Su lavoce.info, il professor Francesco Daveri torna a smascherare "l'analfabetismo tendenzioso" dei nostri organi di informazione. Continuiamo questa meritevole opera riflettendo sui numeri della cassa integrazione.
Daveri ha richiamato l'esempio della variazione tendenziale della produzione industriale nel mese di giugno. Nulla di inedito, ne avevamo già discusso qui. Prendere come riferimento la variazione tendenziale, cioè un flusso, ignorando lo stock, cioè il livello al quale tale variazione si applica, è un perfetto nonsenso, e tale concetto vale sia per il dato di produzione industriale che per quello del Pil. La sintesi del concetto è:
«Un modo equilibrato di dare la notizia (né da corvi né da pigri) suggerirebbe di raccontare che nell’economia italiana (a) le cose vanno meglio ma (b) siamo lontani dall’aver recuperato i livelli pre-crisi. Avevamo perso 29 punti di produzione industriale, ora ne abbiamo recuperati 8, circa il 28 per cento. Manca ancora il 72 per cento»
Ma c'è un altro dato, citato da Daveri, che rappresenta (purtroppo) un classico della disinformazia italiana: le ore di cassa integrazione. Daveri cita il titolo de il Sole 24 Ore del 4 agosto:
«Sono aumentate del 9,8 per cento a luglio le richieste di cassa integrazione rispetto a giugno. L'incremento è attribuibile all'aumento di ore autorizzate per cassa integrazione straordinaria. L’Inps sottolinea la forte ciclicità del dato»
Confessiamo di non riuscire a decodificare l'ultima frase. Cosa si intende, in questo contesto, per "ciclicità"? Parlare di ciclicità per un dato sul quale pesa significativamente la cassa integrazione straordinaria, riferita cioè a ipotesi di crisi aziendale non congiunturale è una contraddizione in termini. Ma soffermiamoci sul tema della cassa integrazione, che con i fraintendimenti sulle variazioni tendenziali di Pil e produzione industriale rappresenta il terreno preferito degli ottimisti compulsivi (ed interessati). Qui il concetto-chiave è quello del tiraggio, in opposizione all'accordato. Leggiamo questo lancio Ansa di ieri:
«A fronte dell'aumento delle richieste di ore autorizzate di Cig, sono solo la metà quelle che sono state fin qui utilizzate. Lo comunica l'Inps diffondendo il dato del cosiddetto 'tiraggio' per i primi cinque mesi del 2010 (gennaio-maggio). Nei primi quattro mesi dell'anno era quasi al 53%; a maggio è calato al 50,72%. "Vale a dire che dei 532 milioni di ore di Cig autorizzate tra gennaio e maggio 2010, solo 270 milioni sono state effettivamente utilizzate dalle imprese»
Tenete a mente il dato dell'utilizzo, servirà tra poco. A stretto giro, dopo questa agenzia, puntuale esce il trionfale comunicato del ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, con chiusa e chiosa d'ordinanza:
«I dati Inps sul basso tasso di effettivo utilizzo della cassa integrazione autorizzata consentono di leggere positivamente lo stesso impiego degli ammortizzatori sociali. Le incertezze inducono a chiedere autorizzazioni più estese rispetto a ciò che poi realmente si rivela necessario. E' un indicatore che si combina non casualmente con quelli relativi alla crescita del Pil, della produzione industriale, degli ordinativi dall'estero, per non parlare della minore disoccupazione e del buon andamento del collocamento dei titoli pubblici. Tutto ciò indica un Paese che reagisce e un Governo che lo asseconda garantendo, come ha garantito, stabilità e coesione sociale. Tutto ci rende ancora maggiore la responsabilità di coloro che, per piccole ragioni autoreferenziali, vogliono mettere in crisi la maggioranza di Governo»
Se siete riusciti a sorbirvi tutta questa sbobba, vi sottoponiamo le statistiche della stessa Inps sulla cassa integrazione, che trovate qui. Ciò premesso, osserviamo l'accordato degli ultimi anni. Nel 2007 abbiamo avuto un totale (somma di ordinaria e straordinaria), riferito a operai ed impiegati, di 183,7 milioni di ore. Nel 2008 siamo saliti a 227,6 milioni di ore, che sono diventate 914,6 milioni nel 2009. Quest'anno, nei primi sette mesi, siamo ad un accordato di 749,9 milioni di ore. Utilizziamo ora i dati sul tiraggio, che troviamo qui, a pagina 30 del documento. Nel 2008 il tiraggio totale è stato del 76,4 per cento. Nel 2009 è stato del 64,73 per cento. Nei primi quattro mesi del 2010 il tiraggio è stato del 51,87 per cento. Di fatto, i numeri del tiraggio divengono: 173,9 milioni di ore nel 2008, 592 milioni di ore nel 2009, mentre per i primi 4 mesi del 2010 siamo già a 215,6 milioni di ore. Un vero peccato che Inps non fornisca la disaggregazione del dato di tiraggio su base mensile, si sarebbero potute trarre maggiori inferenze e confronti con il disastroso anno 2009. Ma c'è modo di ritenere che non sia in corso alcun miglioramento tale da far pensare ad una ripresa robusta.
A questo punto la domanda sorgerà spontanea: di che stiamo parlando? Anche considerando la riduzione della percentuale di tiraggio i numeri assoluti sono molto pesanti, e la situazione non pare destinata a migliorare in corso d'anno, soprattutto se dovesse prendere corpo l'atteso rallentamento della congiuntura globale. Quanto a lungo potrà durare questo occultamento di disoccupazione, con cassa integrazione a oltranza? Anche non trasformando direttamente i dati sulla cassa integrazione in un esito di disoccupazione, il buon senso (e l'osservazione del passato) suggeriscono che alcune situazioni aziendali non sono recuperabili, come anche che alcuni organici sono sovradimensionati rispetto al livello della domanda. Presto o tardi per molte di queste situazioni occorrerà prendere delle decisioni, e dare corpo ad una exit strategy dagli ammortizzatori sociali. Lo esige il buon senso, oltre che i conti pubblici. Serve continuare a fare della demagogia a buon mercato quando i dati più che parlare urlano?
Siamo in una condizione non dissimile, mutatis mutandis, da quella americana: i livelli di attività sono ancora molto deboli rispetto alla fase del ciclo in cui dovremmo trovarci, e i nuovi livelli di disoccupazione non rientrano. Solo che da noi la disoccupazione prende le sembianze della cig, straordinaria e in deroga, e non dell'iscrizione a liste di collocamento.
Il tutto con buona pace di Sacconi e dei suoi stucchevoli proclami.
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