado, ma per i fatti dopo il 1992 Dell'Utri è stato assolto. I giudici non hanno creduto alle dichiarazioni di pentiti come Gaspare Spatuzza". Le dichiarazioni del pm Gatto vengono precedute da: "Una costruzione accusatoria spazzata via dalla sentenza di oggi. Una doccia fredda per il sostituto Procuratore Generale Antonino Gatto". Di tutt'altro tenore quelle che precedono le considerazioni dell'avvocato difensore di Dell'Utri, Nino Mormino: "Pena ridotta di due anni rispetto alla sentenza primo grado. Un processo - commentano i legali di Dell'Utri - basato su dichiarazioni di pentiti senza riscontri".
Nata come mera, sarcastica provocazione da parte dei detrattori del "senatore in odore di mafia", la frase-tormentone è rimbalzata sui tg di tutta Italia, ripulita dal chiaro intento satirico e sfruttata in tono serioso, in una sorta di stravolgimento "in termini" di una realtà forse poco piacevole.
La sentenza, stando a quanto enunciato nelle 17 righe che la compongono, costruisce un vero spartiacque tra la condotta seguita dal cofondatore di Forza Italia e patron di Publitalia fino al 1992, intrisa di rapporti continuativi con boss mafiosi del calibro di Stefano Bontate, Mimmo Teresi e Gaetano Cinà e caratterizzata dal suo ruolo di mediatore tra l'impero Fininvest e quello di Cosa Nostra (tra cui si colloca l'impiego del boss mafioso Vittorio Mangano ad Arcore in forma di "garante"), e gli anni successivi, in particolar modo nell'era di Forza Italia e delle Stragi di mafia, in cui nessun elemento sembrerebbe comprovare il perdurare del legame politico-mafioso incernierato nella figura di Marcello Dell'Utri.
La lettura del deposito della sentenza, che avverrà nelle prossime settimane, sarà fondamentale per comprendere il peso attribuito dai giudici di Palermo alla testimonianza del pentito Gaspare Spatuzza (consolidata in buona parte dalle rivelazioni di Massimo Ciancimino, escluse però dal processo Dell'Utri su decisione della stessa Corte), e, di conseguenza, alla presunta trattativa Stato-Mafia nell'era post-DC. Ad oggi, l'unico dato di fatto resta la condanna a 7 anni per un Senatore della Repubblica, co-fondatore del più grande partito del paese. Ma non è questo che appare dalla visione dei principali tg nazionali.
TG2
Il TG2 delle 13:00 colloca la notizia in prima posizione ed utilizza in egual misura i termini "assoluzione" e "condanna". A compensazione di una presentazione pressoché encomiabile della vicenda, sopraggiungono frasi di dubbia veridicità all'interno del servizio di Maurizio Martinelli, come "la sentenza cancella i sospetti di mafiosità che la procura ha letto, e legge, attorno alla nascita di Forza Italia" e "ad uscirne con le ossa rotte sono i pentiti, a cominciare dal killer di Brancaccio, Gaspare Spatuzza".
TG5
La scelta editoriale del TG5 appare più che chiara sin dalla presentazione della notizia nella scaletta d'apertura: "Pena ridotta a sette anni in appello per Marcello Dell'Utri. Assolto per i reati contestati dopo il 1992. Smentito il "teorema Spatuzza". Dell'Utri: fiducioso nella Cassazione". Riduzione di pena, assoluzione e distruzione di "teoremi". Nessuna parola sulla condanna o sul termine mafia. Il lancio del servizio segue il trend dell'apertura, con la giornalista Costanza Calabrese, pronta a correggere la frase "Il senatore è stato condannato per reati che risalgono a prima del 1992" sostituendo, immediatamente, il termine "reati" con "episodi". Seguono i servizi di Carmelo Sardo e Alberto Duval sulla pronuncia e sul commento di Dell'Utri, che, pur nel rimarcare l'assoluzione dalle accuse "politiche" post-1992, non edulcorano la condanna per mafia a 7 anni.
STUDIO APERTO
Un capolavoro del rovesciamento della prospettiva è quello compiuto da Studio Aperto, che ribalta il senso della sentenza quasi fosse una assoluzione, una grande vittoria per Marcello Dell'Utri, ed esclude totalmente il termine "mafia" sia dal lancio in studio che dal collegamento in diretta. Dopo una scaletta ed un'apertura entrambe costruite attorno ad un'unica frase ("La sentenza in appello del processo a Marcello Dell'Utri, pena ridotta per il senatore"), segue il collegamento da Palermo con Angelo Mangano, secondo il quale "i giudici della Corte d'appello di Palermo riscrivono la condanna inflitta al Senatore Marcello Dell'Utri in primo grado e riducono la pena da 9 a 7 anni per concorso esterno in associazione ma il senatore del PDL viene contemporaneamente assolto dalle vicende successive al '92". Riscrizione della sentenza da un lato ed assoluzione dall'altro. Tutte aggraziate dalla curiosa sparizione del termine "mafiosa" dopo "concorso esterno in associazione".
TG4
Non riesce a fare "di meglio" il TG4 delle 11:30, causa, forse, assenza del direttore-conduttore Emilio Fede. La notizia viene collocata in apertura dopo la morte di Pietro Taricone e "il vertice dei grandi dell'economia" cui partecipa il premier Berlusconi, ma presenta in occasione del lancio i termini "condanna" e "associazione mafiosa" e sparisce del tutto il termine, tanto gettonato altrove, "assoluzione". Solo in occasione della lettura dell'articolo, il conduttore Filippo D'Acquarone si permette la considerazione "sconfessando il teorema sul quale da anni settori della Procura di Palermo lavorano per dimostrare che dietro le stragi di mafia ci fosse una entità politica legata al progetto per far nascere Forza Italia".
TG1
La rete ammiraglia della RAI prosegue la sua linea di "colorazione" e "smussatura" delle notizie spinose della realtà quotidiana nazionale. Il tg di Augusto Minzolini, unico tra TG RAI e TG5 a collocare la notizia dopo la tragica scomparsa dell'attore Pietro Taricone, produce il seguente lancio d'apertura: "Sette anni a Dell'Utri. Pena ridotta in appello. Il Senatore, assolto per la presunta trattativa stato-mafia, dice: Sentenza pilatesca, confido nella Cassazione". Nel lancio del servizio da studio, scompare ancora una volta il termine "condanna", sostituito sapientemente dal participio "ridotta": "A Palermo, pena ridotta in appello a 7 anni di carcere per Marcello Dell'Utri, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. La Corte era in camera di consiglio da giovedì scorso. "Sentenza pilatesca" il primo commento di Marcello Dell'Utri". Ancora meglio riesce a fare Grazia Graziadei, inviata a Palermo. Inizia il suo servizio così: "La Corte d'appello di Palermo non ha creduto alla tesi della pubblica accusa che ha chiesto 11 anni per Marcello Dell'Utri, imputato per concorso esterno in associazione mafiosa. Sette anni la sentenza di secondo grado, ma per i fatti dopo il 1992 Dell'Utri è stato assolto. I giudici non hanno creduto alle dichiarazioni di pentiti come Gaspare Spatuzza". Le dichiarazioni del pm Gatto vengono precedute da: "Una costruzione accusatoria spazzata via dalla sentenza di oggi. Una doccia fredda per il sostituto Procuratore Generale Antonino Gatto". Di tutt'altro tenore quelle che precedono le considerazioni dell'avvocato difensore di Dell'Utri, Nino Mormino: "Pena ridotta di due anni rispetto alla sentenza primo grado. Un processo - commentano i legali di Dell'Utri - basato su dichiarazioni di pentiti senza riscontri".
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