Che il discorso "immigrati" sia caldissimo lo avevamo capito. Forse non abbiamo ancora capito quanto. Da molto tempo penso che buona parte degli elettori italiani votino con questo problema in mente, e che la nostra santa sinistra non abbia ancora afferrato il concetto. La sinistra perde da tempo per la questione immigrati, né più e né meno, e lo dimostrano i commenti al precedente post di Pietro Cambi.
Questo blog ha la fortuna di ospitare commentatori aggiornati, aperti, consapevoli della crisi in corso, e non certo sprovveduti che credono alle sparate di Calderoli. Eppure... nella vivace discussione seguìta al post la posizione della maggioranza è chiara: ci dispiace proprio tanto, ma non li vogliamo più.
I ragionamenti pro (pochi) e contro sono articolati, motivati, scevri da passionalismi. Ma, a mio avviso, sono tutti sbagliati. Perché ci ostiniamo a guardare il dettaglio anziché lo schema globale. Bisogna ripartire da zero, e ripartendo da zero comprendiamo che né la posizione buonista né quella inflessibile hanno alcun senso, e soprattutto che chi vi promette l'una o l'altra sta mentendo. Eccole qui:
1) Tutto il pianeta è di tutti. Ogni abitante ha gli stessi diritti di campare, circolare e andare a stare dove vuole. Non esiste chi abbia diritti superiori agli altri in virtù di colore della pelle o zona di nascita o altro. Ne consegue, però, che anche tutte le risorse globali sono di tutti: tutti devono potervi accedere liberamente e con gli stessi costi e prezzi, pena l'immediata diseguaglianza.
E' possibile ciò? No.
2) Ciascuno si tiene il pezzo in cui sta. Se sei nato al freddo ti tieni il freddo, se sei nato nel deserto lì resti. Ne consegue, però, che anche le risorse debbano essere godute solo da chi le possiede: il petrolio agli arabi, le giraffe agli africani e l'arte rinascimentale agli italiani. Perché se siamo convinti che "a ciascuno il suo", non è pensabile poi che qualcuno vada a prendersi la roba altrui senza conseguenze.
E' possibile ciò? No.
Così, eccoci ad un impasse. I sostenitori di "cittadini del mondo" e quelli di "padroni a casa nostra" stanno propugnando entrambi una favoletta tanto carina, buona per prendere (o perdere...) voti, ma completamente staccata dalla realtà. Nessuna delle due soluzioni è proponibile. Soprattutto considerando che le risorse, a quanto pare, non bastano più per nessuno: i Paesi poveri sono agli stracci e noialtri ridotti a raschiare il fondo del barile. E si sa che quando mancano le risorse si finisce col fare la guerra: noi strangoliamo il prossimo direttamente con mezzi finanziari, economici, militari, e gli altri ci strangolano indirettamente con la potenza delle invasioni demografiche. Nessuno può lamentarsi né stupirsene, è così che funziona. E discorsi sulla diminuzione della popolazione sono tanto giusti, ma il problema è ora e non tra cinquant'anni, tante grazie.
Non possiamo pretendere che la casalinga di Voghera che vota Lega capisca ciò, è per lei più facile gridare "cacciamoli via" o "spariamogli addosso"; purtroppo, non capisce la posta in gioco neppure il cattolico di sinistra, che vorrebbe abbracciare tutti i fratellini sfortunati come nella favola di Natale.
Quello che vorrei far capire è che l'unica risposta è: in questo contesto storico tutto ciò è inevitabile. Inevitabili le migliaia di clandestini sui barconi, sugli aerei, nei doppiofondi dei camion, nei container delle navi, che continueranno ad arrivare come uno tsunami senza fine; fisiologica purtroppo anche la reazione di rigetto, i gulag in outsourcing, le cacciate dei rom, i divieti di burka. Scandalizzarsi è inutile, tirar su muri è stupido, resistance is futile.
Non è questione di essere buoni o cattivi, che piaccia o no è così che andrà. Il sistema crolla, e ci stiamo rimettendo tutti. A pensarci bene poi, abbiamo creduto per troppo tempo che fossimo quelli a cui era andata di culo.
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